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Coroner
Modugno, 10 Dicembre 2011

Modugno (Bari), 10 Dicembre 2011 - Demodé Club
Servizio fotografico

La giovane organizzazione RockCult di Bari ha scelto come filosofia operativa quella di portare al Sud band che fino ad alcuni anni fa era impensabile riuscire a vedere sotto la linea del “Rubicone”.
Grazie alla ferrea volontà ed alla inossidabile passione di coloro che animano questo tipo di realtà (il pensiero è rivolto anche ad alcuni interessanti festival estivi quali ‘Agglutination’ e ‘Rock Metal Fest’) anche il popolo metallico del meridione riesce finalmente ad assistere a concerti di ottimo livello senza dover percorrere centinaia di chilometri o attraversare mezza Italia.
RockCult ha già fissato una serie di eventi di grande interesse per tutti gli appassionati del rock e del metal più estremo; la stagione, aperta a novembre da Glenn Hughes, si chiuderà ai primi di giugno 2012 con gli Obituary.
In una fredda sera di inizio dicembre l’appuntamento da non perdere è quello con i ritrovati Coroner. La location deputata è il Demodé Club, una discoteca ben adattata per l’occasione, che si trova nella periferia industriale di Modugno alle porte di Bari.

La serata è arricchita da ospiti interessanti e così il compito di scaldare il pubblico è affidato ai Tales Of Deliria. Nati nel 2003 con il nome di Deliriä, hanno all’attivo un demo e due full lenght, l’ultimo dei quali, Beyond The Line, masterizzato al Finnvox Studio di Helsinki, è uscito da pochi giorni. Il loro death metal, che spesso e volentieri sconfina nel thrash, è molto tecnico e ben eseguito. “Under This Shroud”, “Beyond The Line” ed “Ethereal Warrior” sono brani che si sviluppano con molteplici cambi di tempo dettati da una sezione ritmica devastante, sui quali le due chitarre imbastiscono riff poderosi e affascinanti trame melodiche. Non manca un omaggio alle proprie radici, infatti i cinque musicisti eseguono una arrembante versione di “Over The Wall” dei Testament, molto gradita dai presenti. Questa band è una vera sorpresa e sarà da tenere d’occhio.

Dopo una breve pausa salgono sul palco i Cruentus, storico gruppo barese, sulle scene ormai da oltre venti anni, autore nel 1995 del debut-album, prodotto da Paul Chain, intitolato In Myself. Alla guida della band c’è sempre il chitarrista e fondatore Antonello Maggi, al suo fianco troviamo il singer Nicola Bavaro e l’altro axeman Domenico Mele (entrambe componenti anche dei Natron), il batterista Nicola De Liso (già nei Folkabbestia) e l’agguerrito bassista Adriano Boghetich.
I ragazzi possiedono grande padronanza della scena, maturata dopo anni di concerti in Italia ed in Europa. “Blindness Means Watching” è puro thrash, potente e cadenzato. “Spoil The Flesh” si segnala per l’uso rabbioso del growl; il susseguirsi di stacchi, riff serrati, stop e ripartenze genera una atmosfera oscura, ma l’insieme è sempre ben governato e sotto controllo. “The Everspace” è incalzante, violenta, con un inserto rallentato e dark, durante il quale la sezione ritmica, precisa e compatta, fornisce una grande prova. Sugli scudi anche la ipnotica e ritmata “Circles”. L’infuocato set si conclude tra gli applausi del pubblico.

Intorno alle 23,30 arriva il momento degli Schizo, band fondamentale nel panorama della musica estrema italiana (e non solo), con una carriera che ha origine nel lontano 1984. Il cantante Nico Accurso si presenta, come già in altre occasioni, con il volto coperto da un passamontagna e con un ‘Kalashnikov’ in bella mostra sulla t-shirt, questo look minaccioso e aggressivo rispecchia alla perfezione l’impatto sonoro del gruppo. La scaletta sparata sulla platea è di quelle da far spavento: “Epilectic Void”, “Make Her Bleed Slowly”, “Violence At The Morgue”, “Delayed Death”, ci ricordano quanto sia grande il loro primo album Main Frame Collapse. Non mancano alcune schegge estratte dal project Mondocane (altro grande disco suonato insieme a componenti dei Necrodeath e uscito nel 1989); durante l’esecuzione di “Necroschizophrenia”, un uomo sulla cinquantina, fan della prima ora dei catanesi, sale a bordo palco per incitare gli astanti, che nel frattempo pogano all’impazzata. Feroci, e dal sound tagliente e pulitissimo, anche i brani più recenti “Demise: Desire” (da Cicatriz Black) e "Ward of Genocide" (dall’ultimo lavoro Hallucination Cramps). Questa sera Nico, S.B. Reder, Dario, Tato e Fabio sono tutti in splendida forma e la sensazione è quella di essere testimoni di uno show di alta qualità.

È ormai passata la mezzanotte, finalmente l’attesa durata oltre 15 anni è terminata, infatti, sulle note di “Golden Cashmere Sleeper” si materializzano sul palco i leggendari Coroner. L’emozione è molto forte, l’atmosfera magica. Tommy, Ron e Marquis sono concentrati e si tuffano a capofitto nella loro musica, evoluta, originale e unica. Grazie alla loro apertura mentale, i tre svizzeri hanno seguito un percorso sempre in crescita; partiti con un thrash aggressivo e veloce, un passo alla volta si sono spostati verso strutture techno thrash/death sulle quali hanno innestato (e, in alcuni casi, addirittura sostituito) partiture jazz, psichedelia, industrial rock, sino a creare un prodotto personalissimo difficilmente etichettabile. In una intervista rilasciata sul finire del 2009 a Roberto Michieletto e Francesco “Fuzz” Pascoletti (pubblicata su “Classix Metal” n.5/2009) Tommy aveva dichiarato: “(…) se mai dovessimo decidere di riesumare i Coroner, non potremmo non farlo se non con il più serio e approfondito approccio. Non lo faremmo mai per i soldi o per andare incontro alle aspettative generali”.
Quindi, se dobbiamo credere alle parole del chitarrista (e non c’è motivo di dubitare della sua sincerità), il gruppo si è riformato per una soddisfazione personale e per raccogliere i frutti di quanto seminato a suo tempo. Allora (primi anni novanta), come oggi, incompresi per il solo fatto di essere ultramoderni e avanti anni luce nella concezione del metal. Capaci di sprigionare una energia incredibile, senza viaggiare per forza a 200 di metronomo, senza cantare in modo brutale e trattando in maniera introspettiva, intelligente e diversa, un tema scomodo come quello della Morte.

Ora questi ‘Signori’ sono qui davanti ai nostri occhi incantati. Tommy sfodera una prestazione impressionante, confermandosi chitarrista di notevole spessore e gusto melodico, tra le sue note si celano blues e passaggi alla Pink Floyd. La musica passa tra le sue dita, gli attraversa tutto il corpo sino ad arrivare alle gambe con le quali colpisce più volte energicamente il palco scandendo il ritmo dei brani. Ron e Marquis non sono da meno, lucidi e precisi anche nelle sequenze ritmiche più complesse. Inoltre, la formazione a tre (nascosto sul palco c’è un quarto musicista, ma si occupa solo delle basi preregistrate fatte di voci e rumori di fondo e di qualche backing vocal) consente spesso alla band di lasciarsi andare in lunghe improvvisazioni.
La perizia tecnica è sempre stato uno dei punti di forza della band ed in maniera impeccabile vengono eseguiti i pezzi più interessanti del loro repertorio: “Internal Conflicts”, “Serpent Moves”, il classico “Masked Jackal”, “Status: Still Thinking”, “Metamorphosis”. Ogni tanto Ron ringrazia in italiano il pubblico, che è visibilmente in estasi per quello che i Coroner stanno concedendo. Ascoltiamo altri capisaldi della discografia degli elvetici: “The Lethargic Age”, “Semtex Revolution”, “Divine Step”. La cover dei D.A.F.Der Mussolini” viene cantata da Lui Cubello (roadie dei Coroner, coinvolto da Tommy anche nel progetto Clockwork), che si diverte a stravolgerne il testo mandando a quel paese mezzo Parlamento italiano. Dopo il capolavoro “Grin”, il gruppo prende un attimo di pausa, ma, richiamato a gran voce dagli spettatori non ancora esausti, ritorna on stage per suonare i bis. Il regalo finale è “Purple Haze” di Jimi Hendrix e la furiosa “Reborn Through Hate”, accolta da un boato della folla; questo gioiellino del thrash segna il termine del concerto. Sulle note finali, Tommy Vetterli scende dal palco per stringere la mano ai fortunati delle prime file.
Dopo il concerto resta una sola certezza: i Coroner meritano di diritto un posto (e non è una esagerazione) tra i “Grandi del Rock”. Questa band va riscoperta, fatta conoscere a tutti e va ricercata quando suona dal vivo. Non è possibile che un gruppo di questo valore resti sottovalutato e occorre evitare che passi nuovamente inosservato.

Una curiosità: nel backstage i tre musicisti svizzeri, dopo una mezzora di relax post-concerto, si fermano tranquillamente (sono passate le due di notte!!!) per chiacchierare e scattare foto insieme ad alcuni ragazzi. Per comprendere anche lo spessore umano dei personaggi vi basti sapere che, ad un certo punto, Ron è andato a rincorrere in un’altra saletta i suoi due soci per far autografare anche a loro una copia in vinile di Punishment for Decadence portata da un fan.

Le ultime righe servono per ringraziare la security sottopalco per la professionalità e simpatia dimostrata, Vittorio dei Tales of Deliria, che ha scritto di suo pugno sul mio notes la set list dei Tales, Nico degli Schizo, che è rientrato nel backstage per portare a me una copia della scaletta e, ‘last but not least’, Antonello Maggi (cortese e disponibile sino all’ultimo momento), chitarrista dei Cruentus, nonché ‘deus ex machina’ della RockCult e organizzatore di questa serata che rimarrà per sempre tra i migliori ricordi di tutti i presenti.

 


TALES OF DELIRIA
Vittorio “Orion” Bilanzuolo: Voce
Nicolò “Brado” Cantatore: Chitarra
Francesco “V” Picciariello: Chitarra
Francesco Patruno: Basso
Ale Fornari: Batteria

CRUENTUS
Nicola Bavaro: Voce
Antonello Maggi: Chitarra
Domenico Mele: Chitarra
Adriano Boghetich: Basso
Nicola De Liso: Batteria

SCHIZO
Nicola Accurso: Voce
S.B. Reder: Chitarra
Tato: Basso
Fabio Monaco: Chitarra
Dario Casabona: Batteria

CORONER
Ron Royce (Ron Broder): Voce e basso
Tommy T. Baron (Tommy Vetterli): Chitarra
Marquis Marky (Marky Edelmann): Batteria

Data: 10/12/2011
Luogo: Modugno (Bari) - Demodé Club
Genere: Heavy Metal

 

 

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