Ci sono certi generi musicali di origine anglosassone che però, a mio parere, ha senso suonare solo nella propria lingua. Uno di questi è sicuramente il punk rock, o lo ska-punk, perché non comprendendo subito il testo o non conoscendone per nulla i riferimenti, si perderebbe la carica “sociale” e lo spirito di protesta e che più delle ritmiche distorte o del drumming veloce fanno parte del DNA di questo genere.
Penso siano abbastanza d’accordo tutti i gruppi che negli anni, con alterne fortune, hanno calcato i palchi dello stivale diffondendo il verbo del punk italico: Punkreas, Pornoriviste, Peter Punk, solo per citarrne alcuni, quelli ai quali, perlopiù, si ispirano i Causa, quintetto toscano attivo dal 2006 con all’attivo un album, svariati EP e un bel po’ di date live, anche al seguito di nomi importanti della scena italiana. Con questo secondo LP, Teledisperati, i Causa, ripropongono il classico canovaccio ska/punk/rock, tirato e pestone ma melodico, sorretto da riff massicci in power chord e guidato da linee di chitarra solista orecchiabili. Fra cori e strofe in levare, si declina tutto l’armamentario punk rock, dai pezzi più ska (“Maschera”, “Libera”) a quelli più pesanti (“Atomo”), passando per il reggae (“Torre del silenzio”). Anche l’armamentario ideologico è tutto lì: i testi sono una serie di invettive dirette e rabbiose, spesso volutamente eccessive, contro i bersagli “tradizionali”: proibizionismo delle droghe leggere, banche, ipocrisia all’italiana. Plauso per “Terre del silenzio”, canzone contro la mafia, che secondo me nei testi della musica italiana è ancora troppo poco presente. Ora, su Teledisperati ci sono da dire fondamentalmente due cose: la prima, è che il livello compositivo è, in media, buono: il lavoro chitarristico è semplice ed efficace, le melodie funzionano (il ritornello di “Sangue sporco”, per dirne una, è proprio figo) e sono coinvolgenti, il gruppo spinge sull’accelleratore nei punti giusti e alla fine i pezzi deboli sono pochi, quelli buoni, cavalcando su ritornello travolgenti e ottimi cori, abbondano: “Maschera”, “Libera”, “Sangue sporco”, “Atomo”, sono degli ottimi esempi di punk-rock all’italiana, freschi e coinvolgenti, immediati e orecchiabili. La seconda cosa da dire, però è che complessivamente, a mio parere, l’album ricorda parecchio i Punkreas, a partire dalle linee di chitarra, passando per lo stile e lo spirito dei testi, tutto ricorda un po’ la produzione di quegli alfieri del punk italico. Certo, si tratta di elementi che sono parte integrante del genere, la cui tradizione i Causa hanno scelto di seguire con onesta e genuina fedeltà, ma la somiglianza diventa lampante accostando non solo la voce di Cesto a quella di Cippa, frontman dello storico gruppo lombardo, ma anche l’utilizzo dei cori e in particolare della seconda voce che in entrambi i gruppi svolge spesso un ruolo da protagonista, per bilanciare con passaggi alti e squillanti una voce principale bassa e graffiante. Morale della favola, mi sembra un peccato che il gruppo getti un ombra su un lavoro godibilissimo e ben confezionato appiattendosi su schemi e toni già utilizzati e riconoscibili. Certo, magari si può dire che in fondo non importa, purchè i pezzi siano coinvolgenti e funzionino, alla fine si tratta di punk rock e nessuno cerca la svolta del secolo, ma io credo che i Causa potrebbero fare di più e mettere più personalità in quello che fanno senza abbassare il livello qualitativo, in primis variando un po’ lo stile vocale.
68/100
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Cesto: Voce Anno: 2012 Tracklist: |