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Tool
10,000 Days

Sono stati necessari cinque anni ai Tool per fornirci il presunto successore dell'acclamato Lateralus. Potendo avvalersi del sostegno incondizionato dei propri fans talora prossimo alla cieca devozione (ma fortunatamente non sordo..), i Tool hanno goduto di un successo commerciale relativamente sorprendente data la loro filosofia controcorrente nei confronti del marketing musicale.
Passeggiando allegramente nei viali del rock progressivo e del metal, condendo il tutto con una massiccia dose di psichedelia ed esoterismo, Maynard James Keenan ed i suoi amici non mancano di essere catalogati tout court come un gruppo culto per alcuni, come dei buffoni presuntuosi da altri.
Ma andando oltre il semplice contenzioso ed interessandoci più da vicino di questo loro nuovo lavoro 10 000 Days, è interessante notare la singolarità del packaging del CD, concepito dal chitarrista Adam Jones, piuttosto che dai fidati Mackie Osborne ed Alex Grey. Lenti integrate nella confezione cartonata ci permettono di visualizzare le immagini tridimensionali del booklet.
L'album origina con Vicarious, singolo di lancio, un pezzo dalla struttura "classica" per i Tool: una intro vicina a Schism (Lateralus, 2001), un riff vendicativo ed il cantato nervoso di Maynard James Keenan, che si lancia in una critica aspra della tele-realtà e del bisogno di vivere attraverso gli altri. Il refrain può far pensare ad alcune strutture degli A Perfect Circle, mentre l'intermezzo in 10/8 mette in evidenza la qualità eccezionale della produzione (si presti orecchio ai toms di Danny Carey prima del 3° refrain) ed una grevità piuttosto rallegrante. Ottimo esordio.
Jambi è una traccia costruita attorno alla mano da maestro di Justin Chancellor, il bassista che si pone come la vera guida sonora di 10 000 Days. La chitarra di Adam Jones indugia su delle tonalità volutamente monocordi e pesanti, fatta eccezione per il sorprendente solo accompagnato da un singolare effetto "talkbox". Il brano dalla struttura complessa riesce comunque a catturare la nostra attenzione passo dopo passo, soprattutto grazie alle parti cantate da Maynard.
Una lettera aperta del cantante alla madre deceduta è Wings for Marie (Part 1), rimasta paralizzata all'età di 27 anni (10 000 Days) a seguito di un attacco cerebrale.
Il pezzo naviga sull'incedere ipnotico della chitarra di Jones. Una ambientazione profondamente introspettiva che verrà temporaneamente intorbidita nel mezzo da un riff netto e risolutivo.
La title-track 10'000 Days (Wings 2), come indica la sua denominazione, costituisce la prosecuzione di Wings for Marie, di cui questa quarta traccia riprenderà brevemente alcune parti strumentali. Ancora una volta regna un'atmosfera tesa, esplicitata dal canto talora mormorato, talaltra declamatorio di Maynard e da uno squarcio di temporale in sottofondo. Justin Chancellor ed il batterista Danny Carey costruiscono senza sosta l'ossatura ritmica del pezzo che il chitarrista punteggia con i suoi arpeggi reiterati ed un solo molto vicino agli echi di Third Eye (Aenima 1996). Un nuovo assalto magistrale prima della conclusione delicata.
The Pot debutta con il cantato sorprendentemente alto di Maynard, seguito dal basso elastico di Chancellor e dalle percussioni di Carey.Adam Jones si produce in un riff apparentemente uscito direttamente dal loro primo lavoro del 1993 che inietterà puntualmente durante il refrain. Una traccia aggressiva e tra le più abbordabili.
Da Aenima i Tool si sono segnalati come maestri nella creazione di intermezzi bizzarri destinati a far rifiatare qualche istante l'ascoltatore attonito. Questo è il primo dell'album, caratterizzato da una sorta di incantesimo indiano probabilmente con evidente riferimento alla tribù apache dei Lipan.
Con stupore il gruppo bilancia l'album con un nuovo break Lost Keys (Blame Hofmann), questa volta con l'intermezzo di un arpeggio ostinato, di un suono lancinante che si sviluppa manifestamente in una discussione tra un infermiere ed un medico a proposito di un paziente poco loquace (da qui forse il titolo?)
Le ostilità riprendono in Rosetta Stoned con un riff ispirato dall'arpeggio di Lost Keys e la voce sincopata e meccanica di Maynard. Una esperienza rimossa dalla mente sotto l'effetto di stupefacenti viene narrata in prima persona, accompagnata da riff tesi e più spesso dal basso di Adam Jones. Dopo alcune parti un pò caotiche, il gruppo recupera il proprio spirito sul finire del brano su una linea aperta del cantato che prosegue e si conclude in modo asfissiante.
Un pò a sorpresa i Tool propongono un titolo molto farcito di influenze psichedeliche con Intension: suggestioni oscure del cantato, arpeggi e tabla che trasmutano in sottili sonorità elettroniche.
Per Right in Two l'ambientazione è molto vicina alla versione live di Pushit presente su Salival con arpeggi e percussioni pressochè identiche. Critica dell'essere umano dotato a torto della ragione e del pollice opponibile, Right in Two ci permette di apprezzare le considerazioni a volte discutibili di Maynard, anche se assume le vesti dell'angelo. Da apprezzare la scelta del tempo in 11/8 cosi' come il finale maestoso.
Il pezzo conclusivo Viginti Tres non potrà non lasciare interdetto l'interlocutore, è una prosecuzione del percorso intrapreso con Ions su Aenima e Faaip de Oiad su Lateralus.
In 10 000 Days merita considerare il ruolo preponderante del basso di Justin Chancellor nel mentre la chitarra si colloca questa volta in posizione più defilata, non di minore rilievo è la inventiva e la ritmica assai complessa sfoderata alle percussioni da Danny Carey, particolarmente nell'impiego di quelle orientali. Maynard Keenan ci riserva invece eccellenti sorprese anche se alcune linee vocali appaiono meno convincenti che in altri episodi. Da apprezzare la profondità dei testi, soprattutto il dittico Wings for Marie/10'000 Days, sublime, commovente e manifestazione di una sensibilità che talora mancava ai Tool.
Con 10 000 Days i Tool ci rilasciano un lavoro che si colloca di giustezza tra i più riusciti di questa annata e nello stesso tempo ci forniscono la rassicurazione che si potrà contare su di loro per assicurare una evoluzione alla formula del metal, malauguratamente cosi' impermeabile e refrattaria ai cambiamenti e alla sperimentazione.

80/100


Maynard James Keenan: Voce
Adam Jones: Chitarra
Justin Chancellor: Basso
Danny Carey: Batteria

Anno: 2006
Label: Volcano
Genere: Rock

Tracklist:
01. Vicarious
02. Jambi
03. Wings For Marie (Part 1)
04. 10,000 Days (Wings Part 2)
05. The Pot
06. Lipan Conjuring
07. Lost Keys (Blame Hofmann)
08. Rosetta Stoned
09. Intension
10. Right In Two
11. Viginti Tres

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