Roma, 05 Giugno 2015 - Steel Night II - Init Club
STEEL NIGHT II: Savage, Skanners, Lipstick, Lady Reaper Un altro bel colpo della Erocks Production, che porta a Roma per la prima volta due ottime proposizioni di Heavy Metal classico quali gli inglesi Savage e i bolzanini Skanners. L’Init (locale che in tempi recenti aveva ospitato, tra le altre, le esibizioni di Tygers Of Pan Tang e Saint Vitus) si presenta desolatamente vuoto, i presenti non dovrebbero aver superato le 60/70 unità, ma di questo parleremo più diffusamente in seguito. La serata comincia con il proverbiale ritardo degli happening capitolini legati all’underground ma questa volta le motivazioni sono più che valide, visto il traffico che i Savage ed i Lipstick (anche loro partecipanti all’evento) hanno dovuto affrontare arrivando da Milano, dove avevano messo a ferro e fuoco il Blue Rose Saloon la sera prima.
A seguire sono i Lipstick a calcare le assi dello stage; era la prima volta che li vedevo nella rinnovata line-up a cinque elementi e devo dire che il cambio di maquillage ha senz’altro donato alla band. Al netto di qualche imperfezione tecnica (ma, per fortuna, non pretendono certo di scimmiottare l’algida impeccabilità dei Dream Theater!), ho sempre apprezzato la loro capacità di scrivere "canzoni" che, vivaddio!, dovrebbe essere il fine ultimo di ogni gruppo. Hanno al solito spaziato tra l’anthem adrenalinico di ‘Dancin’ (uno di quei brani che non puoi fare a meno di canticchiare sotto la doccia, possibilmente senza doversi chinare a raccogliere la saponetta!) e il class metal di ‘Nightwolf’, dall’emozionale linea melodica vocale: ma soprattutto hanno messo in mostra un notevole potenziamento del sound, dovuto certamente all’abituale, impetuoso percuotere di Arizona Bob, ma anche all’inserimento del secondo axeman Marco Thresky, mentre il collaudato partner in crime Arkady è stato pesantemente penalizzato da problemi tecnici. A questo punto si è verificato il momento più imbarazzante dell’intera serata, quando gli Skanners sono saliti sul palco la sala ospitava infatti non più di una decina di persone: per fortuna l’inizio delle ostilità ha richiamato all’interno del locale altri eroici suiveurs della scena capitolina. Pochi ma buoni insomma, come ha detto lo stesso Claudio Pisoni, sempiterno leader dell’act altoatesino. Che dire della loro esibizione? Non vorrei profondermi in sensazionalismi, ma hanno tirato fuori l’ennesima performance scintillante, massacrando le nostre pur avvezze orecchie con un sound tritatutto, semplificando in poco più di un’ora di concerto il concetto stesso dell’Heavy Metal. Potenza, melodia, stare sul palco (che si traduce nell’arringare gli astanti e nello sfoderare pose eroiche e perfettamente preparate), e quella professionalità che non si compra al mercato (come il presidentissimo Massimino pretendeva di fare con l’amalgama, ma questa è un’altra storia…), ma ti costruisci in 30 anni di carriera e ti consente di dare il meglio di te anche di fronte ad un pubblico sparuto, per quanto abbastanza caliente. È incredibile la propositiva "cattiveria" che il piccolo ‘Undertaker’ riesce a sprigionare, sembra davvero essere nato per calcare le assi di un palco, supportato da una band rodatissima che negli ultimi anni si è giovata dell’inserimento di due giovanissimi innesti, il feroce Tomas Valentini al basso e il dinamitardo drummer Davide Odorizzi. Inutile lanciarsi in uno sterile elenco di canzoni, basti sapere che Skanners, pur senza disdegnare cori ad effetto (‘Hard And Pure’) sia ormai latore di una delle migliori interpretazioni dell’immortale Priest-sound, nei cori austeri di ‘Factory Of Steel’ o nella belligerante ‘Starlight’, autentico climax della serata, rifferama assassino coniugato a prestazione vocale sconvolgente e, inutile negarlo, perfetta imitazione delle pose della premiata ditta Tipton-Downing, autentica "bibbia pagana" per noi metalheads di lungo corso, seppur di non più lunga criniera.
Insomma, una bella serata, almeno per chi c’era e ha voluto godersela. Pochi, come si è detto. Chissà dov’erano quelli che “a Roma nun c’è mai un cazzo da fà” oppure i leoni da tastiera che citano il demo più improbabile ma raramente vedi ai concerti o i musicisti che avrebbero soltanto da imparare a vedere come si muovono sul palco due gruppi esperti o i fenomeni che osservi ogni tanto ai festival, bardati con le toppe più improbabili, fra cui anche quella dei Savage… quelli che si riempiono la bocca di “supporto”, di “scena”, di “fratellanza metallica”, per i quali l’Heavy Metal è evidentemente la maglietta, le toppe, il download selvaggio e soprattutto l’immancabile birra. Oppure quelli che credono di aver visto e ascoltato tutto 30 anni fa e adesso non si degnano di presenziare. Ma cosa? Io c’ero trent’anni fa, e cara grazia se c’era un concerto all’anno. Mitici infine quelli che spendono 100 euro e passa, viaggio compreso, per ‘vedersi’ le larve dei Metallica a cento metri dal palco rischiando l’incolumità fisica, ma poi snobbano la serata sotto casa loro. Pagliacci. Pagliacci che già immagino lamentarsi, quando tutto questo sarà finito, perché magari (Odino non voglia!) una Erocks non organizzerà più nulla vedendo i suoi sforzi resi inutili da cotanto lassismo. Giovanni Loria *******************************************************
La Redazione
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