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Red Harvest
The Red Line Archive

The Red Line Archives” è una raccolta, un contenitore ben mixato e pensato per celebrare una band norvegese che si discosta di molto dagli stilemi del metal nazionale, la musica dei Red Harvest è un connubio di desolazione e disperazione, la loro opera è inumana, se vogliamo ultraterrena, di sicuro non di facile assimilazione. Da sempre la band ha segnato un punto di rottura con la conformità di alcune releases odierne dimostrando di trovarsi più a suo agio in ambiti più propriamente industrial e sperimentali.
Il loro eclettismo sta appunto nella notevole profusione di sperimentazione ed alchimie di suoni e commistioni con il metal, seppure dal quale spesso prendono le dovute distanze, di certo sono da considerarsi come un gruppo cult per eccellenza nella scena underground Scandinava più estrema, ed in 20 anni di scorribande e ben 8 full-length hanno saputo dare un significato vero al contaminato mondo del metal cupo e oscuro.

The Red Line Archives” si può anche considerare come il nono disco ufficiale della band poiché molti potranno accostarsi alla loro proposta con questa collezione di brani sapientemente bilanciati per dare un excursus quasi completo comprendente tracce prese da album del passato ('Last Call', 'Synthesize my Dna', '4418', 'Desolation') ed altri inediti come 'Bleed' (un brano che a quanto pare ha avuto una evoluzione molto lunga), e poi 'The Central Sun Part 1', ci sono anche i remix con la iniziale spettrale 'Move or Be Moved' dai momenti ambientali e ossessivi che sembra 3 canzoni in una, poi 'Dead', 'Abstract Moral', 'Technocrate', 'Cyborg Era/Dead End'.

Quindi questo è un disco che mette a nudo il livello ideologico della musica targata Red Harvest, dove le note non sono più un vincolo imprescindibile ma sono un passaggio nella quinta dimensione, un punto limite su cui si posa la sorda, cinica e inumana collisione della macchina industriale e il nauseabondo disturbo della mancanza di gravità al quale si può associare un concept paranoide-visionario e claustrofobico, vedi ad esempio lo spauracchio nucleare...
Brani come la splendida e tribale 'Desolation' tratta dall'album 'Sick Transit Gloria Mundi' saranno tra gli episodi più ‘normali’ e piacevoli di questo disco, il resto è pura follia.

Il death metal è solo un ricordo, un vizio di forma dal quale si cerca di astenersi anche se ogni tanto di qua e di là si possono sentire la stessa brutalità e ostinata morbosità degli albori del genere, soprattutto per l'uso delle chitarre, tendenzialmente corrotti da influenze ed alcune divagazioni nella musica elettronica deviata (rumorismi a la Einsturzende Neubauten e la maniaca orrorifica ossessione degli Skinny Puppy più evocativi).

Ad ogni modo consiglierei questo lavoro ai neofiti del genere ed anche agli appassionati di black, thrash e death metal, abbiamo qui un esempio dell'evoluzione di questi generi e il sospetto che il futuro ci darà molte più di queste band ibride con innesto di industrial, ebm, noise e cyber piuttosto che le tradizionali metal band con basso, chitarre, voce e batteria come inizialmente si intendevano (ascoltate ad esempio la bella 'Technocrate' e capirete cosa intendo...).
Dico questo poiché se analizziamo il sound dei Red Harvest non possiamo non notare i rigurgiti e coaguli ristagnanti di in certo tipo di metal estremo (death/black/grindcore) con tutta la sua spinta primordiale, certi riff ricordano terribilmente il metal sbarazzino e anticonformista degli anni '80 per esempio, certo è anche l'uso di effetti propri del genere come le vocals gutturali ed evocative, il tutto poi messo in discussione con ruvide suites piene di trabocchetti e ripugnanti distorsioni, con ritmi indiavolati ed altri più dilatati e languidi.
Qui gli elementi sono dosati a puntino, c'è un equilibrio con la componente elettronica sicuramente in primo piano, con substrati di sound e loops sincopati che accelerano il battito del cuore, manipolazione di campionatori, drums machine figlie dell'industrial metal e poi valanghe di riffage facile da digerire ma indigesto per la sua maniacale struttura annichilente e nichilista.
The Red Line Archives” vi porterà quindi in un substrato diverso, non facile da mandare giù, specialmente per i tradizionalisti ascoltare un brano ostico come 'Bleed' sarà traumatico (la colonna sonora quasi da serial killer), ma lodevole per gli intenti, senza schizzi di originalità obbligata, in poche parole un razionale frullatore di emozioni, somma di efficaci mescolamenti di basso, chitarre, synth, samples, noise e macchine impazzite e portate all'estremo eccesso del loro utilizzo da questi 5 geni 'schizzati'.
Chi supererà lo shock dopo l'ascolto di questo disco potrà procedere all'acquisto di album fondamentali della band come 'Cold Dark Matter' e 'HyBreed'.

The Red Line Archives” quindi ci mostra il lato più intimista e quello d'assalto cybernetico degli ultimi dischi della band, è il disco che consente di conoscere e capire cosa potranno diventare o se la loro fine è vicina, noi ci auguriamo di no, pensando che le potenzialità inespresse della band ancora esistano, adesso spetta a loro la decisione se continuare a guardarsi allo specchio oppure se proseguire nella loro evoluzione sonora.

85/100


LRZ (Lars Sorensen): Samples, programming, synth
Selveste TurboNatas (Kjetil Eggum): Guitar
Ofu Khan (Jimmy Ivan Bergsten): Guitar, vocals
Thomas B (Thomas Brandt): Bass
E_Wroldsen (Eric Wroldsen): Drums

Anno: 2008
Label: Indie Recordings
Genere: Industrial/Dark Metal

Tracklist:
01. Move Or Be Moved (Full Version Mix 2008)
02. Dead (Sick Transit Gloria Mundi - 2002 :: ReFactor 2008)
03. Last Call (Cold Dark Matter - 2000)
04. Abstract Moral - Junction Mix (Internal Punishment Programs - 2004, Remix 2008)
05. Synthesize My DNA (Internal Punishment Programs - 2004)
06. Bleed (1996/2008)
07. 4418 (Internal Punishment Programs - 2004)
08. Desolation (Sick Transit Gloria Mundi - 2002)
09. Technocrate (Dunkelheit Version 2008 Mix)
10. Cyborg Era / Dead End (Remix 2008)
11. The Central Sun - Part 1 (1996)

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