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Gods Of Metal 2008
Day 1

Bologna, 27 Giugno 2008 - Arena Parco Nord
Servizio fotografico

Il Gods of Metal, giunto alla sua dodicesima edizione, è l’evento italiano per eccellenza per tutti gli amanti delle sonorità estreme, notoriamente escluse dai circuiti di informazione tradizionali come giornali, televisioni e radio, che riservano tutto lo spazio a disposizione a settori di gran lunga più commerciali e, di conseguenza, più graditi al falso perbenismo dell’occhio sociale.
Per il 2008, dopo alcuni anni in cui era stato organizzato a Milano, il festival torna a Bologna, più precisamente all’Arena Parco Nord, facilmente raggiungibile dalla tangenziale e dotata di numerosi parcheggi, in grado di soddisfare le esigenze dei tantissimi appassionati che giungono da ogni parte d’Italia per assistere agli spettacoli. Dopo essere passati, come tradizione vuole, per la lunga fila delle bancarelle abusive di magliette, giungiamo ai cancelli, dove la coda scorre abbastanza agevolmente ed in modo ordinato e civile; all’interno notiamo vari stand, tra cui quelli di Metal Hammer, Rock Hard, Truemetal, Scarlet Records, MyGraveyard, Negative, oltre a vari negozi di CD, vinili, magliette, felpe ed oggettistica varia, che vengono subito presi d’assalto da molti dei presenti, mentre altri si insediano davanti al palco, spinti da notevole entusiasmo e da una buona dose di coraggio, visto che il sole picchia non poco.
Diciamo fin da subito che ancora molta strada c'è da fare per portare il livello qualitativo dell'organizzazione su standard di eccellenza, una location che è sì ottima per quel che riguarda la raggiungibilità ma che si è rivelata totalmente inadeguata ad affrontare una situazione climatica ( gran caldo ) facilmente prevedibile, visto il periodo, era infatti quasi impossibile trovare un metro quadrato di ombra ( alberi ? ) in cui trovare un minimo di refrigerio e di riparo dal sole impietoso, acqua e mezzi di sostentamento ( panini, pizze ecc ... ) proposti a prezzi decisamente esosi ed il campeggio, che seppur gratuito, da quanto ci è dato sapere, non avendone usufruito, si è rivelato abbastanza disagevole. Non entriamo poi nel merito delle polemiche che si leggono sui forum specializzati riguardante la contemporaneità, temporale e di location con il Gay Pride, sia perchè si entrerebbe in problematiche sociale e morali che non competono esclusivamente alla sfera musicale e sia perchè oggettivamente l'organizzazione poca responsabilità ha in questo. Passiamo quindi a quello che più conta, alla musica, ribadendo che comunque, nonostante tutto per noi di A&B è stata un esperienza assolutamente positiva, sia dal punto di vista musicale, che sopratutto dal lato umano e personale.

Ad aprire il Gods of Metal 2008 sono i Kingcrow, la cui esibizione non arriviamo, purtroppo, a vedere, visto che ci troviamo ancora in fila per l’ingresso; non è soltanto colpa nostra, visto che la band inizia a suonare in netto anticipo rispetto all’orario programmato, come accadrà per tutti gli altri gruppi, sia in questa prima giornata che nelle successive.

Iniziamo, quindi, a parlare dei Black Tide, una formazione piuttosto giovane, almeno a giudicare dall’aspetto, ma che sa già il fatto suo, visto che trascina gli ancora pochi presenti macinando note su note, ottenendo un ottimo riscontro in termini di gradimento: purtroppo per i metallari, però, questo sarà uno dei pochi momenti di soddisfazione, come vedremo.

A salire sul palco, infatti, è Lauren Harris, meglio nota come “la figlia del bassista degli Iron Maiden”, unico ed evidente motivo per cui la cantante partecipa ad un festival di tale dimensioni. Si raduna presto una discreta folla, soprattutto per la curiosità che non può non suscitare una bella ragazza sul palco. Constatiamo anche noi che bella lo è veramente, ma musicalmente lascia molto a desiderare, visto che, pur accompagnata da musicisti discreti, la voce è troppo vicina ai canoni pop: ne risulta un rock decente, ma senz’altro più adatto al pubblico di MTV che ai presenti, che cercano ben altra energia, anche se applaudono, più per motivi legati all’estetica ed al rispetto verso cotanto padre che non per i meriti artistici, minimi, della Harris.

Seguono, per nostra fortuna, gli Airbourne, che riescono a fornire una sterzata molto energica; un momento di puro spettacolo si verifica quando il cantante si arrampica sull’impalcatura, con tanto di chitarra a tracolla, mandando in visibilio la folla. Anche se il sole picchia notevolmente, il gruppo semina riff e raccoglie applausi, anche se il suono ricorda un po’ troppo gli AC/DC. Un onesto hard rock, insomma: nulla di nuovo o di originale, ma senz’altro sufficiente per riprendersi dopo il pop-rock della Harris, assolutamente inadatta ad un contesto heavy metal.

I violoncellisti Apocalyptica erano di certo i più attesi dai metallari subito dopo gli Iron Maiden; la band conferma le aspettative, sfoderando una prestazione professionale e riuscendo a raggiungere, con l’uso dei soli archi, suoni degni del thrash metal, grazie ad alcune riuscite cover dei Metallica, come “Fight Fire with Fire”, “Nothing Else Matters” e “Seek and Destroy”, oltre ai pezzi propri, coinvolgenti ed interessanti. Un notevole momento artistico, di magistrale intensità, per un gruppo che ha ormai una propria personalità e che scatena l’euforia dell’auditorio.

Si continua con i Rose Tattoo, musicisti di grande esperienza, che si esibiscono per circa un’ora all’insegna del rock’n’roll e del boogie, naturalmente più distorti rispetto a quelli tradizionali. Discreti tecnicamente, ma poco interessanti musicalmente, i Rose Tattoo non si risparmiano di certo, però non trascinano più di tanto: i motivi sono probabilmente da ripartirsi equamente tra il caldo, la non eccelsa notorietà del gruppo e la ripetitività del suono, specie tenendo conto del fatto che poco prima aveva suonato una formazione dallo stile abbastanza simile, cioè gli Airbourne. Spiace dirlo quando si tratta di veterani, ma ci si comincia a chiedere quando toccherà agli headliner.

Quando appaiono gli Avenged Sevenfold si alza forte l’applauso dei più giovani; abbiamo davanti ancora una forma di rock’n’roll, in fondo, anche se un po’ più variato, visto che vengono introdotti alcuni suoni di una certa modernità. La band è dotata di discreta tecnica e prova a coinvolgere il pubblico, ma ormai l’attesa per gli Iron Maiden è veramente spasmodica e sfocia in alcuni momenti di inciviltà, quando alcuni esagitati cominciano a gridare che vogliono i Maiden, fino a giungere, purtroppo, al lancio di bottigliette conclusivo: anche se nessuno si fa male, è sempre un modo sbagliato di porsi, visto che sul palco c’è gente che cerca di compiere il proprio mestiere nel modo migliore. Era evidente ancora prima dell’inizio, comunque, che un bill del genere sarebbe stato poco gradito a molti metallari, noi compresi.

E’ tutto pronto, finalmente, per l’apparizione degli Iron Maiden; l’attesa è enorme, visto che il tour, chiamato opportunamente “Somewhere Back in Time”, è improntato sul passato della band, più precisamente sugli anni 1983-1988, esclusa qualche gradita eccezione, relativa ad altri periodi. Sul palco crea un notevole effetto la scenografia egiziana dell’epoca di “Powerslave”, dominata da una enorme sfinge con la testa di Eddie.
Già a partire dalla solennità dell’intro “Churchill’s Speech”, è chiaro che si tratta di una serata storica; si inizia all’insegna della velocità, con “Aces High” e “2 Minutes to Midnight”. A rallentare un po’ i ritmi, ma non certo l’adrenalina, viene chiamata “Revelations”, la cui parte iniziale, con la citazione di G. K. Chesterton, mette veramente i brividi; seguono la celebre “The Trooper” e l’effettata “Wasted Years”. “The Number of the Beast” è veramente esaltante ed a farne le spese è la successiva “Can I Play with Madness?”, amata dai fan, ma certamente impossibilitata a sfiorare la grandezza del brano precedente. Un momento di alta poesia viene raggiunto dalla “Rime of the Ancient Mariner”, ispirata al poema di Samuel Taylor Coleridge ed eseguita nella sua interezza, con una grande prova di Bruce Dickinson, che interpreta il pezzo non solo dal punto di vista vocale, aiutandosi un po’ con un microfono effettato, ma anche dal lato recitativo, cercando di personalizzare la parte del marinaio.

Si continua con un’ottima “Powerslave”, seguita dal sacrificio di “Heaven Can Wait” prima di un finale mostruoso, costruito sull’acclamatissima “Run to the Hills”, su una “Fear of the Dark” ancora in grado di suscitare emozioni e, soprattutto, su “Iron Maiden”, unico estratto dall’epoca con Paul Di’Anno, durante l’esecuzione della quale la testa della sfinge si apre a metà, permettendo l’uscita di un Eddie-mummia, con tanto di bende svolazzanti. Il pubblico è naturalmente in delirio e gli Iron Maiden si ritirano dietro le quinte, ma presto ritornano per il gran finale, più precisamente con “Moonchild”, “The Clairvoyant” e “Halloweed Be Thy Name”: a nostro parere, sarebbe stata opportuna un’altra scelta per i bis, comunque gli spettatori sono in estasi, sia per i brani che per via della ricomparsa di Eddie, stavolta in versione cibernetica, giunto proprio dal periodo di “Somewhere in Time” per arricchire “The Clairvoyant” con la sua sempre gradita presenza.

Un concerto esaltante, quindi, grazie a dei musicisti piuttosto in forma, a discapito dell’età: le chitarre di Dave Murray, Adrian Smith e Janick Gers si danno il cambio, a volte in maniera non precisa, ma è inutile stare a pretendere perfezione in una serata come questa. A spettacolo finito, possiamo solo pensare che davanti ai nostri occhi oggi è passata la storia e non si può che applaudire anche la sezione ritmica, composta da Steve Harris e Nicko McBrain, potenti e precisi come sempre.

Termina così una prima giornata che ha riservato alla fine, con gli Iron Maiden, il vero colpo, proponendo poi band che nel complesso hanno avuto solo la funzione di trascinare il pubblico fino al grande evento, band oneste per carità, anche capaci, come Apocalyptica e Airbourne e Rose Tattoo ma che potevano tranquillamente essere sostituite con altrettanto valide band italiane, dando loro così la possibilità di esibirsi ad un grande e prestigioso evento come il Gods.

 


Data: 27/06/2008
Luogo: Bologna - Arena Parco Nord
Genere: Heavy Metal

 

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