Inizia come un album dei GY!BE, registrazioni radio e frammenti sonori a comporre un patchwork ipnotico, questo St.Valentine’s Porno Bar dei veneti Hypnoise.
Ma è solo una chiave di ingresso: l’universo che ci attende oltre la porta del locale immaginario che da il titolo all’album è tutt’altro che intangibile. Si respira fumo e sudore, e il barista ha un aspetto poco raccomandabile, eppure il posto è pieno come un uovo. Ideale colonna sonora di questa discesa negli inferi, la musica degli Hypnoise è un tuffo nel rock psichedelico degli anni ’60: Doors, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, soul, blues, acid rock. P.Mike III (chitarre e voce), Frez (batteria) e Sanze (basso) ricreano quelle atmosfere partendo dalle fondamenta del power trio, e organizzando le (poche) note come incastri di un puzzle a orologeria: difficile trovarne una fuori posto. Karate, Cancer Conspiracy, Black Heart Procession, hanno provato a fare una cosa simile ma con minore coerenza e lucidità. St.Valentine’s Porno Bar è un bicchiere di rum da bere tutto d’un fiato. È un viaggio nell’alternative rock dal respiro internazionale. Sicuramente una parte del merito della riuscita di questo prodotto va al produttore americano Ronan Chris Murphy – nel suo curriculum esperienze con Fripp e King Crimson, qui ospite alla chitarra in un brano – ma anche dal punto di vista sonoro i ragazzi dimostrano di avere le idee chiare: l'album è stato registrato esclusivamente con apparecchiature analogiche come un vecchio microfono Neumann U47 a valvole, registratori valvolari, echi a nastro, riverberi a molle valvolari, radio italiane del 1935. Anche la location scelta per le riprese sonore è singolare: St. Valentine’s Porno Bar è stato registrato in una villa del 1600, in una chiesa del XIII secolo e tra i canali e le calli di Venezia. Il risultato è un sound sospeso nel tempo, in cui la musica è accompagnata e introdotta da interventi di sonorizzazione decisamente inusuali: cori gospel, frammenti radiofonici, spezzoni di dialoghi. Appunti di viaggio stranianti e visionari, per quella che già sulla splendida copertina è definita una “novella sonora”. L’approdo finale, con lo swingare lento di The Ocean, regala l’ultimo sussulto all’ascoltatore/viaggiatore: una clamorosa apertura, progressiva, sinfonica, un baratro che si spalanca e ci abbaglia con la sua luce dopo un percorso umido e crepuscolare. Bravi Hypnoise. Fragole e sangue. |
P. Mike III: Chitarra, voce, rhodes Anno: 2006 |