Home Recensioni Album Michele Maraglino - I Mediocri

Michele Maraglino
I Mediocri

E’ un periodo d’oro per il cantautorato italiano, o almeno per quello che oggi chiamiamo così, con buona pace di quanti sottolineano le diversità intrascurabili con quello che eravamo abituati a chiamare cantautorato italiano fino a qualche anno fa.

Poi, un numero sempre crescente di ragazzi ha iniziato a cantare, con uno stile musicale più o meno (magari a volte anche troppo) essenziale, questi anni confusi col loro carico di paure, angosce e stranezze. Fra questi ragazzi, c’è anche Michele Maraglino, 28 anni, tarantino, autore di un EP, nel 2010, che aveva ottenuto una certa risonanza. Esce, quest’anno, col suo primo LP, un disco dal titolo abbastanza esplicito: I Mediocri. Nell’album, in effetti, si parla di mediocrità, una parola attraverso la quale Maraglino legge le miserie della sua generazione, il limbo di inerzia dove buona parte della sua generazione è precipitata, un limbo privo di prospettive e di futuro; forse più un girone, dove parecchi coetanei del cantautori vagano a vuoto fra disoccupazione, stage non retribuiti, provini-prostituzione, ritualità del “tempo libero” manovrate dall’alto.

I testi di Michele sono asciutti ed essenziali, parole dirette senza troppe metafore che trasudano una dirompente urgenza di parlare di qualcosa senza far troppo caso ad imbellettarla e “poetizzarla”. Magari anche, quando ci vuole, esigenza di urlare, con il grido arido e disperato che esce dalla sua gola nei momenti più strazianti. Quest’urgenza espressiva è una delle armi vincenti di Maraglino: le sue storie sono storie ordinarie narrate con una semplicità disarmante, una narrazione che alla lunga può anche sembrare un po’ scarna, che ma che colpisce l’obiettivo, dribblando anche il rischio di uscirsene con qualcosa di criptico e difficilmente comprensibile, come pure ogni tanto capita di sentire in giro.

Arma vincente, sì, quando con poche parole riesce a creare scenette divertenti, tipo il crescendo con exploit ribelle e liberatorio sul finale di “Lavorare gratis”, o anche toccanti, e qui tocca citare “Taranto”, che, sarà che ora (solo ora, con tanto ritardo) se ne parla tanto, non può lasciare indifferenti; ma anche un arma che a volte si rivela a doppio taglio, quando finisce per banalizzare argomenti delicati, o anche a esagerare un po’ nel colpevolizzare in maniera vagamente moralista certi atteggiamenti che, almeno credo, vadano trattati in maniera meno semplicistica.

Per quanto riguarda musiche e arrangiamenti si può fare un discorso simile: il tappeto musicale, ideale per le parole di Michele, è fatto di arrangiamenti poco complessi, a base di basso, batteria e due chitarre. La qualità delle melodie è spesso molto buona,  non è difficile che un pezzo entri in testa dopo un paio di ascolti, e non ne esca per un po’, e gli arrangiamenti di chitarre e basso sono essenziali ma accattivanti, fra una tirata rock qua e un flirt col pop là.

Questo però non basta a scacciare la sensazione di deja-vu che si ha una volta arrivati alla fine di un album che si gioca bene molte cartucce, ma nel complesso risulta un po’ monocorde. Insomma, sia per quanto riguarda arrangiamenti e voce, sia per quanto riguarda alcuni dei testi, mi pare che Maraglino abbia bisogno di affinare il proprio stile, scremarlo da certe ingenuità, e far uscire fuori con più chiarezza le qualità che, comunque, emergono abbastanza chiaramente anche da questo debutto.

69/100


Michele Maraglino: Chitarra acustica e voce
Francesco Federici: Chitarra acustica e chitarra elettrica
Daniele Rotella: Chitarra elettrica
Marco Zitoli: Basso
Francesco Miceli: Batteria

Anno: 2012
Label: La Fame Dischi
Genere: Cantautorato

Tracklist:
01. Verranno a dirti che c’è un muro sopra
02. Vita Mediocre
03. Taranto
04. Umida
05. Pensavo di morire (ma poi non è successo)
06. Vienimi a cercare
07.  Lavorare gratis
08. L’aperitivo
09. Tutto come prima

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