Home Recensioni Live British Steel Fest - Bologna, 7 Novembre 2010

British Steel Fest
Bologna, 7 Novembre 2010

Bologna, 7 Novembre 2010 - Estragon


Servizio fotografico

L’arrivo e mamma ho perso l’aereo

1980 – 2010: trent’anni di vita della New Wave Of British Heavy Metal festeggiato all’Estragon di Bologna con un festival ricco nel bill di alcune delle più grandi formazioni del movimento, una giornata di metallo fuso old school che ha attirato moltissime persone da tutto lo stivale. Ma andiamo per ordine. Quando mi sveglio il giorno dell’evento un forte raffreddore ha deciso di rovinarmi la kermesse, ma dopo aver messo dentro il portafoglio una bustina di Tachipirina (ed dopo averne presa una dopo pranzo) decido che non posso mancare (eh no, alla prima data italiana degli Angel Witch in terra nostrana NO!). Quando verso le 15 del pomeriggio parto da Prato direzione Parco Nord di Bologna, dove è situato l’Estragon, una scrosciante pioggia accompagna il mio viaggio: ci sono tutti i crismi per passare una brutta giornata. Intorno alle 16:20 arrivo sul “luogo del delitto”, dove già decine e decine di vetture sono parcheggiate nei pressi del locale, e la pioggia nel frattempo ha deciso di calmarsi, donando anche un clima mite. Preso il mio pass entro che gli Elixir sono appena saliti sul palco: qualcosa non mi quadra. Nel programma della giornata, l’evento sarebbe dovuto iniziare con i Weapon, che come dei Macaulay Culkin in erba, hanno perso l’aereo per arrivare nel capoluogo emiliano. L’esibizione della band del sempre potente vocalist Paul Taylor si è consumata tra già una buona presenza di pubblico, calibrando sapientemente il vecchio repertorio con i brani del recente album All Hallows Eve, risultando tecnicamente impeccabili e ben coinvolti nell’atmosfera.


Grim Reaper e la corrente che se ne va, gli ineccepibili Demon e i Crying Steel non sono profeti in patria

Finito lo show degli Elixir è il momento dei più noti Grim Reaper, guidati dal mai domo Steve Grimmet, criniera da leone e pancia da pensionato, vocalmente in riserva dopo pochi minuti ma lo stesso acclamato per la passionalità dimostrata on stage. Brani dal forte appeal antemico come “See You In Hell” e “Fear No Evil” hanno mandato in delirio i fan, che nonostante un breve black out ha acclamato per tutti i 45 minuti la performance dei Grim, che hanno soppianto ad uno show tecnicamente discreto ad una simpatia del proprio leader senza uguali. Momento d’emozione quando hanno performato “Don’t Talk To Stranger” di Ronnie James Dio (non saranno gli unici a rendergli onore): i leoni del metal tutto sommato, ruggiscono ancora. Intorno alle 18 è il momento dei Demon, a parere di chi scrive autori del concerto più bello e trascinante della serata. Non semplice metal classico, ma anche sfumature progressive e AOR che hanno coinvolto con una performance serrata e ai limiti della perfezione , coadiuvati anche da uno strepitoso repertorio. Inutile dirvi la standing ovation che ha accompagnato l’esecuzione di “Night Of The Demon”, “Don’t Break The Circle” e “Into The Nightmare”, uno dei brani più belli ed emozionanti mai partoriti dal metal britannico. Subito dopo è l’ora dei Crying Steel, band che con la Gran Bretagna non ha niente a che vedere: infatti hanno diffuso il loro verbo metallico in quel di Bologna, e quindi han giocato in casa, ma come tradizione vuole, nessuno è profeta in patria. Niente da dire sulla perfomance, abbastanza coinvolgente e calda, ma tutto sommato domandarsi sul perché della loro presenza all’interno di una giornata che doveva tributare la musica d’oltre manica è lecito, ed il pubblico non sembra essere stato particolarmente coinvolto. In molti han preferito seguirli da fuori il locale, fumando, parlando e mangiando qualche panino.

(i Demon sul palco del British Steel Fest)

In un comunicato stampa diffuso dalla band stessa sul proprio sito ufficiale, questa parte del tour dei Diamon Head avrebbe previsto la performance integrale di White Album, il masterpiece della band di Brian Tatler, ma cosi non è stato. Peccato, perché il contesto sarebbe stato perfetto, ma tutto sommato anche se un pò manieristici e freddini nell’interazione col pubblico, questa versione dei Diamon Head (con alla voce Nick Tart, dal 2004) sciorina un’esibizione tirata dove si bilancia il nuovo (“Give It To Me” e la meno coinvolgente e grungeggiante “This Planet And Me”) col passato glorioso (“In The Heat Of The Night”, “Sucking My Love” e “Am I Evil”) senza battere ciglio, anche se le differenze a livello qualitativo sono palesi. Se ne escono in assoluto tripudio, grazie anche all’ottima verve dello storico chitarrista Brian Tatler, il più in forma della combriccola. Abbiamo superato abbondantemente le 21.30 quando sul palco giungono le quote rosa Girlschool, che si non saranno più delle ragazzine (per usare un’ eufemismo), ma hanno profuso lo stesso testosterone e sudore in abbondanza. Qualche problema tecnico (il microfono che non sta eretto sull’asta – si sarà emozionato troppo? ..ops) ma un repertorio che niente a da invidiare ai colleghi maschietti. Anche loro tributano Dio con la quale hanno collaborato qualche anno fa in un brano, e colgono il loro momento di gloria con la cover di “Race With The Devil” dei Judas Priest, incisa nel 1980 (toh, che caso) nel loro masterpiece Demolition. Nonostante le mie condizioni di salute precarie, ammetto che la genuinità di tutti i concerti e il clima amichevole instaurato tra i metallers presenti mi han fatto scivolare via come niente le 8 all’interno dell’Estragon, divise tra qualche sigaretta fumata, una piadina e tanto foto scattate (e qualche istante di air guitar, immancabile eh) ci portano all’ultima formazione: gli Angel Witch. La band di Kevin Heybourne, tenace nel tenere in vita tra qualche alto e molti bassi la band per più di 3 decenni, si è dimostrata coesa e con un suono potente e granitico, e “grazie” all’assenza dei Weapon che ha alleggerito il bill si son pure concessi più di un’ora di concerto. Tra una “Sweet Anger” e una demoniaca “Angel Of Death” con quale brano avrebbero potuto chiudere? Beh si, avete azzeccato, è “Angel Witch”! E’ stata la loro prima volta in Italia, ma la speranza e di rivedere presto una band che forse meriterebbe una massiccia rivalutazione, per quando ha donato (seppur con un solo disco, l’esordio) al metal inglese.

(gli Angel Witch sul palco del British Steel Fest)

Chiosa: il ritorno a casa con un sorriso ben stampato sulla faccia

Ok lo ammetto, forse sul mio stato fisico ho un po’ enfatizzato, alla fine me lo son goduto a pieno questo British Metal Fest, e quando sono uscito sudato e stanco dall’Estragon, avevo un sorriso di immensa soddisfazione. Un plauso innanzitutto va all’ottima organizzazione di Bologna Rock City, che incoraggiati dal buon successo del Rock Hard Festival del mese precedente hanno lavorato alla grande anche per questa kermesse, poi non posso che rimarcare la grande professionalità delle formazioni partecipanti, tutte snobbate dal grande pubblico ma che hanno ancora un posto nel cuore di tante persone e che hanno dimostrato, nonostante una critica con la puzza sotto il naso quando si fa un loro nome a caso, di come ci sia tantissimo musica di spessore anche in un movimento che aimè, dopo quella splendida stagione di inizio anni ’80 non ha saputo rigenerarsi.

 


Bands Partecipanti
Weapon (assenti)
Elixir
Grim Reaper
Demon
Crying Steel
Diamond Head
Girlschool
Angel Witch

Data: 07/11/2010
Luogo: Bologna - Estragon
Genere: Hevvy Metal

 

 

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