A questi, il trio affianca sempre pezzi smaccatamente asimmetrici nella ritmica come nella catalizzante "Mr. Sands" ( brano che senza dubbio spicca tra gli altri in tal senso) e brevi strumentali come gli affini e manierati pezzi "Splink e "Medusa" in cui affiora insieme una leggera vena baroccheggiante che va a braccetto con quella più allucinata nei riff. La scelta di realizzare brani più brevi rispetto alla tradizione sta tutta nell’intenzione di abbracciare più stili musicali possibili. Si respira insomma una maggior fluidità dei brani che in Trisector non era così apparsa, ma che invece qui il gruppo riesce a raggiungere nella forma trio. Ciò si è ottenuto arrangiando i brani verso una direzione diversa da quella che privilegiava molto le sezioni dei fiati sovrapposta alle linee armoniche dell’organo di Banton. Questa mancanza infatti ha inficiato molto nella riproposizione live dei pezzi vecchi. Motivo per cui nelle tournée odierne, i VdGG hanno deciso di guardare (giustamente) avanti e concentrarsi sul nuovo. Hammill che aveva accusato colpi negli interventi alla chitarra in Trisector, da invece qui un buon apporto al riff, come ben si vede nella turbolenta "Highly Strung" che si muove agevolmente in spazi asimmetrici grazie anche all’agile lavoro di Evans, mostrante un tocco stupendo e ricco di dinamismo tra rullanti e tom. Per lui il tempo sembra veramente non essere passato, a parte per la chioma. A contribuire alla vasta gamma sonora di questo disco troviamo da una parte il blues dissonante di "Splink" e le brevi e semplici nella struttura, ma intense in termini di cromaticità “oscura” e della ricchezza delle sezione ritmica della scarna "Red Baron".
In ultimo, un pensiero molto positivo va all’estensione vocale di Hammill rimasta intatta negli anni, capace ancora di svariare tra stilemi diversi, dal teatrale-stregonesco della magistrale "All Over The Place" a quello più sentimentale e lirico di "Snake Oil". In definitiva A Grounding in Numbers segna il raggiungimento di una quadratura, dopo le manovre di assestamento che avevano prodotto un lavoro un po’ spurio in Trisector. Inoltre c'è da dire che questi “vecchietti sconsiderati” dimostrano con questo disco di avere ancora delle idee molto interessanti, con arrangiamenti complessi, moderni e strutturati, che vanno senza dubbio ben al di là del progressive ormai morto e sepolto ed insegnando a certi proggaroli chiusi nella propria mentalità a farsene una ragione e a guardare avanti e non sempre indietro.
75/100
Peter Hammill: Voce, Chitarra, Piano
Hugh Banton: Organo, Tastiere, Bass Pedals
Guy Evans: Batteria, Percussioni
Anno: 2011
Label: Esoteric Records
Genere: Progressive Rock
Tracklist:
01. Your Time Starts Now
02. Mathematics
03. Highly Strung
04. Red Baron
05. Bunsho
06. Snake Oil
07. Splink
08. Embarassing Kid
09. Medusa
10. Mr. Sands
11. Smoke
12. 5533
13. All Over The Place