Foto: Andrea Ranzi La suite del Pelléas et Mélisande, basata su un arrangiamento di Erich Leinsdorf, è costituita principalmente dai preludi e dagli intermezzi orchestrali dell'opera. La direzione di Conlon appare molto in sintonia con le sfumature delicate e i timbri intricati della partitura e l'orchestra riesce ad agire non solo come forza unificante ma, coerentemente con l'intenzione originaria di Debussy, prende il sopravvento su ciò che le voci non sono in grado di esprimere. La drammaturgia dell'opera segue fedelmente l'ordine cronologico dalla lenta e greve introduzione dell'opera fino alla luce del Do diesis maggiore finale che segue la morte di Mélisande. Per molti versi, l'estrapolazione della sola suite, iniziativa che in vita Debussy contrastò con decisione, potrebbe essere funzionale al suo avvicinamento da parte di chi non abbia mai avuto modo di ascoltarla. A tratti, tuttavia, nonostante la cura prestata per assicurare che le giunzioni abbiano una sorta di senso armonico, l'impalcatura fatica a reggere e la trama e lo straordinario arco emotivo dell'opera ne risentono inevitabilmente. La Decima Sinfonia di Šostakóvič è una rappresentazione del potere del popolo che passa per la disintegrazione e ridicolizzazione musicale dell'immagine staliniana. L'intero primo movimento è ben modellato denotando lo slancio formale e l'eleganza del miglior Brahms e la maestria contrappuntistica di Bach. Violoncelli e bassi sono una presenza oscura e tattile nei pianissimo, i fiati suonano radiosi nei soli del primo e terzo movimento mentre i violini sostengono, articolano e fraseggiano la climax del primo movimento con decisione ed energia. Conlon riesce a disegnare il secondo movimento con ferocia sfrenata ad un ritmo idealmente rapido. Sottolinea il dettaglio della partitura nel crepuscolare Allegretto senza mai permettere alla esecuzione di perdere slancio. Nel terzo movimento, la direzione non disegna, come accade in altre esecuzioni, una danza meccanica e grottesca, ma fornisce una soluzione più lirica. Il valzer è staccato più agilmente. Gli echi di corno mahleriani, che fanno capolino per tutto il movimento, non risultano stentorei ed implacabili, ma morbidi, a tratti seducenti. Il finale poi denota il giusto entusiasmo scandendo il celebre motivo DSCH attraverso la marcatura dei timpani. La filarmonica bolognese ha esposto la partitura con vigile precisione, controllando attentamente la sua potenza fino a quando le ardenti battute finali sono esplose in una luce del giorno abbagliante con l'intera orchestra impegnata nel riproporre i temi e sancire la vittoria finale sul regime.
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James Conlon direttore Orchestra del Teatro Comunale di Bologna musiche di: Claude Debussy Dmítrij Dmítrievič Šostakóvič
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