Prog e New Prog. Due concetti tradizionalmente in antitesi tra loro, due mondi collegati, eppure, agli occhi di critica e pubblico, tremendamente distanti: il Prog degli anni ’70, il New Prog degli anni ’80 e ’90; i Genesis e i Marillion; il mellotron e il campionatore. A mettere d’accordo questi due emisferi ci provano gli emiliani Mangalavallis, con uno degli album New Prog più Prog (con la P maiuscola) che ci sia capitato di ascoltare negli ultimi anni.
Rispetto al lavoro d’esordio, The Book of Dreams (2002), la band ha una freccia in più al suo arco. Questa freccia si chiama Bernardo Lanzetti, grande e mai abbastanza apprezzato protagonista del movimento progressivo italiano degli anni ’70 con Acqua Fragile e PFM. La presenza di Lanzetti, che ha sviluppato insieme al batterista Gigi Cavalli Cocchi anche il brillante concept su una moderna licantropia che alimenta l’intero album, ci regala gli stessi brividi che provammo ascoltando Chocolate Kings: quei brividi di piacere che arrivano da una vocalità intensa, espressiva, tecnicamente invidiabile, ma anche da un impianto testuale di notevole interesse, felicemente vicino nelle intuizioni e nella tensione semantica al Peter Hammill più maturo. Dal punto di vista musicale, Lycanthrope è un album pieno di belle aperture di chitarra e suggestivi tappeti di Mellotron che, se risulterà particolarmente gradito agli amanti del prog melodico di Genesisiana memoria, trasmetterà senza dubbio la sua freschezza ed energia a ogni tipo di ascoltatore. |
Gigi Cavalli Cocchi: Batteria Guests Anno: 2005 |