Quale può essere la corretta definizione per questa fenomenale, ammaliante e per una volta tanto originale band proveniente dalla Bosnia? Epic ethnic black metal? Oppure progressive black death folk???
Credetemi é un vero problema trovare un'etichetta che gli calzi a pennello ma una cosa é certa, i Bosniaci Silent Kingdom sono un maturo progetto che incarna alla quasi perfezione l'esempio di ricerca di uno stile che coniughi elementi di modernità al caro buon vecchio metal estremo senza per questo introdurre il benché minimo utilizzo delle nuove tecnologie o di strumenti sintetici, e questo é un disco innovativo e atipico, non convenzionale come purtroppo siamo abituati nell'underground estremo da parecchi anni... I Silent Kingdom con il loro Legends of an Old Grave uscito su Walk Records sono il primo gruppo dopo anni che metta davvero sul piatto una evoluzione del genere black della quale si può parlare con certezza. Peccato, dico questo perché sono stati sottovalutati assai, infatti il cd esce per una etichetta piccola e non riceve la giusta esposizione che dovrebbe privandolo probabilmente di un fanbase più ampio e della goduria nel possedere questo grande ed unico album, un perfetto e cristallino, inusuale mescolamento alchemico di musica etnica tradizionale del loro paese con del selvaggio, ma progressivo, black metal (voce, chitarre), un sound bello corposo che in parte può essere associabile ad altro... ed in parte a niente di sentito prima. Semplicemente un bellissimo act da supportare al 100% poiché in Europa non esiste qualcosa di simile e di così maturo, ciò ne fa uno dei migliori gruppi attualmente in circolazione. Legends of an Old Grave é il loro terzo disco, e si sente che sono dei maestri nel lor ambito, l'album mantiene in un perfetto equilibrio la tecnica e la voglia di selvaggia brutalità quasi fosse una pariglia di cerberi infernali al guinzaglio, i Silent Kingdom sono una band nata solo nel 1999 composta da ben 5 elementi ed in questi anni ha ricevuto numerosi consensi per il suo ricercato stile che prende come concept di base le radici storico-epiche (fatti realmente accaduti e leggende) della loro terra in connubio con la musica ricca di spunti progressive e black metal epico sound tradizionale Bosniaco, il nome di questo genere nella loro lingua tradizionale é "Sevdalinka" di cui ignoro la possibile traduzione. 8 tracce si susseguono come un volo pindarico, tracce belle e coinvolgenti, dove le chitarre sono a volte aggressive altre volte in assolo tecnicissimo e quasi orientaleggianti, ci sono poi le tastiere e pianoforte e qui in alcune tracce si sentono dei veri omaggi (non so se spontanei e consapevoli) al prog italiano, traccia dopo traccia, il tappeto tastieristico mai troppo invadente lascia il passo a dei black/death metal riff assassini e così precisi come chirurghi, come i soli e la ritmica tutta, semplicemente trionfale (ascolta "...in the Light that Fades Away" per capire di che cosa parlo...). E pensare che l'album si apre con uno strumento a fiato sintetizzato e piano forte, quasi si cade nell'atmosfera di certe realtà della Grecia e Mediorientali ai limiti con il sognante ed il fiabesco, per poi finire nel pieno di 5 minuti di pathos estremo, in "Behold the Mountains" c'é tutto quello che dovrebbe esserci in una song che vuole essere estrema e tecnica, blast beats, melodie insinuanti ed evocative e profonde vocals raschiate forse un poco troppo unidirezionali ma convincenti. Ma gli esperimenti non finisco qui e con la successiva "Will You..." si raggiunge il grande incontro tra black metal aspro e progressive senza per questo spingere troppo sull'acceleratore e sulle soluzioni spiazzanti, con grande naturalezza, questo é uno dei pezzi più belli degli ultimi 10 anni secondo me, aggressivo, sinfonico e teatralmente progressivo. Ma le sorprese si susseguono una dopo l'altra, così come sono le tracce del cd, non c'é un pezzo brutto, ci sono invece molti cambi di tensione nello stile e nei tempi, infatti per esempio "Kingdom of Fools" é più spigolosa, death melodico in continuo nervoso dibattimento. E poi ci sono almeno 3 bellissime intro tra cui spicca quella acustica che apre a "The Fire", un brano di alto rango e sprezzante, direi "evil". C'é poi "Forgotten in Past" una song che trascina in un turbinio vorticoso e siderale, é il pezzo più breve del set. Mentre "Legends" é un pezzo strumentale dove il gruppo si diletta nelle sue divagazioni progressive e dimostra ancora una volta di saperci davvero fare con gli strumenti. Si chiude con la già citata "...in the Light that Fades Away", alta summa del loro concetto musicale, chi l'ha detto che per trovare qualcosa di originale si debba andare per forza in Norvegia o Svezia? Legends of an Old Grave é un album da avere, proprio perché viene da un paese che non ha una vera e propria cultura metal e questo dovrebbe fare pensare e meditare anche noi Italiani che ci sbattiamo da anni alla ricerca di un gruppo tra una miriade che possa degnamente rappresentarci e che il meglio o peggio che abbiamo saputo fare é stato di 'esportare' i soli Lacuna Coil e pochi altri...(troppo poco, non credete???). La rivoluzione è alle porte, tenetevi forte, questo disco metterà finalmente sulla stessa linea d'onda i black/death metaller e cultori della tecnica sopraffina di tutto il mondo. 95/100
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Amir Hadzic: Chitarra, tastiere, voce Anno: 2009 |