L'omonimo album è senza dubbio una vera e propria pietra miliare del Progressive italiano e senz'altro merita un posto di tutto riguardo anche a livello internazionale.
Il Banco non è un gruppo subordinato, anzi, con tutta la sua originalità viaggia al pari dei gruppi più celebri. La struttura di questo lavoro ha la tipica caratteristica dei filoni Prog, cioè quello di un unico filo conduttore che percorre i vari brani, in questo caso quello Epico-Mitologico riferentesi alla produzione dell'Orlando Furioso. Nell'incipit In volo, i versi dell'Ariosto decantati con un leggero fondo musicale di flauti, catturando l'attenzione fanno crescere la tensione in un climax ascendente fino a scaricarsi nel ritmo frenetico e volteggiante di R.I.P in cui tutto il senso di epicità e drammaticità viene ben descritto dai meravigliosi riff di Nocenzi e Todaro, trasmettendo immagini vive di scontri e furiosi combattimenti come se lo stesso ascoltatore ne fosse attivamente partecipe. Passaggio funge da momento solenne e di legame con l'altro brano Metamorfosi, con esso l'ascoltatore viene preso per mano e portato verso il vero capolavoro: Il giardino del Mago. Passaggio e Metamorfosi sono brani tipicamente Prog, compassati (soprattutto il primo), strumentali e carichi di una fitta trama armonica intessuta dal suono del clavicembalo di Nocenzi, lo spazio vocale qui è molto piccolo,coprente solo il finale. Il culmine viene raggiunto con il Giardino del Mago, una vera e propria opera nell'opera. Comprende quattro passaggi, in cui si ha un vero e proprio altalenarsi di registro, inizialmente quasi lamentevole e pieno di drammaticità, innalzandosi successivamente di ritmo e cadendo nuovamente in un "sonno" poetico carico di speranza in ...coi capelli sciolti al vento... che esplode infine in un ritmo gioioso, intriso di suoni rock-sinfonici. Concludendo, non si può altro che sostenere questa magnifica perla, capolavoro superbo non solo da un punto di vista musicale e tecnico, ma anche per il forte accento poetico, a testimonianza di quanto quest'opera sia stata profondamente meditata in tutte le sue parti. |
Vittorio Nocenzi: Organo, flauto, voce Anno: 1972 Sul web: |