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Joel McIver
Tool

Che i Tool siano uno dei gruppi più originali e complessi degli ultimi vent’anni è una solida sicurezza.

Dall’altra parte si celano un’aura di mistero, strenua riservatezza e distanza dall’etichette alternative e metal dei quattro componenti, che ha portato inevitabilmente ad inimicarsi parte della critica, che ha denotato in questo, un atteggiamento di presunzione e superiorità verso il cosiddetto mainstream.
Questa biografia firmata da Joel McIver, tenta di mettere un po’ d’ordine sia dal punto sia cronologico che in quello delle idee che stanno alla base del fenomeno Tool, sfruttando le opinioni via via rilasciate nel corso degli anni, dai quattro musicisti. L’autore cerca di ricostruire in maniera organica, le vicende interne alla band a partire dalla sua formazione dopo la prima esperienza con i Green Jellÿ fino all’escalation di Ænima, Lateralus e 10.000 Days. Un punto che viene rimarcato spesso è il rapporto tra band e i produttori/labels, argomentando dal punto di vista di Keenan e Jones. Un rapporto molto difficile, perchè visto come aggressivo tentativo di voler metter mano alle idee artistiche a tutto tondo del gruppo che si è sempre sentito minacciato in tal senso, rivendicando il controllo completo della produzione, dai testi e musica, agli artworks. Questo è stato sicuramente uno dei punti di forza che ha permesso ai Tool di rimanere sempre fedeli fino in fondo al proprio modo di concepire la musica, come esperienza sensoriale completa, strettamente legata alle arti figurative (Adam Jones è un maestro e si è sempre occupato di esse ben prima della formazione dei Tool, avendo avuto una buona esperienza nel campo cinematografico).

McIver nella narrazione tiene anche a sottilineare l’importanza della composizione all’interno del gruppo, esente da interventi esterni ed ottenuta come risultato di un “naturale fluire delle cose”. Da ciò viene motivata la necessità di prendersi tutto il tempo necessario tra un album e l’altro, per non cadere in quello in cui i Tool rimarcano sempre: il clichè, il ripetere sé stessi.

La conferma di quest'ampia visione della musica è in parte spiegata dai Tool nella propria concezione di live. La musica non deve essere etichettata alle figure che suonano sul palco ma essa è qualcosa di superiore, un’esperienza che trascende da ciò. E deve essere in grado di lasciare qualcosa aprendo la mente a chi l'ascolta. Una nota curiosa ed interessante è l’apprezzamento che Keenan tiene a sottolineare per la musica dei King Crimson, parlando entusiasticamente dell’esperienza avuta nel tour di Lateralus con la band di Robert Fripp e Adrian Belew. Questa biografia non ha sicuramente la pretesa di spiegare tutto del fenomeno Tool, anzi i cosiddetti Toolebani storceranno parecchio il naso (a partire dal piccolo errore di data relativo alla didascalia della copertina), ma poco importa. Se siete assidui lettori di Toolshed o dei forum più importanti lasciate stare, se invece conoscete poco e volete riorganizzare le idee relative alle vicende ruotanti attorno a questo straordinario gruppo (che ha saputo ridefinire i canoni del rock in un periodo difficile per il medesimo, visto il dilagare del nu-metal e dell’alternative) sorpassando le stupide e malevole dicerie sul loro conto, fatevi avanti.


Formato: 16 x 23
Pagine: 256 + 16 di foto
Uscita: 2010
ISBN: 978-88-96131-13-8
Prezzo: 20€
Casa editrice: : Tsunami Edizioni

 

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