Manduria (Ta), 06 Agosto 2017 - South's Cheyenne Festival - Stadio Via per Francavilla - Serata finale
Continua la grande kermesse del XV South’s Cheyenne, facciamo solo un breve riepilogo delle prime due giornate: Arriviamo dunque alla serata conclusiva. Intorno alle 19.00 aprono l’evento i campani Watercrisis, che, guidati dalla voce particolare di Caterina Salzano, propongono uno stoner rock mescolato a sonorità psichedeliche (alla Doors, per intenderci), per ottenere un risultato finale convincente.
Seguono i Breaking Larsen Theory, i quattro milanesi, capitanati dal cantante e chitarrista (mancino) Phil impartiscono una lezione di moderno hard rock ed innalzano ancora di più la temperatura della serata. Molto attenti a cori e aperture melodiche, i ragazzi hanno parecchi assi nella manica e bene ha fatto la Volcano Records a prenderli in scuderia.
A ruota sul palco giungono i tarantini Ninfea che, con brani come “Veleno di seta”, attualizzano e rinfrescano il sound di Seattle con l’aggiunta di una buona dose di cattiveria punk. “Ultima Ratio”, “Trip the darkness”, “Heaven’s a lie”, la partenza è da brividi. La scaletta include quasi tutti i brani estratti dall’ultimo fortunato Delirium, viaggio nei più oscuri meandri della psiche umana e approfondito sguardo sui disturbi mentali: solitudine, abbandono, follia, autolesionismo, suicidio… Il loro look è coerente con i temi del disco, camicie di forza lacerate e macchiate di sangue, volti sfigurati dal trucco per ridisegnare teschi, crani scoperchiati, pallottole in fronte, graffi. Il pubblico, inizialmente un po’ statico, probabilmente ammutolito e incredulo di trovarsi di fronte a tanta perfezione, comincia a scatenarsi. La front-woman invita i presenti a seguirla nei suoi vocalizzi sempre più difficili, la scena è fantastica… ormai la folla è ai suoi piedi, tutti conquistati, anche quelli posizionati nelle retrovie. “My Demons”, “You Love Me 'Cause I Hate You”… il sound si è fatto più oscuro rispetto a quello di inizio carriera, il riuscito incastro tra la voce limpida di Cristina e il cantato in growl di Andrea ha giovato e ha aperto nuove vie alla musica della band. Il ‘wall of sound’ creato è impressionante, la chitarra distorta ed il basso colpiscono dritto allo stomaco, Ryan è elegante e geometrico nei movimenti e, anche quando fa il giocoliere con le sue bacchette, non sbaglia un colpo. La cantante, prima di presentare “Nothing Stands In Our Way” (Nulla ci ostacola), raccomanda di inseguire sempre i propri sogni e di non farsi condizionare dai commenti o dai consigli fuorvianti degli altri e incita a ripetere la frase ‘We fear nothing’ (Non abbiamo paura di niente) e, continuando, spiega che i Lacuna Coil sono arrivati dove sono, proprio perché non si sono svenduti e non hanno dato ascolto alle persone che li volevano cambiare, e hanno sempre lottato con forza per superare gli ostacoli incontrati nell’ambiente musicale. Seguono la cover di “Enjoy the Silence” (che straccia l’originale dei Depeche Mode) e “The House Of Shame”, ormai è un trionfo. Applausi a scena aperta, tutti bravissimi, con Cristina che si conferma una delle voci più belle del panorama metal (e non solo) internazionale. Il concerto termina, con il richiestissimo bis, a conti fatti sono quasi due ore di spettacolo. Questa sera abbiamo assistito ad una esibizione fatta con passione, cuore e professionalità. Nessuno si è risparmiato e, nonostante il successo ottenuto, è evidente che la band è composta da persone vere, umili, che non si sono montate la testa, lo si vede da come si muovono sul palco e da come interagiscono con il pubblico. Immensi, basterebbe questo aggettivo per descriverli. Resta solo il desiderio fortissimo di incontrarli al più presto, perché questo è stato uno dei live più belli e intensi mai visti. Invece, assolutamente ingiustificati quelli che guardano i concerti sul computer e si lamentano che da queste parti non viene mai una band famosa (e magari si sciroppano migliaia di chilometri all’estero per partecipare al più sconosciuto festival underground); ingiustificati, anzi, condannati alla perdizione, coloro che sono rimasti a casa a guardare l’ennesima replica de “L’isola delle tentazioni” o porcate similari. A tutta questa gente, agli invidiosi, a quelli che non hanno dato supporto e agli amministratori della zona che hanno boicottato la serata - (e, in generale, l’intero festival) avendo autorizzato un evento concomitante più popolare - è andato l’irripetibile e caloroso bestemmione dell’organizzatore Mimmo Breccia, che ha mandato “a fare un giro” migliaia e migliaia di stradefunti. A tutti i bikers va un doveroso ringraziamento per la maniera impeccabile con la quale hanno gestito la manifestazione, nessun incidente e una accoglienza calorosa.
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Data: 06/08/2017
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