Dial è il nuovo progetto dell’ex bassista dei Pain Of Salvation, Kristoffer Gildenlow (fratello del leader dei POS, Daniel Gildenlow), qui in veste di cantante e polistrumentista: con lui ci sono la moglie Liselotte “Lilo” Hegt alla voce e il chitarrista Rommert van der Meer, oltre a una serie di altri musicisti, tra cui il chitarrista e cantante Devon Graves.
Stando a quanto è possibile leggere nella presentazione di Synchronized, il progetto Dial nasce nel 2003 come «un punto di incontro per la creatività musicale. L’idea era quella di essere liberi di produrre qualsiasi tipo di musica, senza sentirsi vincolati a uno specifico genere o line up. Così ognuno ha portato le sue idee e le ha buttate nel pentolone, e questo è il modo in cui è emerso il sound dei Dial». Ascoltando l’album, l’impressione è proprio quella di un lavoro in cui la dimensione sonora di ogni brano è più che mai determinata dalla penna dei vari artisti coinvolti: più elettronici ed eccentrici – ma spesso anche meno compiuti – i pezzi a firma di Liselotte Hegt; più acustici e cantautorali quelli di Gildenlow, con Rommert van der Meer a fare un po’ da trait d’union tra i due versanti musicali. Il risultato è comunque un album che a parte episodi a se stanti come il power rock un po’ grossolano di Beautiful (purtroppo scelta come singolo) o il divertissement di Candyland (un pezzo che per spirito e sonorità non sarebbe dispiaciuto al Freddy Mercury di Bring Back That Leroy Brown o Lazing on a Sunday Afternoon), si orienta decisamente verso atmosfere ovattate e malinconiche. Nelle tracce più riuscite le chitarre acustiche, spesso supportate dal mandolino o dal piano, dominano la scena, riportando alla mente sprazzi del capolavoro Be e delle session unplugged degli stessi Pain of Salvation, mentre più di un riferimento può essere ritrovato anche ai Pink Floyd più introversi e watersiani (Green Knees) o agli immancabili Beatles (Sadness). Dopo qualche buon pezzo (la struggente Wish It Away, l’ariosa Points of View con Gildenlow al cello ed echi Echolyn nell’apertura che caratterizza il brano) è la conclusiva e corale Childhood Dreams, con la sua lunga coda strumentale floydiana, a costituire un ideale punto d’approdo e al tempo stesso di partenza per la ricerca sonora del gruppo. Dial è un progetto ancora in nuce, ma con Synchronized Kristoffer Gildenlow ha comunque dimostrato di portare in sé i germi dei Pain of Salvation che più ci piacciono: quelli più delicati, introspettivi, intimi, crepuscolari. Più vuoti che pieni, dunque. Più luci che ombre. |
Liselotte Hegt: Voce, basso, tastiere Anno: 2007 |