A&B: Ciao Tiziano. Dalla fine degli anni '80, fino ad oggi, ininterrottamente, sei stato il bassista del Banco del Mutuo Soccorso. Poi è sopraggiunta la scomparsa di Francesco DI Giacomo, che ha tracciato una sorta di marcata linea di confine, come a segnare un prima e un dopo. E' doveroso chiederti un resoconto di questa lunga esperienza professionale. Tiziano Ricci: vorrei precisare alcune cose. Io entro nel Banco del Mutuo Soccorso nel 1988 e, al contrario di quello che viene riportato in alcuni siti internet (tra gli altri, Wikipedia), non ho partecipato alle incisioni di "Grande Joe", nel 1985. L'amicizia con il Banco del Mutuo Soccorso, ed in particolare con Francesco, durava già da anni. Vero è che già nel 1984, egli mi chiese la disponibilità per registrare un disco che poi fu pubblicato con il titolo "Grande Joe", ma dovetti dire di no perché ero molto impegnato con lo studio del violoncello. Tornò a chiedermi l'eventuale disponibilità per una tournée in Russia che poi non si fece. Nel dicembre del 1987 mi chiese se questa volta fossi stato disponibile per un tour estivo e finalmente acconsentii!!! Cominciò così, nei mesi successivi, la mia avventura con il Banco del Mutuo Soccorso: era il 1988 e doveva essere una collaborazione per una tournée: invece ne seguirono tante altre........
A&B: Quale è il più bel ricordo di Francesco che conservi? Tiziano Ricci: Non c'è un "più bel ricordo", ce ne sono tanti. Pensa solo a quanti viaggi abbiamo fatto insieme, quante cose, belle e brutte della vita che abbiamo vissuto, perchè va detto che il nostro tempo insieme non era "solo" quello dei viaggi e del palco. Mi spiego meglio: io vivo da sempre in Romagna, ma quando venivo a Roma, io vivevo a casa di Francesco. Va da sé che condividevo con lui le cose di tutti i giorni, dalla spesa all'andare alle poste, dalle visite alla madre, quando ancora era in vita, a tutto quello che fa parte della vita quotidiana. Le mangiate, mamma mia che bello, ma non per la quantità, come tutti potrebbero pensare, ma per il gusto e il piacere nel prepararle: Francesco era eccezionale in cucina. Bisogna ricordare che la madre di Francesco (Sig.ra Elvezia) era una grande cuoca, nel senso più professionale del termine e Francesco ebbe in lei sicuramente una grande Maestra.
Francesco Di Giacomo e Tiziano Ricci
A&B: Di Francesco si diceva che aveva una voce di stampo tenorile. Io dissento garbatamente: la sua grandezza interpretativa, a mio modesto parere, non era legata alla compagine lirica, che gli era del tutto estranea. Ed invero, il suo spessore si rinveniva nel fatto di avere una voce completamente avulsa dalla formazione classica, sublimata da uno stile certamente autodidatta, ma incredibilmente comunicativo. Tu che alle spalle hai un background di studi classici (avendo studiato violoncello al Conservatorio Gioachino Rossini di Pesaro e al Conservatorio Francesco Morlacchi di Perugia, ove poi ti sei diplomato), cosa ne pensi al riguardo? Tiziano Ricci: Bisogna fare chiarezza. Dire di una voce che è di stampo tenorile non significa dire necessariamente ed automaticamente che è legata alla compagine lirica. Con quella definizione (tenorile) si vuole fare riferimento all'estensione della voce. Ogni voce ha una sua estensione, poiché ogni persona è diversa da un'altra, cambiano quindi anche le corde vocali che sono di forma diversa. La prima differenza è già tra maschio e femmina. Senza scendere troppo nello specifico tecnico, all'interno di queste due categorie ci sono le varie diversità di estensione: soprano, mezzosoprano, contralto per le donne, tenore, basso, baritono per gli uomini. Dopo questo chiarimento, solo tecnico, diciamo una cosa ovvia e cioè che l'interpretazione cantata o suonata di una melodia o di una parte musicale in genere, e ciò che poi ne risulterà, passa per forza attraverso la sensibilità, la musicalità e la capacità di comunicare che ogni interprete possiede. Tornando quindi a Francesco, la sua era una voce dal timbro particolarissimo, molto calda, suadente ed incredibilmente comunicativa. La sua voce in effetti, proprio come dicevo poco fa, lo rappresentava perfettamente, era l'esatta fotografia di come lui era.
A&B: Quale è l'esperienza dal vivo più emozionante che hai vissuto con il gruppo in questo periodo? Tiziano Ricci: anche qui devo risponderti che non sono in grado di definire un concerto più emozionante di altri. Ogni esperienza dal vivo è una forte emozione, legata poi inevitabilmente al contesto in cui ti trovi. Per questo motivo magari te ne ricordi meglio alcuni di altri. Ad esempio, quello per il trentennale tenuto all'ippodromo delle Capannelle Roma. C'era una marea umana davanti al palco, gente che era arrivata da tutte le parti d'Italia. Nel backstage, fin nella zona dei camerini, c'erano amici, addetti ai lavori, dai tecnici storici ai registi che negli anni avevano fatto parte per un periodo della grande carovana fatta di tournée e spettacoli che il Banco aveva realizzato e portato in giro in Italia e non solo. Ecco, salire sul palco in un'occasione del genere, con tutto quel pubblico che aspetta, è stata un'emozione difficile da descrivere. Il concerto finì tra le lacrime “sorridenti” di una quantità indefinibile di persone, amici che ci avvolsero in un abbraccio enorme. Ho parlato di questo concerto perché questo mi è venuto in mente, ma potrei scrivere un numero imprecisato di righe parlando di altre esperienze emozionanti. Ad esempio i vari concerti in Giappone, Messico, Stati Uniti, ecc.. A Tokio ricordo una straordinaria efficienza, organizzazione e disponibilità dei tecnici del teatro On Air West, un pubblico rigorosamente in fila per entrare al concerto. Durante il concerto vedevi che conoscevano perfettamente i brani, li cantavano!! Una curiosità: non lontano dal teatro On Air West, dove il Banco avrebbe suonato, c'era un'altro teatro dove si esibiva il grande B.B. King, la leggenda del blues. Altri luoghi, altre culture........
A&B: In quale degli album storici ti sarebbe piaciuto suonare? Oppure: quale degli album storici ti piace di più? Tiziano Ricci: Gli album storici sono tutti affascinanti, delle pietre miliari. Forse emotivamente sono legato al “Salvadanaio” perchè è stato quello che è arrivato in maniera dirompente, quello che ha rotto gli argini. Pensiamo solo alla produzione discografica di quegli anni. Quella musica e quei testi erano una cosa totalmente nuova, proiettata in avanti e forse per certi versi ancora lo sono. Vorrei ricordare però un album del quale non si è parlato mai abbastanza, che ha invece un'importanza enorme per capire lo spessore musicale e culturale del Banco. L'album a cui mi riferisco è “Di terra”. Questo disco, uscito nel 1978, a pochi anni quindi dall'exploit del gruppo, a mio parere racchiude in sé (e questo all'ascoltatore attento non può sfuggire) l'anima, la natura e la vena creativa da cui provengono quelle stupende pagine. Quando parlo dell'anima e della vena creativa mi riferisco in particolare ai fratelli Nocenzi, che hanno avuto questo dono da non so chi, e a cui siamo molto grati.
Banco del Mutuo Soccorso con Tiziano Ricci
A&B: In questi trent'anni, il Banco ha centellinato i dischi in studio, mentre, riappropriatosi dello storico moniker ad inizio anni '90, si è dedicato ad una intensissima attività live. Con il senno del poi, pensi che sarebbe stato meglio seminare diversamente, lasciando ai posteri un'eredità discografica post seventies più cospicua? Tiziano Ricci: Il Banco ha avuto una cospicua produzione discografica. C'è un evoluzione delle cose nella vita alla quale nessuno si può sottrarre. La creatività, la composizione seguono anche loro questo percorso e visto che la musica, come altre attività creative dell'uomo, segue la persona e il suo momento magico di creatività, va da sé che, con il passare del tempo, si abbia voglia di fare sempre meglio ma sopratutto di farlo con più aria, più respiro, per godersi la nascita e l'evoluzione di un'idea. Va poi detto che quello che il Banco riesce a dare nei concerti live è sicuramente incredibile, una forza e un'energia che hanno dell'inverosimile. La performance live è sempre una grande emozione: il pubblico che aspetta, che è venuto lì per ascoltare il concerto, è lui che trasmette l'energia sul palco e che dal palco viene poi restituita... basta solo essere in sintonia, e questo è sempre accaduto.
A&B: Nel 2015, dopo la scomparsa di Francesco, il Banco diventa un supergruppo. Tu resti in sella assieme a Filippo Marcheggiani, Rodolfo Maltese, Alessandro Papotto e, ovviamente, Vittorio Nocenzi che, leader e regista della storica formazione, chiama a sé i "big" Maurizio Solieri (ex chitarrista di Vasco Rossi), John De Leo (co-fondatore dei Quintorigo), Giacomo Voli (giovanissimo concorrente de «The Voice of Italy»), Arnaldo Vacca (già percussionista degli Indaco, progetto solista di Rodolfo Maltese) ai quali affianca Margary Signorino, Andrea Priola, Stefano Monastra e Vittorio Sardo (che sostituisce il batterista Maurizio Masi, subentrato nel 1992). Questa formazione si esibisce in occasione del concerto tributo a Francesco Di Giacomo, il 6 dicembre 2014, al Gran Teatro di Roma. Che ricordi hai di quella commemorazione? Tiziano Ricci: Facciamo un po' di ordine. La formazione che si esibisce in occasione del concerto del 6 dicembre 2014, al Gran Teatro di Roma vede ancora la presenza di Maurizio Masi, Vito Sardo arriverà dopo. In altre parole, sul palco c'erano i musicisti del Banco degli ultimi 30 anni. Era il primo concerto dopo la scomparsa di Francesco e avrebbe dovuto essere una sorta di abbraccio ideale del Banco a tutti gli appassionati e amici in questo momento così incredibilmente vero. Purtroppo ed inevitabilmente si trasformò in una commemorazione. Proprio per l'evento particolare, per noi tutti così emotivamente intenso, furono chiamati in aiuto tanti amici e qui forse è giusto ricordare con esattezza i nomi di tutti coloro che presero parte a quel concerto: Vittorio Nocenzi (pianoforte hammond sintetizzatore), Rodolfo Maltese (chitarra elettrica e acustica), Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica e acustica), Nicola Di Gia' (chitarra elettrica e acustica), Gianni Nocenzi (pianoforte), Tiziano Ricci (basso elettrico), Maurizio Masi (batteria), Alessandro Papotto (fiati), Arnaldo Vacca (percussioni), Angelo Branduardi (voce), Maurizio Solieri (chitarra elettrica), Cesareo (chitarra elettrica), Ambrogio Sparagna (organetto), John De Leo (voce), Giuseppe Cederna (letture d'autore), Andrea Priola (tromba), Stefano Monastra (tromba), Diego Bettazzi (sassofoni e flauto), Riccardo Tonello (trombone). Mi hai chiesto che ricordo ho di quella serata: una grande emozione, ovviamente. Posso dire che ci siamo fatti forza. Francesco non sarebbe arrivato sul palco, il pubblico però aveva voglia di vedere, di sentire cosa sarebbe accaduto quella sera, e comunque voleva a suo modo dare un grande abbraccio a Francesco.
Banco versione supergruppo
A&B: Il 26 giugno dell'anno successivo, parte il tour denominato «Un'idea che non puoi fermare 2015» che stavolta vede escluso un altro storico membro, il fiatista Alessandro Papotto, in forza al Banco fin dal 1999. Io vorrei, se ti è possibile, che tu ci parlassi di queste due ultime defezioni (Maurizio e Alessandro). Si è trattato di una loro scelta oppure l'estesa compagine raccolta da Vittorio ha in qualche modo preteso una riduzione dell'organico storico? Tiziano Ricci: No, l'estesa compagine raccolta da Vittorio non c'entra nulla. Ci sono state idee diverse sul come affrontare una nuova strada. Lascio immaginare come tutti noi ci siamo sentiti quel dannato 21 febbraio 2014. Nessuno di noi pensava certo a suonare, ai concerti........ Dopo qualche mese ci si vide per provare a ragionare sul da farsi e sul come, sopratutto. Spinti dalla volontà di non dimenticare Francesco ma, anzi, di cercare il modo di tenere vivo il suo ricordo, di onorarlo in qualche maniera, spronati anche dalla pressione di tutti i fans, vennero fuori diverse idee, che si rivelarono “idee diverse”. Ci prendemmo un po' di tempo, Maurizio e Alessandro decisero di non proseguire. Vittorio, che non scordiamolo è stato il fondatore del Banco, decise di fare un disco per omaggiare Francesco. Si mise quindi a lavorare con tutta la passione e il sentimento che tutti gli riconosciamo e nacque «Un'idea che non puoi fermare».
Di Giacomo, Ricci e Papotto
A&B: Il tempo di una manciata di concerti e altri tragici eventi segnano purtroppo una nuova battuta d'arresto: la notte tra il 28 e il 29 luglio 2015, Vittorio viene colpito da un'emorragia cerebrale mentre, pochi mesi dopo, con il leader ancora degente, Rodolfo Maltese, chitarrista del gruppo dal 1973, si spegne dopo una lunga malattia. Un periodo non facile, indubbiamente. Tiziano Ricci: Un periodo che sarebbe bello poter dimenticare, poter dire che è stato un sogno... sembrò veramente una congiura. A volte il destino (se di destino vogliamo parlare) sembra proprio divertirsi prendendo di mira qualcuno.
A&B: Doverosamente, ti rivolgo ora la stessa domanda che ho posto poco sopra, parlando di Francesco: quale è il più bel ricordo di Rodolfo che conservi oggi? Tiziano Ricci: Come sopra, ti rispondo che non c'è un "più bel ricordo", ce ne sono tanti. Voglio ricordarmelo con quella sua voglia inesauribile di musica, di suonare. Una volta facemmo un viaggio io e lui da soli, in Sicilia, per uno spostamento tra un concerto e un altro. Durante il viaggio ascoltammo della gran musica, da Chick Corea a Dvorak, in silenzio. Ogni tanto quasi in sintonia ci si guardava e si incominciava a ridere come pazzi. Un ridere complice, di contentezza perché era un bel momento, c'era una bella atmosfera e non c'era neanche bisogno di parlare, bastava lo sguardo.
A&B: Detto tra noi, io trovo impossibile che un musicista come Rodolfo, con la sua sensibilità artistica, con la sua vocazione di fine polistrumentista (non soltanto chitarrista acustico ed elettrico, ma anche fiatista), peraltro in possesso di una formazione classica (ha frequentato il Conservatorio Boccherini di Lucca), non abbia contribuito alla composizione di brani storici, limitandosi alla mera esecuzione. Sto fantasticando? Tiziano Ricci: Rodolfo entrò nel Banco quando erano gìà stati realizzati il "Salvadanaio" e "Darwin". Questo per dire che questi due album avevano già dato un segnale e tracciato quella che sarebbe stata l'idea e la particolare caratteristica compositiva che avremmo ritrovato poi anche negli album successivi. La prosperosa vena compositiva che animava (e anima ancora) i due fratelli, bastava a sé stessa e soddisfaceva tutti, poi è chiaro che ognuno proponeva una idea musicale, ma sempre nel rispetto dell'idea compositiva intrapresa. Per rispondere alla tua domanda quindi, certo che Rodolfo ha contribuito alla composizione di brani, magari non lo si vede figurare tra gli autori, ma questo non significa che il suo contributo sia stato inesistente.
A&B: Analogamente, rivolgo la stessa domanda anche a te: perché non hai mai contribuito alla composizione limitando il tuo apporto soltanto alla fase esecutiva? Tiziano Ricci: Ognuno di noi ha caratteristiche differenti, lo stesso è per i musicisti. Un musicista non è necessariamente un compositore. Ci sono alcuni che hanno innata una vocazione compositiva e ci sono altri che non se la sentono addosso. Personalmente mi sento più un esecutore e, per quello che riguarda il mio lavoro con il Banco, le composizioni erano già un'opera compiuta. Non c'era bisogno di aggiungere nulla di più, tranne il mio entusiasmo nell'eseguirle.
Banco versione supergruppo
A&B: A questo punto, a sorpresa - e giungiamo ai giorni nostri - Vittorio schiera una nuova formazione. «Ho abbandonato l'idea del supergruppo» ha dichiarato in una recente intervista (qui): «ho pensato fosse meglio una band discreta, composita. Insomma un gruppo classico: Marco Capozzi al basso; Filippo Marcheggiani e Nico Di Già alle chitarre; Augusto Zanonzini alla batteria; Toni D'Alessio alla voce». Tutto questo succede nonostante, sul sito ufficiale (qui) la band venga presentata (quasi) nella vecchia incarnazione: Vittorio Nocenzi (tastiere), Francesco Di Giacomo (voce), Rodolfo Maltese (chitarre), Tiziano Ricci (basso), Vito Sardo (batteria), Filippo Marcheggiani (chitarre), Alessandro Papotto (fiati). A questo punto, una domanda sorge spontanea: ma cosa caspita è successo? A parte Filippo Marcheggiani, la vecchia formazione non esiste praticamente più. Ce ne parli? Tiziano Ricci: E cosa potrei dire più di quello che si vede? Al posto della vecchia formazione ci sono altri musicisti, tutto qua. Il fatto che sul sito la band presente sia ancora quella che per quasi 30 anni è salita sul palco con il Banco, può fare solo piacere. Per essere proprio quella band però, all'elenco che hai fatto manca un elemento che è Maurizio Masi.
A&B: Sei uscito di tua volontà dal gruppo oppure le cose sono andate diversamente? Tiziano Ricci: No, sono uscito di mia volontà, a fatica e con dispiacere. Dopo tanti anni insieme è stata dura ma ho dovuto prendere questa decisione. Il motivo principale è che ho la fortuna di avere ancora in vita i miei genitori, che stanno abbastanza bene ma hanno comunque una ragguardevole età, e questo è un momento della vita in cui hanno bisogno che io stia loro il più vicino possibile.
A&B: Ritieni che il Banco sia morto con la scomparsa di Francesco? Pensando ad un gruppo come i Nomadi, ad esempio, che si è saputo riciclare con un nuovo frontman ritagliandosi un posto anche nel cuore delle nuove generazioni, vedi un futuro analogo per il Banco del Mutuo Soccorso? Tiziano Ricci: Penso che ogni storia è a sé, e che i paralleli con altri, chiunque siano, non siano fattibili. La forza del Banco è sicuramente la sua musica, i suoi contenuti... una energia indescrivibile. L'alchimia che si crea inaspettatamente tra alcune persone e che dà certi risultati, è difficilmente ripetibile. Ma forse quella che è stata l'icona del gruppo, che ha comunicato probabilmente più di tutti dal palco e non solo, è stato Francesco, con quello che diceva, quello che faceva, con i suoi testi.
Banco del Mutuo Soccorso con Tiziano Ricci
A&B: Conclusa la tua esperienza con il Banco, di cosa ti occupi attualmente? Tiziano Ricci: Mi occupo di musica, come ho sempre fatto, più altre mille cose. Il fatto è che sono un curioso e ho mille interessi. Una delle passioni che ho da sempre è il mare. Il mare come idea di libertà, di infinito, di spazio immenso che ancora non conosciamo interamente. Mi sono imbarcato quindi in un'impresa impegnativa ma molto stimolante: insieme a mio figlio sto finendo di costruire una barca a vela, e per noi ovviamente è un'esperienza stupenda. La barca a vela è emozionante, stare al timone con le vele spiegate, trascinati dalla forza del vento, è qualcosa di unico. Gli unici suoni (e dico appositamente suoni e non rumori) che senti sono quelli del vento sulle vele e dell'acqua. In quei momenti la mente si libera, è come se si ripulisse tutta per lasciare spazio a quelle stupende emozioni che la natura è in grado di offrirci.
A&B: Quali sono i tuoi progetti per l'immediato futuro? Tiziano Ricci: Prevalentemente sono quelli descritti nella precedente risposta e non pensare che siano scollegati dalla musica. La musica smuove le emozioni, è evocativa, esattamente le stesse cose che si provano andando per mare. Non è escluso che queste esperienze mi stimolino e mi ricarichino al punto da riprogettare qualcosa proprio con la musica, la compagna della vita.
Tiziano Ricci
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