"Il vero sabbah nero siamo noi" citava Eric Bloom, front man e simbolo di uno dei gruppi storici più famosi e più discussi dell'America degli anni '70: i Blue Oyster Cult,
citazione che intendeva contrapporre i BOC ai leggendari Black Sabbath, citazione forse un tantino esagerata ma che effettivamente fa capire che i BOC avevano raggiunto un livello tale di fama, successo e considerazione da potersi permettere simili paragoni. Un gruppo particolare che nonostante la notorietà raggiunta ha sempre rifuggito gli atteggiamenti da rock star, puntando anzi a circondarsi di una patina di simbolismo "malefico", un alone di mistero fatto di visioni macabre, di tinte oscure, criptiche e demoniache sia negli atteggiamenti che ovviamente nei testi e nella musica, uno dei primi embrioni di dark/black/metal, certo lontano anni luce dai suoni e dagli atteggiamenti odierni. Dopo 3 album: "Blue Oyster Cult" del 1972, "Tyranny and mutation" del 1973, "Secret treaties" del 1974 ed un live "On your feet or on your knees " del 1975, i BOC pubblicano nel 1976 "Agents of Fortune", album innovativo per il gruppo che propone un sound sicuramente meno grezzo dei precedenti, un lavoro in cui le tastiere di Allen Lanier trovano un respiro ed una visibilità maggiore, di sicuro non il miglior album dei BOC ma il primo album a raggiungere un discreto successo commerciale, sopratutto grazie al brano "(Don't fear) the reaper" che insieme a "Godzilla" rappresenta uno dei brani simbolo della band. In "Agents of Forutune" il suono come detto si fa meno grezzo, le melodie più dolci ed orecchiabili, le tastiere si fanno "sentire" di più, quello che resta constante è la grandissima abilità di Donald "BuckDharma" Roeser con la sua chitarra e la voce inconfondibile di Eric Bloom. L'apertura è destinata ad un brano che diventerà classico nella tracklist dei concerti del gruppo: "This ain't the summer of love" un rock'n'roll che richiama ancora, per il suound ruvido, i vecchi lavori, si prosegue con un brano quasi american-folk come "True confession", due brani decisamente di apertura che preparano l'ascoltatore alla terza traccia la mitica "(Don't fear) the reaper", un magnifico gioco fatto inizialmente dall'arpeggio della chitarra e dalla voce a culminare nella parte centrale con una vera esplosione di chitarra e batteria per poi riprendere il tranquillo ritmo iniziale, un brano di una semplicità ed al contempo di una bellezza da togliere il fiato, specialmente nella interpretazione che i BOC ne danno dal vivo. "E.T.I. Extraterrestrial Intelligence" che tratta uno dei temi maggiormante usati dai BOC nei loro testi, la fantascienza, un altro brano molto utilizzato dal gruppo in sede live, specialmente per la possibilità di coinvolgere il pubblico grazie al ritornello. Altro piccolo gioiello, altro piccolo capolavoro è "The revenge of Vera Gemini" in collaborazione con Patty Smith, ai tempi compagna di Donald Roeser, che con i suoi intermezzi vocali ed i suoi duetti con Eric Bloom rende maggiormente emozionante un brano già di per se molto oscuro è ricco di atmosfera. Di grande effetto la combinazione chitarra/piano che apre "Sinful Love" un brano che prosegue su ritmi molto cadenzati, a condire il brano il solito grande assolo di Donald Roeser elemento caratterizzante praticamente tutti i brani di questo "Agents of Fortune" che vede appunto in "BuckDharma" il protagonista principale. Brano di passaggio "Tattoo Vampire" che mantiene una certa aggressività nel ritmo ma che forse concede un pò troppo alla sperimentazione, con l'uso di molti effetti. Un inizio lento per "Morning Final", un brano decisamente più melodico in cui maggiormente traspare l'abbandono delle sonorità più grezze. Ci si avvia verso la conclusione e troviamo "Tenderloin" brano che prosegue sulla riga melodica del precedente "Morning Final". Si chiude con una ballad vera e propria "Debbie Denise", song completamente al di fuori dei canoni tipici del sound dei BOC. Ho avuto la grande fortuna di vederli dal vivo nel lontanissimo 1986 e devo dire che la straordinaria capacità di questo gruppo di coinvolgere e scatenare il pubblico nei loro spettacoli mi è rimasta sempre impressa, così come la grande capacità tecnica di Donald Roeser e la grande personalità di Eric Bloom, forse il vero sabbah nero non erano loro ma certo un posto d'onore nella storia dell'hard rock e dell'heavy metal se lo sono conquistato e con pieno merito. |
Eric bloom: Voce Anno: 1976 Blue Oyster Cult
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