Home Recensioni Live Forbidden + Slowmotion Apocalypse + Idols Are Dead - Collegno, 23 Giugno 2008

Forbidden + Slowmotion Apocalypse + Idols Are Dead
Collegno, 23 Giugno 2008

Collegno (TO), 23 Giugno 2008 - Certosa Reale

Il festival “Colonia Sonora”, organizzato dall’Associazione Radar con il contributo della Regione Piemonte, della Provincia e del Comune di Torino, si svolge dentro il suggestivo scenario del Parco della Certosa Reale di Collegno, a breve distanza dal capoluogo. I cancelli vengono aperti intorno alle 21, ma non è ancora buio ed il caldo, nonostante l’ora, continua a farsi sentire, tanto che i presenti sono ancora pochi. Notevole è lo spazio a disposizione: il palco, che a breve ospiterà anche i Deep Purple, è piuttosto ampio e permetterà ai musicisti totale libertà di movimento; c’è posto anche per la troupe di Rock TV, che gira tra gli spettatori, in attesa del concerto, per delle interviste, nonché per i venditori di magliette e CD dei gruppi protagonisti della serata.

Verso le 22 salgono sul palco gli Idols Are Dead da Bologna, che presentano il loro primo album “Mean”, pubblicato da poco tempo. Dopo un’intro sinfonica, parte il notevole impatto di “The Name Of My Rage”; si continua con “This Is Not The End”, orecchiabile e molto veloce e con “Let’s Do It”, caratterizzata dall’uso delle doppie voci. Segue “Dance with the Devil”, che si fa rarefatta quando il cantante, dal timbro vocale piuttosto “sporco” e graffiante, fa partecipare gli spettatori, che si abbassano e si alzano al suo comando, scatenando il pogo, alla fine del quale il pubblico tributa un’ovazione al gruppo, che è visibilmente soddisfatto per la risposta dei torinesi.
Si va avanti con l’aggressiva “Proud to Be Sick”, al termine della quale il cantante manda un saluto a Pino Scotto; il finale è lasciato alla cover dei Guns’n’Roses “It’s So Easy”, per forza di cose più deflagrante dell’originale. Mezz’ora di thrash metal, con qualche spruzzata di elementi più moderni, dosati qua e là in modo intelligente: più ritmica che solismo, a dire il vero, ma la band ha certamente accontentato sia gli ortodossi che i modernisti del thrash.

Idols Are Dead (Immagine di Repertorio)

Dopo il cambio di strumenti, verso le 22.45 un’intro dark annuncia la comparsa degli Slowmotion Apocalypse, che aprono con un brano veloce, dai vari cambi di tempo, abbastanza lungo; segue “More Horror is to Come”, thrash più tipico, molto più rapido del precedente, ma all’incirca della stessa durata. Si passa alla più breve “Burial”, ritmata e darkeggiante, mentre l’ultimo pezzo è anch’esso breve, ma realmente feroce.
Anche in questo caso mezz’ora, di soli quattro brani, proprio perché un paio sono stati molto lunghi, all’insegna dell’hardcore selvaggio con alcune influenze di thrash tradizionale: veri proiettili sonori, visto che alla violenza si è accompagnata, quando è servita, anche la dovuta precisione. La violenza, così, non è rimasta unica padrona del palco; al contrario, la tecnica si è fatta spesso sentire, tanto che le aperture melodiche di chitarra sono state senz’altro degne di un gruppo classic metal, a differenza di quanto avviene nei pezzi di molte formazioni attuali, che credono che basti strapazzare gli strumenti per definirsi “artisti” metal: non è certo il caso degli Slowmotion Apocalypse, musicisti di una certa esperienza, che ci hanno regalato un concerto di notevole intensità.

Slowmotion Apocalypse (Immagine di Repertorio)

Dopo un altro cambio di strumenti, compare la bandiera dei Forbidden a farci capire in modo evidente che tutto è pronto per l’atteso evento. Poco oltre le 23.30, un’intro malefica lascia presto il posto alla martellante “March into Fire”, tratta dal primo, leggendario album “Forbidden Evil”, pietra miliare del thrash metal; segue la lunga e compatta “Forbidden Evil”, caratterizzata da duetti tra le due chitarre, quindi “Off the Edge”, più cadenzata, a tratti doom, adatta all’headbanging. Il cantante chiede se vogliamo di più, conoscendo in anticipo la risposta: ci accontenta con “Feel No Pain”, dall’avvio effettato e dalla metrica tendente a quella rap, simile, per certi versi, a “I’m the Man” degli Anthrax.

Craig LoCicero e Matt Camacho

Dopo aver celebrato degnamente lo storico disco, il cantante onora quella che per lui è una “beautiful night”, alternando alle canzoni di “Forbidden Evil” alcuni pezzi presenti sul secondo album: si inizia con la terremotante “One Foot in Hell”, per poi tornare al primo lavoro con “Through Eyes of Glass”, impreziosita da un lungo assolo di chitarra. Segue l’aggressiva “Twist into Form”, quindi “Follow Me”, in cui ci colpisce un cantato che ricorda le tonalità dark dell’Ozzy Osbourne dei tempi migliori; “Infinite”, invece, è aperta da un battito di mani all’unisono, ma presto la calma viene spezzata brutalmente, con tutta la violenza di cui il gruppo è capace.
L’unico brano un po’ più recente, comunque risalente all’ormai lontano 1994, è l’effettato “Feed the Hand”, quindi si ritorna al passato con “Step by Step”, velocissima ed orecchiabile, tanto che viene cantata da molti dei circa 250 presenti. I musicisti, soddisfatti per tanto calore (che reputano incredibile e meraviglioso, almeno stando alle loro parole), seppelliscono il pubblico sotto le note di “Chalice of Blood”, una vera macchina da guerra sonora, congedandosi quando è quasi l’una di notte. .

Glenn Alvelais e Craig LoCicero

C’è ancora tempo per un altro piccolo massacro, in realtà, perché, a fine concerto, ci accorgiamo che alcuni addetti distribuiscono dei CD: molti, pensando che siano i lavori dei Forbidden, vanno immediatamente all’assalto, compreso chi scrive, ma ci accorgiamo presto che si tratta solamente di una raccolta promozionale, prodotta dal noto sito musicale Babylon Magazine. Una lieve delusione, quindi, ma non possiamo non notare la professionalità del sito e dell’organizzazione in generale, visto che, in fondo, il disco è pur sempre un gentile omaggio, oltre che un mezzo per fare conoscere il portale e le band che hanno partecipato alla raccolta.
Tornando alla serata ed ai Forbidden in particolare, abbiamo ascoltato un thrash violento, ma veramente tecnico, come nelle migliori tradizioni, con degli eccellenti assoli di chitarra, una sezione ritmica compatta e veloce, mentre la voce è stata aggressiva ed adeguata alle aspettative: insomma, tutto ciò che ci aspettavamo da un gruppo che, dopo quello storico “Forbidden Evil”, non ha avuto grandi fortune, visto che dell’ultimo album, risalente al 1997, non è stato suonato alcun brano, mentre del penultimo solo una canzone ha trovato posto nella scaletta.
In fondo è giusto così, visto che i metallari europei sono innegabilmente più “fedeli” di quelli statunitensi, meno abbindolati dal mainstream e più legati alla tradizione - non è un nostro pregiudizio, bensì l’evidenza delle cose, visto che molti musicisti americani ammettono che esiste un’abissale differenza tra le due tipologie di fan. I Forbidden ne sono certamente consapevoli ed è probabile che, mentre da noi strappano ancora applausi, visto che non si vede tutti i giorni un thrash metal di tale energia, a casa loro li fischino perché non si sono adeguati alle influenze nu metal o modern thrash, come hanno fatto alcuni loro illustri colleghi. Se si tratti di coerenza o limitata capacità di rinnovarsi non ci importa più di tanto; ciò che ci interessa, invece, è aver assistito ad uno spettacolo riuscito, interessante e coinvolgente, dato che ritrovarsi a cantare una canzone senza neppure conoscerla non è certo roba di tutti i giorni. E’ lo spirito del thrash: spensierato, immediato e diretto, semplicità che molti strumentisti di oggi, purtroppo, trascurano, perdendosi dietro a freddi cerebralismi, che spesso rimangono fini a se stessi.

Mark Hernandez



Forbidden
Russ Anderson: Voce
Craig LoCicero: Chitarra
Glenn Alvelais: Chitarra
Mark Hernandez: Batteria
Matt Camacho: Basso

Slowmotion Apocalypse
Albi: Voce
Ivan: Chitarra
Nic: Guitars
Ivo: Bass
Tommy: Drums

Idols Are Dead
Mana: Vocals
Alley: Guitars, Vocals
Ico: Lead Guitar, Vocals
Maxx C.: Bass, Vocals
Luka: Drums

Data: 23/01/2011
Luogo: Collegno (TO) - Certosa Reale
Genere: Thrash Metal

 

 

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