Si intitola The Full English, ma avrebbe potuto benissimo intitolarsi "The Full Judge"... il nuovo album di Judge Smith, membro fondatore dei VdGG e da sempre amico e collaboratore di Peter Hammill (con cui ha condiviso anche la realizzazione dell'opera Usher), raccoglie infatti gran parte delle suggestioni espresse dall'artista inglese nella sua lunga carriera. The Full English è 100% "Judge Smith".
Una manciata di storie e di racconti, un condensato di cantautorato, teatralità e imprevisti. Sviluppato su una tavolozza musicale ristretta ma efficace (Judge stesso lo ha definito come una sorta di album "unplugged"), The Full English colpisce e conquista l'ascoltatore soprattutto per la sua organicità e coerenza: una volta entrati nel mood del disco è difficile non rimanerne affascinati. Nonostante si passi con disinvoltura dal tango al reggae o dal folk al rock, la forza e il carisma di Judge riescono a rendere ogni cosa credibile. Il merito è anche di una produzione impeccabile (opera di Marco Olivotto/Labour of Love Records, già nota per aver realizzato e pubblicato il DVD live di David Jackson a Guastalla) e di un trio di ottimi musicisti: John Ellis (K Group), Michael Ward-Bergeman e René van Commenée. Tutta la scelta timbrica dell'album risulta infatti piacevolmente azzeccata: gli organi caldi, tipicamente anni '70, la fisarmonica e il piano acustico di Ward-Bergeman si sposano infatti perfettamente con le raffinate chitarre acustiche di John Ellis e con la voce istrionica di Judge. Colpiscono per il loro tono agrodolce, tipicamente inglese, i quadretti di vita di Seemed such a nice boy (con nell'ultima strofa una certa vena politica) e Not drowning but waving, quasi un rimando alle storie contenute nell'Antologia di Spoon River. Colgono nel segno le incursioni beat di Take it away, Advance the spark e Chris does it better, fino alla chiusura solenne di It's the silence that kills you, efficacemente ripresa dalla songstory Curly's Airship. Completa il tutto una divertente traccia video, in cui Judge durante un'intervista realizzata da Marco Olivotto ai Labour of Love studios spiega la genesi del disco, preannuncia gli sviluppi futuri e si sofferma anche sulla reunion dei VDGG. Davvero un bel ritorno per un artista spesso relegato nell'ombra di Hammill e del Generatore e che invece ha già dimostrato anche in passato di essere in possesso di uno stile personale e di un "modo di raccontare storie" di grande fascino. |
Judge Smith: Voce Anno: 2005 |