Tempi duri per il bacio: dopo aver raggiunto vette di popolarità inaudite nella seconda metà degli anni ’70 con una serie di dischi favolosi, all’inizio del nuovo decennio nessuno sembra più ricordarsi del loro rock’n’roll pieno di virile energia, sudore, ritornelli canticchiabili e feste ad alto tasso alcolico e sessuale.
I Kiss degli anni ’80 affrontano subito la dipartita dello storico batterista Peter Criss, rimpiazzato dal più dotato Eric Carr e vedono lo stato di salute sempre più precario del loro guitar hero Ace Frehley. “Space Ace” comparirà sia in copertina che nei crediti del disco per un motivo d’immagine, ma quasi tutte le parti di chitarra solista del disco saranno suonate da Vinnie Vincent, già chitarrista degli ottimi Invasion ed in pianta stabile nella band dall’anno successivo. Dal punto di vista musicale, le creature della notte di Stanley e Simmons, si materializzano in un hard’n’heavy cupo e spigoloso, dove le ritmiche festaiole ed antemiche lasciano spazio a pezzi dalla struttura più corposa e metalleggiante. Testimonia bene l’andazzo la title-track posta in apertura, che vede uno Stanley in grande forma vocale accompagnato da cori darkeggianti e spaventevoli. La band, maestra nello sfruttare all’inverosimile il loro marchio, ha capito che dopo i flop dei precedenti dischi e con l’avvento del metal glam/classico nelle classifiche statunitensi bisogna cambiare pelle per avvicinarsi di più ad un pubblico che li stava mettendo in disparte. Insomma, se la montagna non va da Maometto, sarà quest’ultimo ad andare alla montagna. “Killer”, cantata da Simmons si apre con un riff micidiale, dove la sua voce rauca ma potente si fa strada imponente nei solchi del pezzo; “Keep Me Comin’” invece ci presenta uno Stanley “orgasmatico” e passionale (si ripeterà qualche minuto dopo con “Danger”), un pezzo micidiale che entra nelle vene col suo groove semplice ed epidermico. “Rock & Roll Hell” si riavvicina leggermente alle sonorità madri della band, con un chorus contagioso e semplice, canticchiabile sin dal primo ascolto. “I Love It Loud” si apre con una batteria incalzante dello strepitoso Carr, che si dimostra batterista roccioso, preciso e tecnicamente più dotato del suo predecessore, mentre la chitarra trasversale di Vincent fa il resto: uno dei migliori pezzi dei Kiss degli ’80 e fino ad oggi grande classico live della band. Ancora “Starchild” al microfono per l’epica ballata “I Still Love You”: una prestazione ancora una volta da tramandare ai posteri dove il romanticismo lirico del singer prende il sopravvento per aiutare i cuori infranti. “Saint And Sinner” verte tutto sulla bass line e sul ritornello ancora una volta di facile presa. Chiude “War Machine”, forse il pezzo più heavy che la band abbia mai composto: monolitico, graffiante e notturno. In conclusione, va segnalato l’apporto come autore di Bryan Adams, il cantante canadese che solo l’anno prima aveva sfornato l’hit single “Summer Of ‘69” e che venne in aiuto dei Kiss donando i testi di “Rock and Roll Hell” e “War Machine”. Uno splendido esempio di come il songwriting di Adams ben si possa sposare con sonorità più dure. Creatures Of The Night è uno splendido album rock, pieno zeppo di pezzi qualitativamente sublimi che dimostra come la band possa competere ancora alla grande con i colleghi più giovani. I fan, inspiegabilmente, voltarono ancora una volta le spalle alla band... la storia poi è scritta e meno di un anno dopo, li riconquisteranno con un colpo di coda. |
Paul Stanley: Voce e chitarra ritmica Anno: 1982 Altri musicisti Tutti i musicisti elencati di seguito, pur partecipando alle registrazioni, non sono stati accreditati nelle note dell'album. Vinnie Vincent: Chitarra solista nelle tracce 2, 3, 5, 6, 8, 9 e cori Robben Ford: Chitarra solista nelle tracce 4, 7 Adam Mitchell: Chitarra ritmica nella traccia 1 Mike Porcaro: Basso nella traccia 1 Steve Ferris: Chitarra solista nella traccia 1 Jimmy Haslip: basso nella traccia 5
Sul web: |