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The Dark Shines
Last Chance

I Bergamaschi The Dark Shines si affacciano sul mercato discografico con questo bel dischetto dal titolo Last Chance, ora non so se questa sarà la loro ultima chance ma credo che sia un buon inizio dopo vari demo; piccola precisazione: questo per me è da considerarsi il primo demo ... e perché? semplicemente perché é ovvio e palese come non mai che il gruppo si sia auto-prodotto con un basso budget per puro piacere personale perché il sound risente ancora di un acerbo modo di concepire la musica da scantinato, ciò non toglie che in un ottica da demo-tape il sound possa considerarsi potente ed esplosivo, nonostante il genere sia una sorta di rock elettrico senza grandi fraseggi, dai riff scarni non supportati da suoni ben studiati quindi quasi una evoluzione (o involuzione) del/al punk considerando che non si tratta di certo di musica complicata ed estremamente tecnica.

Ok, direte voi, dove sta il bello? ... il bello é che bisogna farselo piacere, ci vuole una certa apertura mentale ma credetemi le note positive ci sono. Innanzi tutto il genere lo permette, é un bastardo indie rock senza pretesa alcuna un semplice pop sudicio non leccato viziato dal peccato originale del grunge e di quella schiera di gruppi che da quel filone si sono discostate con insuccesso, e con un tocco di umiltà che si premia sempre in una giovane band, questo serva da sprone se dovessero decidere di continuare la loro carriera musicale, poi ci sono i vocalizzi della cantante che alla fine è anche songwriter e forse la vera leader del gruppo composto per 3/4 da figure maschili, ma quello che determina la sufficienza é la carica di energia che trasmette Rosaria nella sua musica, dolcemente amara quando vuole, incazzata al punto giusto in latri frangenti senza strafare come facevano le riot grrrrls in passato (a proposito che fine hanno fatto???/NDA)...

Dalla loro parte c'é l'inesperienza che di certo non ha giocato un buon ruolo al momento della registrazione, anche se come dicevo, tolti tutti i convenevoli il sound suona lo stesso ammiccante, semplice ma suadente ("City"), e quelle che sono le loro semplici influenze ricadono senza grosse innovazioni sulle sonorità di questo album, maledettamente anni '90, con qualche retro gusto ottantiano, suoni e riff ripetitivi, basso immobile, con qualche 'schitarrata' e assolo sparato qua e la, batteria compassata che a volte pesta duro ma non supera mai il limite del "easy execution", ma niente di trascendentale così come impone il genere (intesi?).

I pezzi sono vari, talvolta oscuri, altre volte aggressivi, altre volte un pò nervosi, c'è anche qualche romanticheria e la finale ghost track che forse non c'entra niente, ci mancava solo Carmen sConsoli a cantarla e straziarla maggiormente, invece il pezzo "Till the End of the Day" é spensierato a metà tra pop rock e punk rock, ma di strada se ne deve fare tanta ragazzi se volete davvero diventare i veri possessori del vostro stile, scrollatevi di dosso le troppe influenze ed accontentate il vostro spirito più profondo e nascosto, a volte non basta suonare e stop, si deve dare qualcosa in più.

Oscuro grunge, spensierato punkeggiante mood, i brani sono fedeli alla norma, si hanno 10 canonici brani che ben di dispongono lungo la track list, "Slow Motion" ci arricchisce con un sound più devoto alle cose di Jane's Addiction ed altre alternative band che molto hanno contribuito alle generazioni future, ma si sa il rock é anche questo, rielaborazione, non si può sempre pretendere l'originalità anche se sarebbe bello.
Già conosciamo le sorti di molte band italiane, spesso si cade facilmente nel tranello della mera copiature, in questo gruppo la cosa non pare voluta ed é già un gran risultato, i pezzi come "Sick" sono tutti un mix di rock americano che sprigiona il suo cuore vagamente indie, sul piatto c'é sempre la voce che bene interpreta questi diversi umori senza snaturarli affatto.

Io faccio una sintesi perché fare una descrizione track by track sarebbe inutile, il disco va ascoltato da chi ama alla follia queste sonorità, non c'é scampo, un brano come "Haunting" sa di Blur, altre song sanno di Placebo e sono più depresse, certo meno articolate e ficcanti di questi nomi altisonanti ma che ben si difendono come brani underground poiché di underground si parla.

In conclusione, forse brani come "Give me Back my Soul" sono i meno convincenti, mentre la conclusiva "RedRum" é quella che ha l'incedere più sciolto e trascinante prima della ghost track sia ben chiaro, ma é tutto da vedere, i miei gusti magari sono differenti, una cosa sola é certa, la prossima volta che mi capiterà per le orecchie un disco dei The Dark Shines (nome ispirato dal pezzo dei The Muse???) voglio sperare di sorprendermi positivamente con una grossa progressione in avanti...

60/100


Rosaria: Voce, chitarra
Marcelo: Chitarra
Manuel: Batteria
Luca: Basso

Anno: 2009
Label: Hurricane Shiva
Genere: Alternative/Indie Rock

Tracklist:
01. Uniform
02. Till the End of the Day
03. Slow Motion
04. Sick
05. Haunting
06. Cris Cries
07. Give me Back my Soul
08. City
09. Welcome to my Life
10. RedRum

Sul web:
The Dark Shines
The Dark Shines @MySpace

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