The Unbelievable Noisy Quartet (TUNQ) sono una band di La Spezia formatasi nel 2007 e che raggiunge nel Settembre del 2008 la line-up attuale.
La band, dopo oltre un anno di lavoro, da alla luce, nel 2009, il suo primo disco. L'EP è interamente autoprodotto ed è stato realizzato a scopo promozionale. I TUNQ propongono dei brani dallo stile decisamente Nu Metal che però ha chiare contaminazioni post-grunge. Essi inoltre non disdegnano affatto sperimentazioni sonore di vario genere. Possiamo trovare suoni campionati di ogni sorta e sonorità quasi orientali come si può ascoltare nell'intro "Gordon R.I.P." Il sound risente un po' delle registrazioni casalinghe. Ad ogni modo esso non ha inficiato nel giudizio complessivo sulla band. Come dichiarato dalla stessa band, i TUNQ si propongono di offrire un "sound alternativo, che si discosta dai clichè di una scena musicale underground oramai satura e priva di nuove idee". Ma entriamo subito nel merito dell'Ep omonimo. Il disco apre con un'intro denominata "Gordon R.I.P." che, come detto, comincia con una chitarra dalle sonorità arabeggianti. L'intro appare subito più interessante mano a mano che gli strumenti si aggiungono e l'intensità cresce, c'è anche spazio nel finale per qualche scream che non guasta a rendere il tutto più energico ed emozionante. Nel finale il brano sfocia in un metal pesante, aggressivo e cadenzato come vuole il genere (il pensiero va subito al concetto dei clichè sopracitato). Il secondo brano, "Lost Words", comincia con un basso distorto seguito subito dalla sezione ritmica. Qui è possibile sentire la voce del vocalist Giovanni Chiantone. La sua voce appare subito "leggera" , manca di quella espressività e durezza suggerite dalla musica dei TUNQ. Il timbro inoltre sembra (forse a torto) quello di una voce giovane e ancora poco matura. Ci duole dire che ciò inciderà non poco nel giudizio finale. "Dejavù", il terzo brano, ricorda le sonorità dei Korn con chitarre effettate con chorus e reverbero. Esso alterna momenti più eclettici e quasi "schizofrenici", conditi da suoni particolari che ben colorano il pezzo, a improvvisi toni più granitici come nel ritornello. I cambi di tempo appaiono un po' imprecisi. Durante il brano si sente un intermezzo che ricorda molto i primi Slipknot. Il brano, con spunti di maggiore maturità, è forse il migliore dell'EP. Anche qui però, troviamo il limite della voce che quando sale di tonalità risulta poco convincente. Segue "White Flies". Il brano apre con chitarre in clean, qui molto ariose e reverberate, il ritmo è più incalzante e sicuramente interpreta bene il concetto del volo. Anche qui troviamo imperfezioni esecutive (il tempo ragazzi!). Dal punto di vista vocale, qui osserviamo un'alternanza di toni leggeri e recitativi a parti aggressive con voci sporche e dure. Il brano ha il difetto, a nostro avviso, di risultare un po' ridondante e poco maturo; sia negli arpeggi che compongono il brano, sia nell'interpretazione vocale delle parti "recitate", le quali richiedono decisamente un certo peso specifico nell'interpretazione del cantante. "White flies" termina con un lungo outro dove i TUNQ fanno capire quanto piaccia loro sperimentare con i suoni e creare atmosfere suggestive. In questo crediamo riescano davvero bene. Ultimo brano è "The end of everything": esso ricorda alcune sonorità degli Skunk Anansie. Il songwriting è più maturo rispetto al pezzo precedente e le partiture ritmiche appaiono interessanti. Probabilmente i pezzi sono stati scritti in periodi diversi, motivo per cui si potrebbero spiegare alcune discrepanze compositive tra i vari brani. I TUNQ in definitiva sono una buona band la quale però è ancora distante dai canoni che oggi il mercato impone. La concorrenza è spietata ed è sempre più difficile, anche armati dai migliori propositi, ottenere delle composizioni del tutto originali ed esaustive. Ci rendiamo conto che non si tratta di un album di esordio, bensì di un primo approccio col mondo che sta fuori la realtà locale. Non possiamo però sorvolare sulle lacune che ci sono sembrate evidenti in alcuni passaggi dell'EP dal punto di vista dell'esecuzione vocale e strumentale. Lacune che purtroppo inficiano sul giudizio finale. Gli spunti interessanti non mancano ma il risultato finale è un po' acerbo. Con un po' di impegno, che sembra finora non sia mancato, i TUNQ, ne siamo certi, potranno migliorare ancora. 55/100
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Giovanni Chiantone: Voce Anno: 2009 Sul web: |