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Doogie White
As Yet Untitled

Praying Mantis, Rainbow e Yngwie Malmsteen. Questi i gruppi più conosciuti tra quelli per i quali è passato lo scozzese Doogie White, cantante da un’ugola che, assai pungente, gode certamente delle ascendenze esercitate dal Glenn Hughes più ispirato. Dopo aver rinvigorito i Tank e aver onorato i Kruk con la sua presenza, il nostro si dedica al suo primo lavoro solista. Ben lungi dal costruirsi una band tutta sua, si circonda invece di qualcosa come 13 musicisti, tra turnisti e collaboratori, tra i quali preme quantomeno citare Pratick Johansson (Yngwie Malmsteen), Neil Murray (Whitesnake, Black Sabbath, Vow Wow) e Derek Sherinian (Dream Theater).

L’opera si evidenzia quale prodotto di sano e genuino hard rock, perfettamente in bilico tra l’attitudine barocca dei primissimi Rainbow ("Dreams Lie Down and Die", "Land of the Deceiver") e le accattivanti soluzioni riffettare dei Whitesnake di inizio eighties ("Come Taste the Band", "Secret Jesus"), nonché del periodo post “1987” ("Lonely", "Times Like These").
Tuttavia, quanto appena riferito non vale in almeno tre brani: "Time Machine" e "Catz Got Yer Tongue" subiscono così elevate influenze AC/DC, che i due brani appaiono oltremodo derivativi, talché, pur avvincenti e coinvolgenti, sono spogliati di ogni traccia di originalità. Nel secondo, poi, il nostro arriva così palesemente a scimmiottare le abilità vocali di Bon Scott, che giunge a spersonalizzare le innegabili doti vocali in suo possesso, pericolosamente indirizzato verso lidi di clonazione assoluta.
Nondimeno, i due brani appaiono onesti e dignitosi e possono essere apprezzati quale atto di assoluta devozione alla band australiana.
"Sea Of Emotion", infine, vanta melodie decadenti tipiche dei Led Zeppelin più squisitamente acustici. Verrebbero in mente cose tipo Gallows Pole e, più in generale, tutto il lato B del terzo album, se non fosse che il brano in esame non è affatto acustico, presentando peraltro un incedere che ricorda lontanamente – siamo ancora a bordo del dirigibile – il magnetismo ipnotico di Kashmir. A parere di chi scrive, il pezzo si palesa quale indubbio momento di spessore dell’album tutto.

In sintesi, l’album non appare particolarmente innovativo, ma risulta decisamente credibile ed avvincente. Consigliatissimo agli amanti dei gruppi sopra citati.

80/100


Doogie White: Voce
Pontus Norgren, Marcus Jidell, Phil Hilborne, Mick Tucker: Chitarra
Neil Murray, Greg Smith, Paul Logue, Pontus Norgren: Basso
Derek Sherinian, Tony Carey, Pontus Norgren: Tastiere
Patrick Johansson, Thomas Broman: Batteria
Patti Russo: Cori

Anno: 2011
Label: Metal Mind
Genere: AOR/Hard Rock

Tracklist:
01. Come Taste the Band
02. Time Machine
03. Dreams Lie Down and Die
04. Lonely
05. Land of the Deceiver
06. Secret Jesus
07. Sea of Emotion
08. Catz Got Yer Tongue
09. Living on the Cheap
10. Times Like These

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