È innegabile come la Fonderia sia stata una delle più interessanti rivelazioni della nuova scena prog italiana (e non solo) degli ultimi anni.
Impostisi all’attenzione della critica musicale nel 2002 con l’ottimo primo album omonimo, i quattro musicisti romani hanno rapidamente raccolto consensi e riconoscimenti - basti pensare al prestigioso Premio Darwin - inanellando una buona serie di concerti in tutta Italia, dividendo il palco con personalità del calibro di Rodolfo Maltese e Mauro Pagani. È proprio da questa continua esperienza live che trae linfa re>>enter: il quartetto diventa quintetto con l’ingresso in pianta stabile al basso di Claudio Mosconi, e il sound si fa più diretto, più immediatamente decifrabile. La nebulosa sonora che sembrava avvolgere l’album d’esordio si dirada, e attraverso di essa si riescono a scorgere più nitidamente i contorni dei vari strumenti: le tastiere di Stefano Vicarelli, tanto deliziosamente vintage nelle sonorità – Fender Rhodes, Hammond, Minimoog, addirittura Theremin – quanto moderne nell’approccio armonico; le chitarre di Emanuele Bultrini, perennemente sospeso tra Dave Torn e Adrian Belew, ma con personalità e intelligenza. Il risultato è un lavoro che sprizza vita da tutti i pori, pur non rinunciando a momenti più crepuscolari e riflessivi: ecco allora il gioco di loop e riff concentrici su cui vivono gran parte dei pezzi, che se da un lato richiama a gran voce certe esperienze jazz rock (Weather Report), dall’altro sembra bagnarsi con successo in una rafforzata vocazione new wave (Talking Heads), post rock (Tortoise) ed elettronica (Massive Attack). Ma al di là dei paragoni di comodo, la realtà è che siamo in presenza di un opera perfettamente obliqua, e in questo senso assolutamente progressiva: forse mancherà un brano d’impatto come Dubbio II, o una potenziale hit come Piazza Vittorio, ma la tensione metrica diffusa per tutto l’album (si va dal jazz al reggae, al funky, per arrivare fino al jungle) è figlia di una giocosità ritmica comunque contagiosa. Intrigante come di consueto l’apporto della tromba di Luca Pietropaoli, a cui si accompagnano i fiati di vari musicisti ospiti. E a proposito di ospiti, ecco la chitarra di Rodolfo Maltese fare capolino in un brano (Grandi Novità) a testimonianza di un sodalizio ormai acquisito: quasi un’investitura nel nome della musica che sa andare oltre i soliti cliché. |
Emanuele Bultrini: Chitarre, Guitar Synth, Oud, Live electronics Anno: 2006 |