Il curriculum vitae di Willie Oteri è di primissima scelta ed include collaborazioni prestigiose con musicisti raffinati dell'ultima stagione dei King Crimson quali Tony Levin e Pat Mastelotto.
Ma tra le collaborazioni del passato, da far tremare i polsi ai comuni mortali, c'è anche l'impegno al fianco del maestro Frank Zappa e di Peter Gabriel. Alla luce di tutto questo bagaglio musicale ed artistico, è frequente la tentazione della critica di catalogarlo tout-court nel reame del rock progressivo anche se il suo impegno è decisamente orientato verso il suo lato più sperimentale e questo suo ultimo sforzo, realizzato assieme al trombettista Dave Laczko ed intitolato WD-41 disponibile solo in download via internet, ne costituisce la prova più vistosa. In buona sostanza con questa opera il binomio tratteggia l'immagine di una ideale e brulla terra di nessuno attraverso il robusto ricorso a chitarre e fiati effettati e sapientemente manipolati elettronicamente, con sezioni vocali asimmetriche e multistratificate elaborate da Oteri e profondità sonore e di vasto respiro orchestrate da Laczko. L'idea di musica avanguardista strutturata attorno all'impiego dell'elettronica matura uno slancio enorme grazie all'ottimo lavoro svolto alle chitarre e alla elaborazione del suono di Willie Oteri in perfetta simbiosi con il trombettista Dave Laczko. Tutto il disco è figurazione di una cavalcata spaziale costruita in un oceano di loop sonori, cesure musicali, suoni sintetizzati registrati a tratti in presa diretta. Entrambi i musicisti contribuiscono a far ricadere sull'ascoltatore sensazioni che possono essere ora impalpabili e celestiali ora grevi e cupe ma tutto accade senza che si perda di vista l'empatia e l'entusiasmo vissuto da entrambi nella fase della registrazione. In qualche maniera questo WD-41 è inquadrabile nell'idea di un gigantesco soundscape alieno finalizzato a stimolare la mente e la fantasia del pubblico. Oteri e Laczko si fondono in una psichedelica astrazione sonora densa di improvvisazione. La chitarra di Willie Oteri soffre letteralmente e si strugge grazie alle dilatazioni effettistiche. Ed è tanto rispondente al vero questa sensazione che a tratti appare quasi impossibile distinguere da dove possano realmente provenire suoni tanto difformi. 84/100
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Willie Oteri: Chitarra, loops, effetti Anno: 2009 |