Gentle Hearts è un progetto Fusion veramente molto interessante, che mette in luce le grandi capacità del bassista giapponese, Tetsuo Sakurai un vero e proprio virtuoso dello strumento che merita più di quello che la scena musicale fa purtroppo apparire.
Affiancato per l'occasione, da Greg Howe alla chitarra e Dennis Chambers alla batteria, che dire di più. In Gentle Hearts, Sakurai sa coniugare sound tipicamente orientali, della sua terra, alle tonalità Fusion, creando un risultato del tutto singolare. Lo si denota moltissimo nel brano di apertura Samurai Faith in cui l'acuto giro di chitarra di Howe da tutto il sapore orientalizzante, miscelandolo con riff estremamente complessi in pure stile Jazz-Fusion.Si passa poi ad un pezzo straripante e allo stesso tempo convulso, Brain Storm, (come anche lo si desume dal titolo) che si sviluppa con un fondo di slap, molto duro, che mostra all'ascoltatore tutta la tecnica di questo fenomenale bassista, parallelamente il suono davvero hard della chitarra si erge con passaggi fittissimi e armoniche estremamente complesse, per poi piegare verso orizzonti più rock nella parte centrale. Punk Jazz, è invece un pezzo che si raccorda maggiormente, per rendere l'idea, alla Electrick Band di Chick Corea, e nell'incipit è interessante carpire il suono del basso di Sakurai che ricorda molto il suono più tipico dello Stick.Anche qui fa da padrona della scena "l'urlo" sofferente della chitarra di Howe, dispensato dal ritmo soft di Chambers sui piatti, che fa protendere il brano verso una forma più puramente Jazz. In Gentle Hearts questa volta solista è il basso di Sakurai che assume un suono piuttosto caldo e avvolgente accompagnato dalla chitarra classica, diciamo che nell'insieme questo pezzo segna da un certo punto di vista una lieve caduta di tono a causa forse della ripetitività in cui purtroppo inciampa.Con Invisible Way e Maximum ci troviamo di fronte a due brani particolarmente affini, nel primo la ritmica è tutta data dallo slap di Sakurai a cui è Chambers a far riferimento, cioè si assiste ad un vero e proprio scambio di parti. Nel secondo invece è la chitarra di Howe che col suo giro poderoso rockeggiante detta le entrate e uscite di Sakurai e Chambers, ove i tre si alternano in funambolici e interessanti assoli, in particolare per Chambers che mostra davvero di essere un batterista che assieme a Billy Cobham ha creato un modo tutto nuovo di suonare i tamburi privileggiando in maniera essenziale le parti di rullante. Wonderland in The Sky può essere benissimo inquadrato come una virtuale prosecuzione di Invisible Way di cui riprende in un certo qual modo il tema, articolandosi in un riff di chitarra molto emozionante e corposo, condito come al solito di improvvisazione, elemento sempre essenziale nella Fusion. Dandelion conclude l'album con un tono piuttosto placido, da Happy End, dato dal sempre caldo e ricco suono di Sakurai accompagnato dall'armonica. Vale la pena ascoltare questo album, poichè rappresenta un senso alternativo alla Fusion davvero azzeccato e che allo stesso tempo sa coniugare equilibrio e tecnica , evitando la caduta verso un mero e inutile esempio di capacità esecutiva. 70/100 |
Tetsuo Sakurai: Bass Anno: 2001 |