Stesso discorso fatto per la precedente band polacca recensita, ma stavolta ci troviamo di fronte ad un gruppo che osa di più, trattasi pur sempre di death metal band, ma questo disco ha delle specifiche abbastanza interessanti perché stilisticamente si eccede con la componente doom gotica catatonica e tra le varie partiture imponenti e massicce si innestano scaglie taglienti di proto black, ma anche di progressive e addirittura rock depressivo ed acido in collisione con 'americanismi' tipo grunge/stoner, ma dalle tinte molto più dark. Coraggiosa come commistione musicale, e devo dire che inizialmente non ho percepito il giusto valore di questa opera per poi ricredermi con i successivi ascolti, sia ben chiaro, non si tratta di un capolavoro irripetibile però, come prima accennato, di un onesto lavoro ben congegnato e stilisticamente dissimile per alcune sue qualità pur essendo annoverato tra le fila underground. Strato su strato, song by song si riesce a capire per bene che gli Spatial hanno qualcosa da dire di concreto, prima di tutto riescono nel difficile compito di eseguire un disco di ben 11 tracce, alcune anche molto lunghe e abbastanza strutturate, e poi cosa non da poco si cimentano nel dissotterrare lo stile anni '90 in pieno e senza per questo sembrare una mera fotocopia, ovvio che nel loro background ci siano non solo band estreme (Dark Tranquillity, Eucharist, Katatonia, etc.) ma anche qualcosa di mainstream dello stesso periodo come precedentemente accennato... A molti questo sound sembrerà familiare, ma la formazione relativamente recente, esattamente al 2010 mi fa capire che il gruppo non sia del tutto navigato, infatti questo album esce dopo il loro demo del 2012, utile per attirare l'attenzione della Metal Scrap Records, etichetta dedita di solito a release in ambito metal estremo specie provenienti da Russia ed Ucraina. In questo caso gli Spatial ci regalano un archivio ben ordinato di influenze della primissima ondata di Swedish Death Metal/Doom Metal/Black Metal/Dark Metal e condito da Gothic Metal oscuro/tetro ed altro di relativamente moderno. Silence, senza ombra di dubbio, prende a piene mani in quel modo passato di fare musica ribaltando totalmente le attuali mode in ambito estremo che tendono più ad impressionare che a dare sostanza e anima ai dischi. Tutte le songs sono davvero eseguite con gusto e grande enfasi, con melodie spesso sporche e pesanti con un utilizzo di vocals in 3 differenti modi e molteplici alternative (dai growls death, passando per il Black Metal scream alla voce pulita in stile gotico teatrale) rendendo il disco vario e sempre capace di attirare l'attenzione pur restando un'opera nera e decadente. Non solo i vari stili vocali, ma anche le partiture sono create appositamente per dare vita ad un ponte di collegamento che ci riporta indietro di decenni senza per questo mettere alla luce qualcosa di noiso e ritrito. Fa piacere immenso invece riassaporare quei modi così ingegnosi e creativi di fare musica provenienti da una scena musicale pura di 20 anni fa or sono dandoci la possibilità di riportare alla mente capolavori dimenticati o quasi dal tempo dove era più importante la logica dei brani che non la velocità o la complessità e dove contava di più la spina dorsale senza dovere impressionare per differenziarsi. Tutte le song sono interessanti, però dovreste ascoltarvi "Funeral Kiss" e "The mirror" per capire che questa band ha qualcosa di diverso da proporre pur rispolverando dei classici vintage. Silence degli Spatial sarà il vostro strumento per assaporare qualcosa di fuori dal tempo, dove con 11 canzoni confezionate a dovere sarete convinti che spesso il passato riserva più sorprese di quanto si possa immaginare. Altro disco RACCOMANDATO, soprattutto per i curiosi e nostalgici, mezzo punto in più per le vocals pulite ed evocative maschili davvero notevoli e per i solos di chitarra che sono davvero ottimi ed esortativi rispolverando in alcune tracce il guitar dark style dei primi Katatonia. 80/100
|
Premier: Basso Anno: 2014
|