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L'oscuro universo dei Devil Doll

Devil Doll: Un Viaggio nel Mondo Oscuro di Mr. Doctor

I Devil Doll sono una delle entità musicali più enigmatiche e affascinanti della scena rock sperimentale italiana, un progetto avvolto in un alone di mistero che ha attratto e affascinato fan in tutto il mondo, dall’America all’Australia. Nata dall'ingegno creativo di un vero e proprio “genio” che si è fatto chiamare Mr. Doctor, figura enigmatica e carismatica di cui si conosceva solo l’origine veneziana, Devil Doll ha saputo unire influenze gotiche, progressive e orchestrali in una miscela unica di teatralità e intensità emotiva. L’alone di mistero che circonda la band è stato diretta conseguenza della ritrosia del suo “deus ex machina” ad aprirsi agli altri (ad essere social si direbbe oggi); in vera e propria antitesi a tutto ciò che può essere un comportamento definito normale in qualunque attività artistica non ha mai concesso interviste, non ha mai promosso i propri lavori, non si è mai preoccupato delle vendite tanto da pubblicare il suo primo disco "The Mark of The Beast" in un'unica copia ormai sogno di ogni collezionista. Il suo talento ed il gusto per tutto ciò che è macabro lo pongono di diritto in quella compagnia di eletti quali l’Edgar Allan Poe dei racconti dell'orrore, l'Hitchcock di Psyco, lo Stoker di Dracula... che hanno fatto del gusto del "gotico" un'arte.

Gli Inizi di un Maestro del Suono e la nascita dei Devil Doll

L'avventura musicale di Devil Doll ha radici profonde nell'esperienza di Mr. Doctor, che ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni Settanta quando, arrivato all'Università di Lubiana,  lavorò come tecnico del suono presso la Student Radio e il Tivoli Studio dove collaborò con numerosi artisti jugoslavi e internazionali. Questo contesto gli permise di sviluppare non solo competenze tecniche, ma anche una profonda comprensione artistica che lo portò a diventare un produttore di successo, con oltre 200 dischi all'attivo. Ma la sua creazione più intrigante sono stati i Devil Doll che non possono essere semplicemente ridotti a un progetto musicale ma visti come l'espressione di un intero universo creativo, un mondo a parte slegato dal tempo e dallo spazio dove le sue visioni artistiche prendevano vita. La band, originariamente formata in Jugoslavia e successivamente con un controaltare in Italia, era composta da musicisti eccezionali, come Sasha Olenjuk, Bor Zuljan e Davor Klaric, opportunamente scelti grazie all'abilità e all’intuito del “dottore” nel riconoscere e valorizzare il talento. Prima esperienza della band, che ne esprime e rappresenta l’essenza, è il giá ricordato emblematico e mitico album d’esordio "The Mark of the Beast", registrato praticamente dal vivo in poche ore. La sola testimonianza che si ha sul disco è quella in una intervista del tecnico del suono che accompagno i Devil Doll lungo tutta la loro esistenza, Jurij Toni: “Ho trovato Mr. Doctor totalmente immerso in un mondo tutto suo… all'inizio non riuscivo a capire cosa ci fosse veramente nella sua mente e forse l'ho considerato un po' un pazzo con una conoscenza schiacciante dell'arte … quando abbiamo registrato “The Mark And The Beast” sono rimasto così sorpreso... Mister Doctor era come in uno stato di trance mentre eseguiva quel cantato unico, nel buio più totale, e io ero dietro il banco di missaggio ad ascoltare le sue voci per la prima volta. Cambiando umore, colore, timbro, … e trasformandosi all'istante in un angelo, un vecchio, uno spirito empio o un bambino, tutti intrappolati nello stesso corpo. E quando è stato finito, al primo tentativo, senza sovraincisioni, senza trucchi da studio, solo questa Presenza che torturava le sue corde, sono rimasto steso”. Ci si presenta quindi un Mr. Doctor in uno stato quasi di trance, con una vocalità che riesce a trasmettere una gamma di emozioni e sensazioni impressionante. Tuttavia, l'album non venne mai pubblicato ufficialmente; ne fu prodotta una sola copia, considerata da Mr. Doctor non come un prodotto commerciale, ma come un'opera d'arte, un quadro sonoro, e quindi non ripetibile o riproducibile.

Una musica in definizione…

La musica dei Devil Doll sfugge a qualsiasi categorizzazione convenzionale; è un'esplosione di creatività, un abisso musicale caratterizzato da una miscela unica di generi che spaziano dal rock al metal, dalla musica neoclassica al folk, dal punk alla musica sinfonica con profonde interferenze di musica pensata per il cinema e il teatro. Un rock barocco e tanto fuori dagli schemi da essere definito da molti una “collisione elaborata e roboante di stili” oppure “una brillante scenografia sonora”. In realtà la musica dei Devil Doll è una vera e propria miscela di classicismo epico-romantico e di progressive raffinato. Un cocktail di momenti prevalentemente classicheggianti e momenti più oscuri e rumorosi infarciti di duetti tra violini stridenti e chitarre distorte sullo sfondo di organi sepolcrali.  Il bello è che questa ecletticità non è mai forzata, non si mostra mai come espediente per impressionare, ma piuttosto si sviluppa in modo organico per creare un’esperienza musicale che è tanto dinamica quanto ipnotica. La sua complessità, comunque, non deriva solo dalle varie influenze che nascono dalla sensibilità e cultura onnivora di Mr. Doctor, ma anche dalla straordinaria capacità di tutta la band di integrare questi elementi senza che nessuno di essi predomini. Ogni strumento si fonde perfettamente con gli altri, creando un tessuto sonoro che supporta e amplifica l’elemento vocale, piuttosto che oscurarlo.
Ecco quindi, che le diverse strutture armoniche costruite da melodie di archi, pianoforte, chitarre e ottoni sono contrapposte a silenzi, che i suggestivi interscambi modali - con accordi dai maggiori si minori e viceversa – creano improvvisi scrosci di ritmo che si alternano a momenti super dilatati. Piano e archi danno spessore alla caratteristica voce di Mr. Doctor tra la lirica e il gutturale, in equilibrio tra Macbeth e Peter Hammill. Una voce piena di evocazione con quel suo modo di recitare cantando (o viceversa) modificando timbri, volumi ed espressioni, fino a quasi emulare un bambino demente. Una vera e propria progressione armonica intimista di saliscendi diatonici dalla dinamica variegata per costruire un mosaico di citazioni e riferimenti che spaziano dalla poesia di Edgar Allan Poe alle riflessioni personali e per creare composizioni immagnifiche che raccontano storie in un susseguirsi di scene. Ogni album dei Devil Doll ci porta in un viaggio non solo sonoro ma anche intellettuale.

E poi la leggenda

Dopo "The Mark of the Beast", Mister Doctor si dedicò a un nuovo progetto, "The Girl Who Was... Death" (“La donna che era… la Morte”), ispirato dalla serie televisiva "The Prisoner" (Il prigioniero) di Patrick McGoohan, di cui era estimatore condividendone l’esplorazione dei temi dell'alienazione, del controllo e dell'identità. Inotre, amava il linguaggio visivo e artistico al di fuori delle convenzioni e la sua capacità di creare un'esperienza immersiva e provocatoria oltre che il fascino di quel giocare con identità segrete e multiple della serie TV: Mr. Doctor ha sempre amato mantenere un’aurea di mistero che è molto simile a quella del protagonista della serie, identificato con un semplice numero 6.



L’album, registrato dal vivo nel 1988 e con un budget minimo, fu prodotto in pochissime copie in vinile, ognuna con artwork unico, realizzato a mano. In linea con la filosofia di Mister Doctor, molte di queste copie furono poi distrutte, mantenendo solo quelle distribuite a un ristretto pubblico durante un concerto a Lubiana; verrà poi la “tiratura” normale in CD nel 1989 (e successive ristampe). Composto di un’unica traccia è in realtà concepito in vari movimenti conseguenti che, dopo 38 minuti in cui si può sperimentare una miscela di rock sperimentale e progressivo con contaminazioni sinfoniche e gotiche che sfociano in sonorità dal gusto heavy metal – vero e proprio marchio di fabbrica dei Devil Doll – si frantumano in un puro silenzio in attesa del cameo finale, la cover della sigla de “Il Prigioniero”. L’album è un viaggio sonoro che fonde l'incubo con la realtà, in cui l'atmosfera inquietante e surreale della serie TV si riflette in un caleidoscopio di stili musicali che alterna momenti di tensione drammatica a esplosioni di lirismo oscuro. Vi troviamo continui cambi di ritmo e di tonalità che disorientano e ci portano in un labirinto sonoro dominato dal pianoforte e dalle tastiere ben accompagnati da bruschi stacchi di archi. Il cantato, ispirato allo Sprechgesang di Schönberg, aggiunge un'ulteriore dimensione, trasformando la voce in uno strumento espressivo che oscilla tra declamazione e melodia, rispecchiando la lotta contro l'alienazione e il controllo. Un disco che non solo intrattiene ma costringe anche l'ascoltatore a riflettere sulla propria condizione esistenziale, invitandolo a liberarsi dalle catene visibili e invisibili che lo imprigionano.

Eliogabalo: l’esasperazione dei contrasti

Sempre nel 1989 Mr. Doctor ha iniziato a lavorare a diverse idee sempre legate agli aspetti di alienazione e prevaricazione che prendevao forma in atmosfere cupe e misteriose. Mentre “The Black Holes Of My Mind” voleva indagare sulle zone oscure della mente, che fanno perdere il controllo di sé, “Mr. Doctor Sings Hanns Eisler” era invece un omaggio al compositore austriaco (Sings Hanns) e al suo impegno per lo sviluppo ed evoluzione della composizione musicale applicata al cinema. Una naturale evoluzione della sua ricerca espressiva visto il sempre crescente interesse di Mr. Doctor per quel mondo. In parallelo viene concepita “Heliogabalus”, ricerca sonora ispirata all’opera “Heliogabalus: Or The Crowned Anarchist” di Antonin Artaud. Queste ricerche sarebbero dovute diventare un doppio album ma, per la solita mancanza di budget, furono adattate e pubblicate in un unico album intitolato “Eliogabalus” che vide la luce nel 1990.  Questo fece sì che sia l’unico disco dei Devil Doll  che al posto della solita suite unica in più movimenti contiene due composizioni ben definite e separate. Entrambe le tracce sono caratterizzate dallo stesso registro della precedente esperienza discografica: una recitazione terrificante in una tempesta di musica oscura e a tratti violenta, alternata a liberatorie romanze abbellite da una contrastante voce angelica di soprano. Come nell’album precedente, sabba di accelerazioni di ritmo e tonalità ci conducono ora a ballad di solo pianoforte e voce, ora a melodici intermezzi di archi a far da attore principale, ora a marcette ritmata in cui l’insieme degli strumenti sottolinea la vocalità recitativa di Mr. Doctor. Per poi tornare improvvisamente a tsunami di suoni che duettano con lente e maestose tastiere… mille idee condensate in un caleidoscopico flusso di emozioni e suoni da cui si sarebbero potuto estrarre almeno cinque album.

Il 1991 segna un momento importante per la band anche dal punto di vista organizzativo. Storicamente suddivisa tra due fulcri, Slovenia e Italia, a causa dell’invasione dell’allora ancora esistente Jugosvavia dopo la dichiarazione di indipendenza della Slovenia e della guerra dei dieci giorni, Mr. Doctor decise di focalizzare le attività della band su Venezia spostandone il Fan Club e la Hurdy Gurdy Records. Si viene quindi a formare un unico ensamble di musicisti dall’unine dei due nìuclei che fino ad allora aveva usato nei due contesti. Da questo momento la band sarà composta dalla violinista Sasha Polenjuk, dal violoncellista Damir Kamdoullin, dal chitarrista Bor Zuljan, dal batterista Roberto Dani e dai tastieristi Davor Klaric, e Francesco Carta – al gran piano - e ovviamente dallo stesso Mr. Doctor ma non sono ovviamente mancati i supporto da molte collaborazioni esterne funzionali ai progetti come il “Devil Chorus”, indispensabile per la creazione delle atmosfere clericali-esoteriche della band.

Sacrilegium e l’amore per il cinema

Nel maggio del 1992 i Devil Doll fanno uscire il loro terzo album “Sacrilegium”. Se possibile l’album riesce a superare i precedenti lavori dimostrando come la band abbia raggiunto un grado di maturità che le fa andare oltre le aspettative. Nato in contemporanea con i lavori per la colonna sonora del primo film di Mr. Doctor, “The Sacrilege Of Fatal Arms”, che esce in CD l’anno successivo come versione estesa di “Sacrilegium”, il nuovo disco è un puzzle di immagini sonore che si incastrano perfettamente le une con le altre per definire un paesaggio che man mano si compone sotto i nostri occhi. Le chiavi di lettura sono le solite, il coerente Mr. Doctor ci immerge in una magica nebbia senza tempo e senza spazio che ci costringe ad una attento ed a volte disturbante ascolto. Una perfetta ed equilibrata combinazione di momenti recitati in perfette scenografie sonore e di bustrofedici e parossistici intermezzi strumentali ci accompagna per mano in un fluido ascolto dove ogni tassello preannuncia e richiama il momento successivo, in una evoluzione a spirale che ben rappresenta i meccanismi della mente umana in un distopico presente raccontando il proprio funerale visto con gli occhi del proprio spirito. La musica spazia tra l’heavy prog e la classica, tra i cori ecclesiastici e gli intermezzi brechtiani, tra cantautorato e rock con i pieni che si succedono ai pianissimo (e viceversa) utilizzando tutti gli strumenti e gli accenti a disposizione. Una miscela coerente e consistente come in un’opera di Mahler. Bellissimo.

Nel 1993, come detto, esce “The Sacrilege Of Fatal Arms” in cui i Devil Doll rielaborano incattivendole (se possibile) le sonorità di “Sacrilegium” allungandone le parti strumentali e le improvvisazioni. La durata arriva quindi a più di 76 minuti, cosa che forse risulta un po’ eccessiva tanto da farmi comunque dire che l’esperimento, pur innovativo, non raggiunge le vette di ”Sacrilegium”.



Nonostante ciò, la colonna sonora dimostra come Mr. Doctor avesse oramai capito come l’immagine, oltre che il suo racconto sonoro, fosse un mezzo indispensabile per arrivare ad esprimersi compiutamente. Musica, Recitazione ed Immagine sarà da allora la triade su cui basare il proprio percorso, un’attitudine peraltro già espressa nell’art cover di tutti gli album della band, caratterizzata da fotografie macabro-circensi in bianco nero con i testi scritti a mano in uno stampatello inventato e irregolare (quasi fosse esso stesso immagine estetica e non solo significato). Oltre ovviamente all’amore per le varie edizioni limitate dove Mr. Doctor direttamente creava intarsi ed immagini uniche per impreziosire il suo rapporto con i fan.


Dies Irae e la maledizione del fuoco

Dopo una piccola pausa di riflessione ecco arrivare, nel 1996, "Dies Irae ", altro progetto per film – si tratta del secondo film di Mr. Doctor dal titolo “The Days Of Wrath - che a detta dello stesso Mr. Doctor, “differisce dalla musica dei Devil Doll per il suo approccio più architettonico rispetto alla libertà poetica dei dischi della band”.  L’album, a mio parere il vero capolavoro della band, ebbe in realtà una storia tribolata. Durante la fase di missaggio nel 1993, un incendio ai Tivoli Studios distrusse quasi tutto il materiale registrato e si salvò solamente una cassetta DAT con alcune parti strumentali. Pur sconfortato e sotto shock per l’accaduto Mr. Doctor, spinto anche dalle pressanti richieste dei fan, decise a distanza di tre anni di ri-registrare l’intero album. "Dies Irae" rappresenta l'apice della collaborazione tra Mister Doctor e i musicisti che hanno lavorato al progetto, un'opera di pura poesia e genio musicale, destinata a essere riconosciuta come un classico senza tempo.



L’album, il quarto della band se non consideriamo lo strano esordio, conferma lo stile basato su atmosfere horror-gotiche mescolate in modo esemplare con echi sinfonici che gettano l’ascoltatore in una specie di rito a metà tra funzione religiosa e messa nera. Parafrasando Gide, si è proiettati direttamente nei “Sotterranei del Vaticano” dove gli uomini conoscono la vera essenza della propria malvagità. Come al solito Mr. Doctor sembra voler usare tutti gli strumenti a sua disposizione in un orgasmo compositivo che lo avvicina alla moderna scuola sinfonica tedesca. Così i fiati si mescolano ai timpani e alle percussioni in una sezione ritmica del tutto particolare per il mondo rock ma veramente interessante e innovativa per la cura nel rispettare e nell’adeguarsi all’andamento del recitato; il violoncello duetta con il pianoforte in attesa dei crescendo orchestrali e la voce lirica della soprano Norina Radovay si inserisce come controaltare ai “gargarismi” folli della voce narrante per offrire le necessarie pause di serenità e riposo in attesa dei momenti più cupi ed introspettivi. Un disco al solito dove l’ordine delle tracce non conta ma è importante l’effetto che ogni singolo brano provoca. Notevole.



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Conclusione: L'Eredità di Devil Doll

L'eredità di Devil Doll non è solo musicale, ma anche spirituale e artistica. Mister Doctor, con la sua visione unica e il suo approccio radicale all’arte ed alla composizione, ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano che non deve essere lasciato all’oblio. Che dire di più? Se dovessi scegliere i lavori migliori della band segnalo gli ultimi due (“Sacrilegium” e “Dies Irae”) anche se tutta la loro opera è da ascoltare come un tutt’uno, come una chiave per entrare a far parte di un universo altro dal nostro, per ascoltare una musica che, a detta dello stesso Mr. Doctor, “si può trovare solo in due luoghi: in cielo… o all’inferno”. 
Devil Doll non è solo una band, ma un'esperienza, un invito a esplorare l'arte e la creatività in tutte le sue forme. Avvicinarsi alla loro musica è come voler riscoprire la propria voglia di essere animali oltre che esseri umani, è come volersi avvicinare a quel dimenticato, ma sempre presente, confine tra razionalità e pazzia per uscirne più forti e consapevoli. 
Lo stesso Mr. Doctor (al secolo Mario Panciera) ha un consiglio per chi si avvicini alla sua arte: "Lasciate che sia la colonna sonora del libero fluire dei vostri pensieri. Chiudete gli occhi, capovolgeteli verso l'interno e volate nella vostra immaginazione. E iniziate a fare Arte: voi stessi".







DEVIL DOLL
Discografia


1989 - The girl who was... dead
1990 - Eliogabalus
1992 - Sacrilegium
1993 - The sacrilege of fatal arms
1996 - Dies irae




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