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Crown Of Autumn
Splendours From The Dark

Il suono di una musica che scorre al rovescio, quasi a voler sottintendere un viaggio indietro nel tempo, apre questa nuova opera dei milanesi Crown Of Autumn. Sono infatti passati quattordici anni dalla pubblicazione del loro The Treasure Arcane, piccolo gioiello di metallo oscuro ed epico, che all’epoca della sua uscita aveva convinto positivamente pubblico e critica specializzata. Alla guida della band c’è sempre Emanuele Rastelli, il quale, insieme al fido drummer Mattia Stancioiu (già con i Labyrinth), e con l’aiuto del nuovo singer Gianluca Girardi, che si occupa delle clean vocals, ci regala undici brani bellissimi e suggestivi. Le coordinate musicali sono le stesse, ma, rispetto al disco di debutto, c’è meno orchestrazione e il riffing è più incisivo, tanto da riportare alla mente i primi lavori dei Kamelot e le atmosfere eroiche dei Virgin Steele.
Templeisen”, come detto all’inizio, parte con una melodia proveniente da un nastro ascoltato al contrario, poi muta in un coro gregoriano ed esplode con un riff potente e incalzante. Nella successiva “Aegis”, arpeggi e chitarre distorte si fondono alla perfezione, mentre la voce femminile di Milena Saracino, che campeggia nei passaggi più delicati, si alterna al growl di Emanuele e alla voce pulita di Gianluca. Nel brano “Noble Wolf” le linee melodiche della chitarra sono spezzate da un drumming agguerrito; la seguente “Forest Of Thoughts” è maestosa ed epica, grazie all’elegante prestazione di Milena, mentre in “Ultima Thule” viene fuori il lato acustico dei COA.

Con il suo giro di chitarra caldo e corposo “To Wield The Tempest’s Hilt” è l’apice del disco, bello il ritmo sincopato e avvincenti sono gli stop e le ripartenze, sembra power teutonico, ma il gusto melodico è tipico delle band italiane.
In The Garden Of The Wounded King” sembra quasi un minuetto nel quale sono disseminate tastiere ispirate dal sapore prog anni settanta, sugli scudi il magnifico chorus.
Ye Cloude Of Unknowing” presenta una introduzione acustica poi risuonata in versione elettrica, l’atmosfera è folkeggiante anche per l’utilizzo del violino. Il rumore della risacca e le grida dei gabbiani aprono “Spectres From The Sea”, un brano diverso dagli altri, quasi un esperimento (forse figlio dei lavori di Emanuele con i Magnifiqat), infatti le tastiere suonano in loop e la batteria è elettronica, si respira aria di musica new age (alla Nightnoise), sul finale la chitarra scompare, il nastro si riavvolge e il disco termina così come era cominciato.

Tutti i pezzi, anche quelli non citati, sembrano usciti da una partitura medioevale, nella quale gli inserti acustici intonano madrigali e si incastrano perfettamente tra le cavalcate epic metal. Da segnalare anche l’uso moderato del growl, che guida gli assalti black metal e conferisce all’intero prodotto una atmosfera darkeggiante.

Questo Splendours From The Dark è davvero un lavoro interessante, che non fa rimpiangere il suo predecessore e che dimostra ancora una volta come i gruppi metal italiani non siano secondi a nessuno. Ora speriamo solo che non passino altri quattordici anni per riascoltare una nuova opera dei Crown Of Autumn.

80/100


Emanuele Rastelli: Chitarre, basso, tastiere e voce
Gianluca Girardi: Voce melodica
Mattia Stancioiu: Batteria e programming

Guest:
Milena Saracino: Voce femminile

Anno: 2011
Label: My Kingdom Music
Genere: Epic/Dark Metal

Tracklist:
01. Templeisen
02. Aegis
03. Noble Wolf
04. Forest Of Thoughts
05. Ultima Thule
06. At The Crystal Stairs Of Winter
07. To Wield The Tempest’s Hilt
08. In The Garden Of The Wounded King
09. Triumphant
10. Ye Cloude Of Unknowing
11. Spectres From The Sea

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