I Magnum, ormai passati allo status di band di culto dopo la reunion di inizio millennio, sono tornati di nuovo in pista con questo “Princess Alice And Broken Arrow”, ennesima prova di una band che continua il suo percorso artistico e stilistico fregandosene delle mode, sempre pronti a far emozionare l’ascoltatore con le proprie melodie fantasy, stacchi di hard rock e trame sonore sempre in bilico tra American Oriented Rock e quel pomp rock della quale sono indubbiamente i maggiori e migliori esponenti.
Sono passati quasi trenta anni da quel “Kingdom Of Madness” che portò una qualcosa di nuovo nel rock, ma la freschezza e la classe compositiva paiono inalterate. La copertina del disco, curata dallo “storico” Rodney Matthews, porta con la memoria da subito al capolavoro della band: “On A Storyteller’s Night”, che fece conoscere il loro monicker in ogni angolo del mondo, quasi a legare indirettamente i due album. L’asse Clarkin-Catley pare essere in grande spolvero: la sintonia tra i due sembra a tratti perfetta, come se il primo non potesse comporre e suonare senza il secondo e viceversa. Il disco, composto da undici pezzi per sessantadue minuti, spazia tra le solite armonie magiche ed eteree , garantite della testiere di Mark Stanwey e dalla chitarra di Bob Catley, sempre pronto ad un lavoro di tessitura di suoni ed effetti pauroso, in cerca di quell’alchimia “definitiva” con Clarkin, come già dimostra la canzone d’apertura “When We Were Younger”, dove il singer in grande spolvero risulta evocativo come non mai nel chorus del pezzo che porta in un’altra dimensione. La successiva “Eyes Wide Open” si apre con un riff incisivo e “duro”, per poi trasformarsi in un arpeggio ad introduzione del cantato; la batteria emette un ritmo sostenuto, mentre le (solite) tastiere entrano nel ritornello del pezzo, ancora una volta dall’appeal incredibile. Sia inteso, chi non ha mai amato il suono di questi musicisti non riuscirà mai ad amarli, chi invece impazzisce per questo approccio probabilmente esulterà, osannando questo nuovo lavoro come l’ennesimo capolavoro in casa Magnum. Ad assecondare la seconda tesi potrebbe bastare l’ascolto della ballata “Inside Your Head”, con il pianoforte a rifinire una melodia che profuma molto di ‘70s, con il solito Clarikin a fare la differenza. Per concludere posso solo dire che questo successore di “Brand New Morning” continua a mostrarci una band in stato di grazia, con l’aggiunta a questo giro di un tentativo (ben riuscito) di riavvicinarsi a quello stile di inizio anni ’80 senza sembrare patetici autocitazionisti, evitando varie operazioni nostalgiche alla ricerca di qualche ristampa. Insomma, prendere o lasciare. |
Tony Clarkin: Voce Anno: 2007 |