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Phideaux
The Great Leap

Il solito Phideaux Xavier: rock, folk, prog, psichedelia maneggiati con l’onestà di un songwriter e la creatività di uno stilista. Accompagnato dal fido batterista Rich Hutchins, oltre che da una lunga lista di musicisti ospiti, Phideaux giunge con The Great Leap al suo quinto album, dimostrando di aver raggiunto una buona maturità artistica.
Il nuovo output prosegue infatti la strada tracciata dal precedente 313: canzoni, ballate, piccole perle rock, vestite con archi e fiati (veri), tastierame vintage assortito (hammond, wurlitzer, clavinet, mini moog), cori e stranezze varie.

Un po’ Bowie, un po’ Beck, Phideaux rende al massimo quando gioca agli estremi dello spettro emotivo: surreale, quasi farsesco, oppure malinconicamente drammatico. Una voce tagliente, espressiva, utilizzata per veicolare liriche che condannano il processo imperante e inesorabile di omogeneizzazione e spersonalizzazione della specie umana: se il titolo dell’album è «il grande salto», il sottotitolo «una celebrazione dei lemmings» risulta abbastanza eloquente per comprendere meglio certe tematiche. Pur guidato costantemente dalle ritmiche di chitarra acustica dello stesso Phideaux, The Great Leap risulta un album pieno di piccole svolte improvvise: rispetto a certi lavori precedenti non ci sono veri e propri colpi di testa, ma piuttosto la capacità di tirare un po’ la corda quando serve, inserendo qualche trovata (una tromba, un coro femminile) che renda il flusso musicale più imprevedibile, senza però creare nessuna netta cesura.
A volte tutto funziona alla perfezione, ed ecco allora emergere autentiche gemme come la coinvolgente Tannisroot, manifesto tangibile del patchwork sonoro che l’artista americano è in grado di creare, miscelando insieme elementi differenti (Marillion, Pink Floyd, Bowie) all’interno di un contesto cantautorale.
Altre volte è sufficiente una frase per accendere una scintilla, come in You and Me Against a World of Pain, che si chiude con una domanda reiterata: «Will it be you, you, against them?».
Phideaux Xavier: l’ultimo (o l’unico?) cantautore prog.



Rich Hutchins: Drums, Percussion
Gabriel Moffat: Electric Guitar (Solo on Rainboy)
Arlan Shierbaum: Hammond Organ, Piano, Clavinet, Wurlitzer Electric Piano, Synthesizer, Minimoog
Hiker Frostbelt: Flute, Zurna, Recorder
Probyn Gregory: Theremin, Trumpet, Flugelhorn, French Horn, Trombone
Scott Brannon: Hammer Dulcimer
Linda Ruttan-Moldawsky: Vocals
Jo Pusateri: Snare Drum Outro
Ariel Farber: Violin, Vocals
Valerie Gracious: Vocals
Molly Ruttan-Moffat: Vocals
Stefanie Fife: Cello
Phideaux Xavier: Vocals, Electric Sitar, Guitars, Nord Electro 2, Fender Rhodes, Autoharp, Bass

Anno: 2006
Label: Bloodfish
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. Wake Up
02. You and Me Against a World of Pain
03. The Waiting
04. Abducted
05. Rainboy
06. I Was Thinking
07. Long and Lonely Way
08. They Hunt You Down
09. Tannis Root
10. One Star
11. Last

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