La sorte di Brian Eno, sacerdote dell’Art Rock, è quella di essere apprezzato nell'avvenire.
Per quanto mi è dato ricordare, difficilmente un critico per il suo ultimo lavoro ha gridato al miracolo artistico, ma piuttosto si è sempre dilungato in sapienti considerazioni, dubbi e distinzioni, salvo poi omaggiarlo nel futuro. Tale triste ventura ha unito Taking Tiger Mountain, Green World, Before And After Science, Music For Airports e persino il suo ultimo lavoro Another Day On Earth non ha fatto eccezione alla regola, considerato interessante ma pur sempre con qualche distinguo circa la produzione del passato. Per cui mi sbilancio io senza timori: Another Day On Earth, il nuovo disco di canzoni di Brian Eno, è un capolavoro. Album dal suono innovativo e cosmopolita, si dispiega in apertura con “pure pop for now people”, l’orecchiabile This, che tra mani sapienti (e furbette..), penso a David Bowie, avrebbe scalato in un piccolo arco di tempo le classifiche di mezzo mondo. Dalla seconda all’undicesima traccia si struttura la bellezza eterea ed intangibile di questo giorno venturo sulla terra. La parola centrale dell'album è “minimalista”: le tracce del disco, tutte cantate e soavi, si coniugano con i tempi espansi e sognanti dei soundscapes della linea strumentale tipica di Music For Airports. Tutti i ritmi, ciascuna singola melodia, ogni coro sgorga senza fretta e si organizza in modo impalpabile, nota dopo nota, accento dopo accento, a scoprire, come un paesaggio all’alba, dapprima i margini sfumati, poi i dettagli di canzoni che, in una culla nella quale dolcezza e poesia non si dissolvono mai, si tuffano nell’anima ed echeggiano di folklore antico e di musica delle origini umane. Un disco che si eleva ad ogni ascolto e che andrebbe ascoltato in completo isolamento meditativo. |
Brian Eno: Vari strumenti Anno: 2005 Sul web: |