Nati nel 1998 nella provincia romana, i Misantropus sono un trio doom metal molto interessante del nostro panorama underground, che solo a causa di un'instabilità della propria line-up non è mai riuscita ad essere costante nelle release, e di conseguenza ad emergere. Oggi l'etichetta Doomymood Records, con un'operazione simile a quella dei Focus Indulgens, ristampa in sole 500 copie il primo album della band di Latina uscito nel 2003 includendo anche l'EP rilasciato lo stesso anno.
Una musica tanto semplice quando potente quella che i Misantropus ci presentano in questo LP+EP 2003, che si rifà alla tradizione del doom senza però apparire come semplici cloni della scena. Una tecnica esecutiva pregievole garantisce a brani come "Life" e "Man" di risultare convincenti e piacevoli. La prima verte su un'incipit potente di batteria per poi progredire in una serie di riff lenti ma vigorosi, la seconda assomiglia più ad una sgroppata sonora dove il basso pulsante garantisce il giusto groove alla composizione; ma l'anima del terzetto emerge con prepotenza nella sabbatthiana "Animalspact", candenzata e cupa, giostrata con grande convinzione e precisione esecutiva. La parte più eclettica e traformista invece è affidata alla pragmatica traccia di chiusura, e cioè "Transformation", che cambia pelle in continuazione, accentuando le capacità tecniche della sezione ritmica. I due brani presenti nella tracklist dedicata all' EP 2003 non sono altro che un recupero dei brani presenti nell'Album 2003, ma che si differenziano da essi grazie agli interessanti inserti vocali di Francesca Luce, che risultano interessanti per l'arricchimento degli arrangiamenti. Nel frullatore sonoro dei Misantropus dunque, possiamo trovare un'apertura a ventaglio di tutte le sfumature che il doom metal ci ha offerto sin dalla sua nascita, facendo cosi risultare questa release poco originale ma ben calibrata dal punto di vista del songwriting, densa e vigorosa come solo i migliori prodotti del genere possono garantire. Ma questo non è un disco per tutti, il sound che il trio laziale offre è ostico alle orecchie meno allenate e molto spigoloso, a volte forse troppo pretenzioso in alcuni passaggi. Ma aldilà di questo, il risultato finale è tanto interessante quanto riuscito. 74/100
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Alessio Sanniti: Chitarra Anno: 2011 |