Home Recensioni Live Omar Pedrini e Gadjos - San Giorgio Ionico (Ta) 27 gen 2024

Omar Pedrini e Gadjos
San Giorgio Ionico (Ta) 27 gen 2024

San Giorgio Ionico (Taranto), 27 Gennaio 2024 - Jibò Disco Club

My my, hey hey
Rock and roll is here to stay…
Hey hey, my my
Rock and roll can never die

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Lo spirito del concerto di Omar Pedrini tenutosi al 'Jibò Disco Club' di San Giorgio Ionico (Taranto), è racchiuso tutto nei versi di Neil Young sopra riportati.

Pedrini è personaggio di spicco nel nostro panorama musicale, perché con i suoi Timoria ha dimostrato concretamente che anche qui in Italia si può scrivere e suonare dell’ottimo rock, e si può competere, senza sfigurare, con band inglesi o americane.

Viaggio senza vento’, uscito nel 1993, è senza dubbio uno dei dischi più belli e importanti della nostra discografia, un concept album dai testi profondamente ispirati che poggiano su un tappeto musicale grintoso, evocativo e coinvolgente.

L’album, manifesto di una generazione alla ricerca della propria identità nel periodo post caduta del Muro di Berlino, è una sorta di romanzo di formazione nel quale si narra l'evoluzione interiore, piena di dubbi ed inquietudini, di Joe, un giovane che cerca di conoscere meglio se stesso nella delicata fase della vita che va dall’adolescenza all'età adulta.
Storia e musica lo rendono, quindi, un piccolo capolavoro (se vogliamo filosofico-esistenziale), degno della miglior produzione di gruppi come la PFM, le Orme o il Banco del Mutuo Soccorso.
Compagini alle quali i Timoria, ed Omar in particolare, si sono ispirati al fine di traghettare quel modo di intendere il rock negli anni duemila, operazione riuscita grazie ad ottime capacità compositive supportate da un sound fresco e moderno.
E così, il nostro protagonista, accompagnato da fidati ed esperti musicisti, ha proposto un set di brani estratti dal suo repertorio solista mescolati, ovviamente, con i pezzi dei Timoria.

La scaletta si apre con la melodia british di “Col fiato sospeso”, per poi proseguire con “Cosa vado a fare a Londra”, che piano piano si trasforma in “Shine on you crazy diamond” dei Pink Floyd.
Affascinante il medley acustico comprendente i brani più vecchi dei Timoria come “Lavoro inutile”, "1971 (Live in Amsterdam)", “Sacrificio” e “Milano (non è l'America)”.

Dalla ultima produzione solista, vengono pescate la misteriosa “Ombre etrusche” e l’inno ecologista “La giusta guerra”, che sul finale si apre con un coro a più voci armonizzate che regala brividi agli astanti.
Il frontman spende anche parole, che fanno riflettere, sui conflitti che segnano questo periodo storico, facendo notare che le guerre sparse sul territorio mondiale sono oltre 50, ma si dà notizia solo di quelle di cui conviene parlare.
Nel set non potevano mancare la energica “Senza Vento” e la funkeggiante “Frankenstein”, pescate da 'Viaggio senza vento'.

Sembra di assistere ad una lezione di storia del rock condensata in un paio d’ore, poiché tra le melodie dei pezzi suonati si celano riff e riferimenti che vanno dai citati Floyd a Ian Dury, passando per James Brown, Police, Bob Marley per arrivare ai Deep Purple e persino ai Goblin. Questo è il background del musicista bresciano, che ha dalla sua uno spirito di ragazzo, sincero, umano e disponibile.
Non mancano i siparietti durante i quali l’artista dialoga e intrattiene il pubblico raccontando aneddoti della sua vita on the road.
Da segnalare la promessa, poi mantenuta, fatta ad un ragazzino di 10 anni [Ciao Serafino! – n.d.R.], che dalla prima fila gli chiede il bis di “Senza vento”.

Ecco, questo è un episodio che rivela uno dei motivi della longevità del Rock, il Rock è cultura e non morirà mai perché si tramanda di generazione in generazione, come dimostrato dalla presenza nel pubblico di tanti adolescenti e bambini accompagnati da genitori (a loro va il nostro plauso) appassionati di musica e di larghe vedute.

A coronamento del concerto arrivano “Sole spento”, “Verso Oriente” e poi “Sangue impazzito” (brano richiesto a gran voce dal pubblico e descritto da Omar come una “preghiera”), il pezzo viene legato al finale della “Città di Eva” e incanta i presenti per sette minuti di pura magia.
La band interpreta una coinvolgente versione di “Hey hey, my my” di Neil Young (citata all’inizio di questa recensione), mentre per la conclusione viene scelto l’inno alla libertà e all’amicizia “Freedom”, il brano viene eseguito dalla band principale insieme agli opener Gadjos.

Il momento ha quasi il sapore di un passaggio del testimone, se è vero, come è stato annunciato, che questo è l’ultimo tour dell’artista bresciano.
Infatti i Gadjos ringraziano il “maestro” Omar per il contributo dato alla scena italiana.
Probabilmente è proprio merito di musicisti come Pedrini se ancora oggi l'Italia può vantare delle ottime band in ambito rock (e metal).

Il lungo viaggio del Rock quindi non si ferma, la scena è viva e vegeta come hanno egregiamente dimostrato in apertura i barlettani Gadjos.
Il gruppo, fondato nel 2007 dal cantante Luca Brado Raguseo, ha al suo attivo anche una finale a “Sanremo Rock” (anno 2022).

Già con il brano iniziale si comprende il loro spessore, infatti, dopo una breve intro partono le note di “Another brick in the wall” dall’incedere cadenzato (ripreso dai Korn), che a sorpresa ben si fonde con “Whole lotta Love” dei Led Zeppelin.
Ottimo il lavoro chitarristico di Bianca Lovero, sempre a proprio agio tra arpeggi, riff ed assoli.
Va segnalata la grande padronanza del palco del carismatico frontman Luca e l’incessante lavoro della rodata sezione ritmica composta dal drummer Nicola Lacerenza e dal bassista Jay Jay, che fornisce un gran contributo ai cori. La lista dei brani scorre fluida e tra essi si distinguono “Tra il rosso e il nero”, “Rockdown”, “Arizona” e “Maledetti”.
In sostanza una gran bella rivelazione.
La cosa rende ottimisti e lascia ben sperare sul futuro della buona musica.

Una breve considerazione: sarebbe sensato che tutti i rocker italici si coalizzassero e lasciassero da parte sciocche rivalità (cosa che spesso si è vista dalle nostre parti) e prendessero esempio dai gruppi rap, trap e similari, che si sono compattati in difesa del loro genere e hanno collaborato spesso tra loro, incidendo dischi con ospitate e “featuring” vari.

Questo l’augurio per tutto il Rock nostrano, che deve molto anche agli organizzatori di serate come questa, e, nel caso di specie, Mimmo Breccia e la sua “Production” (già promotore di varie edizioni del South’s Cheyenne Festival) e Sergio Sisto, manager dei Gadjos (che, per primo, aveva portato gli Extrema a Taranto nel lontano 1996).

Una menzione speciale va, infine, a tutti i presenti, che hanno partecipato sempre attivamente non facendo mai mancare il proprio caloroso supporto, ed è anche grazie a loro se il "Rock and roll è qui per restare”.

Foto della serata di "Eric" G. Laterza

 


OMAR PEDRINI Band

Omar Pedrini: Voce e chitarra

Davide Apollo: Voce

Carlo “Octopus” Poddighe: Chitarra, tastiere e cori

Simone Zoni: Chitarra e cori

Mirco Pantano: Basso e cori

Stefano Malchiodi: Batteria

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Data: 27/01/2024
Luogo: San Giorgio Ionico (Taranto) - Jibò Disco Club
Genere: Rock, Hard Rock

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opener

GADJOS

Luca Brado Raguseo: Voce

Bianca Lovero: Chitarra

Jay Jay: Basso e cori

Nicola Lacerenza: Batteria

 

 

 

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