Non c'è solo la scena scandinava a donarci prodotti dal suono oscuro e profondo, pregno di malignità, ma anche la Francia. Con i Danishmendt ci danno la possibilità di ascoltare una formazione matura, capace col suo suono ossessivo a metà tra doom e drone di farci scavare nei meandri più nascosti della nostra mente. Un passè aride è il secondo lavoro in studio del quintetto francese, ed arriva a 3 anni di distanza dall'esordio Eaux-fortes.
Non è facile approcciare ad un lavoro del genere, cosi come descriverne i contenuti, perchè per apprezzare a pieno un album come Un passè aride bisogna consentire a quest'ultimo di entrare nella nostra testa, dargli possibilità di esplorazione dei nostri meandri, dei nostri pensieri. E' un suono ossessivo e lancinante quello proposto dai Danishmendt, fatti di ripetuti riff di chitarra (lo stesso accordo anche per un quarto d'ora), urla gutturali e sezioni ritmiche incontrollate, come nel caso dei 10 minuti iniziali di "La Source". Le melodie sono distorte, gli strumenti spesso tessono suoni nevrotici che flirtano con l'industrial (come nel caso di "Chutes". I Sunn O))) sembrano essere il punto di riferimento assoluto per la band francese, ma non mancano di certo citazioni ai maestri come Black Sabbath quando le parti di chitarra si fanno più plumbee ("Rèvèlation") o magari ai meno noti Burning Witch, sopratutto quando le atmosfere sono più dilatate e rarefatte. La gemma della raccolta va però ricercata in "Refuge", una lenta nenia dalle tinte black con un finale accellerato che mostra anche le ottime doti tecniche del batterista Julian.
Un passè aride è dunque un disco che disintegra e ristruttura tutte le partiture black/drone/doom per andare a ricomporsi come un puzzle evocativo e rabbioso, che farà sicuramente la felicità di tutti gli amanti di queste forme estreme di musica metal. 75/100
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Guillaume: Chitarre Anno: 2010 Sul web: |