Art Rock. Una parola che non sentivo dai tempi dei Twelfth Night di Geoff Man. «Siamo fermamente convinti che la musica debba essere “arte” e non solo semplice intrattenimento». Teatro. «Ci piace pensare alle nostre canzoni come grandi rappresentazioni teatrali, dove la musica è la scenografia, e le parole sono le parti recitate». Edera. Un progetto nato nel 1994 e arrivato al suo secondo album di studio, dopo il debutto nel 2002 con Settings for a drama (Videoradio, recentemente ristampato da MaRaCash). Un progetto che ruota tutto intorno alla voce inconfondibile di Valerio Valentini: una voce intensa, teatrale, vibrante, dall’espressività chiaroscurale, sovente quasi Hammilliana. Intorno a lui una proposta musicale compatta, che viaggia sullo spirito rock delle due chitarre di Andrea Ungaro e Ryan Castana, pronte a erigere un vero e proprio muro sonoro, e spesso non insensibili a tentazioni metal. Ottimo contraltare al duo chitarristico, ecco il pianismo classicheggiante di Matteo Catarisano, che lungo i cinquanta minuti dell’album – in realtà una sola lunga suite suddivisa per comodità in diciannove tracce – sembra sempre cercare il dialogo con la voce di Valentini. Il risultato è un prog rock più legato all’incarnazione anni 80 che a quella anni 70 del genere, ma con una punta di durezza aliena a band come Marillion e IQ. Un po’ la strada cercata in questi anni da altre realtà italiane, Imagin’aria in testa; ma gli Edera hanno dalla loro la splendida vocalità di Valentini, ottimo anche nella pronuncia inglese, e un’attenzione maggiore per artisti come Queen o David Bowie, che dona freschezza alla loro proposta musicale. L’apertura dell’album con Experience è fulminante, quasi una fuga dark in bilico su arabeschi prog. Ma è solo l’inizio: l’incedere sinfonico di At the Margins of You e l’esplosione finale di Bumps ci mostrano una band capace di colorare la scena con cascate di fuoco, mentre le parentesi acustiche e i cambi di tonalità di Grains e Bee Hive hanno in sé la sottile incertezza di un volo su ali di cera. Strani balletti emergono in Cut e Saturate the Air you Breathe, fino alla babele vocale di Endless Shades of Green. Sipario. Applausi. |
Valerio Valentini: Voce Anno: 2006 |