Dopo una pausa discografica durata ben cinque anni, parzialmente interrotta solo dalla partecipazione alla compilation Progressivamente 1973 – 2003 con l’inedito Frengo, il “sogno virtuale” torna ad avverarsi, per la gioia di tutti gli amanti del genere prog – fusion.
In realtà i tre musicisti romani avevano iniziato a lavorare in studio al successore di Casuality già nel 2005, e gli otto brani contenuti in questo nuovo cd sono il frutto di un processo di raffinazione effettuato a partire da una serie di semplici demo registrati in sala. Forse è per questo che il sound della band appare complessivamente meno “filtrato” ed elettronico rispetto al passato, anche se la raffinata produzione del drummer Lucrezio De Seta contribuisce as usual a disseminare piccoli imprevisti e gradite sorprese un po’ ovunque. La sensazione è che ora più che mai i Virtual Dream siano in grado di esprimersi in maniera organica e coerente, toccando con proprietà generi e atmosfere differenti. Fin dall’iniziale Novilunio è chiaro che siamo in presenza di un trio in stato di grazia, in cui la chitarra holdsworthiana di Fabio Cerrone non si limita al semplice solismo ma costruisce insieme al basso versatile di Pierpaolo Ranieri intrecci e architetture dalla spiccata valenza timbrica e melodica. A questo proposito 33 risulta come uno dei brani più riusciti, scavato intorno a un riff di chitarra quasi crimsoniano, mentre Attacco e L’Altro mostrano un’insolita quanto fugace urgenza rock. Le sorprese continuano con una bella cover di Herbie Hancock (Chamaleon) e con le tastiere di Alessandro Gwis ospiti nella avventurosa I Didn’t Mean You, in cui emergono addirittura echi Ozric Tentacles. La breve title track chiude l’album in un’inusuale e malinconica chiave acustica, e si è pronti a ripartire di nuovo. Paolo Carnelli www.wonderoustories.it |
Fabio Cerrone: Chitarra Anno: 2007 |