A volte il risultato di una recensione dipende, non solo dal fatto che una band possa essere più o meno in gamba e possa proporre idee più o meno innovative, ma in buona parte anche da chi la scrive; ed è questo probabilmente il caso di questa recensione, dedicata a La Sfera, band di Velletri, ed alla loro proposta intitolata La Fabbrica dei Suoni Irraggiungibili.
Come dicevo, forse questa volta questi i ragazzi romani sono stati sfortunati, ma io in tutta sincerità, non posso esimermi dall'esprimere diverse perplessità sul loro lavoro, che a parte l'artwork, che trovo davvero suggestivo e ben fatto, sicuramente la cosa migliore dell'album, pone in me molti dubbi riguardo la parte prettamente musicale. Il sound della band risente di influenze quali Tool, Rush e di gruppi italiani come Marlene Kuntz e Afterhours. A tratti il loro stile appare molto cantautorale, vuoi anche per la voce di Daniel Pucci, timbrica che però non mi convince per una fondamentale assenza di dinamiche o escursioni vocali particolari. I testi scritti da Antonello Rabbuffi sono ermetici a tal punto che francamente non riesco a carpirne il significato preciso ma probabilmente sarà un limite mio. La registrazione che possiamo considerare nel complesso discreta, lamenta però qualche evidente problemino nel missaggio soprattutto, cassa e basso hanno un sound non ottimale e talvolta si può percepire qualche problema nel tenere il beat e anche qualche imprecisione alle tastiere. Le esecuzioni dei musicisti non sembrano di grande livello tecnico e la parte compositiva sembra seguire schemi nell'insieme molto simili tra di loro. Un discorso a parte invece merita il chitarrista Giulio Nardini che al contrario trovo molto maturo sia nel sound che nel tocco che sopratutto in alcuni particolari arrangiamenti, chiaramente un musicista molto ben preparato. Quindi in conclusione un disco che ahimè non riesce a raggiungere a mio avviso la sufficienza, numerosi ed importanti i momenti che mi sento di considerare non ottimali, specialmente in un genere come quello proposto che pone la tecnica esecutiva e compositiva come apice qualitativo e come segno distintivo tra un lavoro nella norma ed un lavoro che si possa considerare di livello superiore, non basta una discreta registrazione ed un buon apporto con le 6 corde a raggiungere la piena sufficienza. 50/100
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Daniel Pucci: Voce Anno: 2008 |