I Demian Clav sono una band francese che, attorno ad un organico di tre elementi - Jean-Charles Wintrebert alla batteria e al violoncello, Jean-Yves Brard al basso e Dominique Clavreul alla voce, alla chitarra e alle tastiere - ospita almeno otto tra musicisti e cantanti aggiunti, circostanza, quest’ultima, che qualifica l’ensemble de quo quale indubbio “progetto aperto”. Il leader del gruppo, il citato Clavreul, vanta un passato ricchissimo di esperienze musicali essendo stato vocalist dei gruppi White Tears e Subject (band di psych-rock la prima, post-rock la seconda) nonché fondatore degli Evidence e del duo Dieses Kein. Forti già di due uscite discografiche (Nightfall Prayers su Cykxincorp Records del 2009 e Wisteria Lodge su Prikosnovenie Records di due anni dopo), i Demian Clav propongono un prodotto musicale assai inusuale, perfettamente in bilico tra rock gotico e psichedelia, con ricorrenti espressioni riconducibili alla sperimentazione pura e alla musica da camera moderna. Ne consegue che, così composta, questa fatica discografica risulta di non facilissima assimilazione, necessitando di reiterati ascolti. L’approccio all’opera è ambivalente. Da una lato risultano particolarmente soffocanti i ricorrenti sottofondi cupi e lugubri ove, peraltro, alcune evoluzioni sonore appaiono talvolta disorganicamente strutturate, come in "Annonciation" e, ancor di più, in "The Art-Scattered Surface of the Earth". La presenza di una voce recitata assai pesante all’ascolto, inoltre, sfregia immancabilmente l’accattivante surrealismo di "Eventyr" o i rari sprazzi melodici della bellissima nenia infantile "Edelweiss Flight". Dall’altro, altri brani presentano commistioni tanto inusuali e spiazzanti, quanto coraggiose ed intelligenti: in "Fall", ad esempio, l’incoerente psichedelia floydiana del periodo Ummagumma, coesiste con la fluida liquidità tipica di brani come "Comfortably Numb" o "Us and Them"; in" Holy Road", invece, sembra di ascoltare i Porcupine Tree di fine anni ’90 in una inedita versione dark-rock; i crescendi angoscianti di "Slow Boat to Nowhere" e "All Night Party" richiamano alla mente i King Crimson di Starless, mentre le atmosfere post-industrial verso le quali vira inaspettatamente il secondo brano, evocano le nevrosi metafisiche della medesima band britannica nella sua incarnazione anni ’80, le astrusità del Nick Cave più sperimentale, le stranezze psicotiche del Roger Waters più genialoide. 75/100
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Jean-Charles Wintrebert: Batteria, violoncello Anno: 2013 Tracklist: |