Les Claypool, bassista pregevole c'è riuscito ancora!
Prima ci ha sorpresi e intrattenuti con la sua stupefacente creatura: i Primus, poi con la eccellente esperienza della Frog Brigade ed ora, con la sua creazione migliore : Claypool medesimo al basso, Buckethead alla chitarra, Brian “Brain" Mantia ai tamburi e Bernie Worrell alle tastiere. Il risultato è: Colonel Claypools Bucket of Bernie Brains! Vale a dire uno degli album più stupefacenti, e spiazzanti mai sentito sinora. Unisce il funk, il metallo, il punk, elementi rock, jazz, psychedelia, tutto in un contenitore eccellente. I Primus erano stati il primo tentativo di mescolare qualcosa con jazz, punk e metallo, gettarlo in un miscelatore e farne uscire qualcosa che non fosse stata fertilizzata in precedenza da altri pionieri. Ma questa creazione è talora anche migliore. Le linee del basso sono funky, pesanti, veloci, tecniche e piene di suono. Claypool è un Chris Squire moderno ed un notevole virtuoso del basso. Questo sembra il suo miglior periodo musicale. Buckethead suona linee eccellenti e qui non eccede con il volume, suona velocemente materiale di "riempimento" e riff rapidi. Le parti di batteria sono complesse e le tastiere, ricche di improvvise digressioni sonore, aggiungono quel marchio di fabbrica tipico delle creazioni di Claypool. "Junior" comincia con un riff coinvolgente suonato molto rapidamente e ripetuto, in seguito si interrompe per lasciare spazio a parti vocali raffinate e variegate. Buckethead traccia percorsi funky e veloci con strutture dispari della chitarra inserite dentro il pezzo con un coro coinvolgente. "Tyranny of the Hunt" è un pezzo accattivante e leggero con un riff pesante di chitarra e tastiere e basso fluidi che completano le parti vocali modificate al computer. "Hip Shot from the Slab" è invece un piccolo brano dal grande arrangiamento. "Space Elephant" invece è una jam di spessore tutta strumentale. Come di consueto, i testi di Claypool, sono inconsueti e pervertiti. Alcuni sono racconti divertenti, altri sono collere politiche e narrazioni surreali. Claypool mantiene un timbro vocale molto freddo. Il suo accento del sud viene fuori ma in misura adeguata. Tutto nell'album è innovazione e creatività. Sano caos collettivo e ubriacatura strumentale. |
Les Claypool: Voce, basso Anno: 2004 |