Pubblicato nel marzo 1961 dalla Atlantic, "My Favorite Things" è il settimo album di John Coltrane, considerato unanimemente tra i dischi fondamentali di jazz, prima fatica discografica in cui egli suona il sax soprano (in realtà, l'artista lo aveva già utilizzato in "The Avant-Garde", tributo ad Ornette Coleman inciso nel 1960 ma pubblicato soltanto nel 1966), sax che Miles Davis sostenne avergli regalato ma che, in base a quanto dichiarato dal diretto interessato, sarebbe stato da lui acquistato motu proprio dopo aver provato quello di un conoscente.
Continuando a parlare in termini di primati, è anche il primo disco in cui egli è accompagnato da uno degli organici più espressivi e rappresentativi del jazz moderno (McCoy Tyner al piano, Steve Davis al basso ed Elvin Jones alla batteria) e, ancora, il primo che testimonia il passaggio dal bebop al jazz modale. Dopo aver lasciato la band di Miles Davis, nel 1960, messo in piedi il suddetto quartetto, il sassofonista incide, nel corso di alcune sessions presso gli Atlantic Studios il brano "Village Blues" (poi confluito nell'album "Coltrane Jazz" del 1961), tutti i pezzi dei 33 giri "Coltrane Plays the Blues" e "Coltrane's Sound" (pubblicati rispettivamente nel 1962 e 1964) e l'intera tracklist di "My Favorite Things". Parlando dell'opera, Coltrane dirà in seguito: «Tra tutti quelli da me registrati, "My Favorite Things" è il mio preferito. Credo che non lo rifarei in nessun altro modo, mentre tutti gli altri miei dischi sarebbero potuti essere migliorati in certi piccoli dettagli». L'approccio esecutivo di questo pezzo è a dir poco rivoluzionario: la melodia portante viene ripresa più volte ma sempre dopo fughe soliste di stampo modale ad opera di Tyner e dello stesso Coltrane. L'idea di prendere brani conosciuti, completandoli con stratificate incursioni modali, sarebbe stata spesso concretizzata da Coltrane negli anni a venire, quantomeno fino alla svolta free jazz che connotò l'ultima parte della sua carriera: «Cerco sempre di scegliere una canzone che abbia un bel sound, che sia orecchiabile», riferisce al riguardo, «e poi provo a metterci sezioni in cui possiamo suonare parti solistiche, così finiamo per improvvisare all'interno di una melodia nota». L'allegra canzoncina popolare del musical "Tutti insieme appassionatamente" (titolo originale: "The Sound of Music") viene così trasformata con apparente disinvoltura in una sfrenata ed ipnotica danza di stampo vagamente tribale la cui lunghezza, in studio prossima ai 15 minuti, viene progressivamente dilatata dal vivo nel corso degli anni, fino a raggiungere gli oltre 57 minuti della versione suonata alla Sankei Hall di Tokyo il 22 luglio del 1966 dalla formazione che lo sostiene devotamente nella sua causa free jazz (Pharoah Sanders al sax, Alice Coltrane al piano, Jimmy Garrison al basso, Rashied Ali alla batteria). Inaspettatamente, il brano ottiene elevato successo, divenendo il suo brano più richiesto nel corso dei suoi concerti dal vivo. Ne viene anche estratto un singolo (diviso in due parti di circa 3 minuti l'una) che ha il merito di travalicare gli stretti confini del jazz, esercitando ascendente nei confronti di un pubblico non propriamente circoscritto allo specifico genere musicale. «Molti pensano, sbagliando, che "My Favorite Things" sia una mia composizione» avrebbe poi dichiarato; «vorrei tanto averla scritta io, ma è di Rodgers e Hammerstein». La tracklist della fatica discografica è completata da "Ev'ry Time We Say Goodbye", brano di Cole Porter, nonché dagli standard "But Not for Me" e "Summertime" di George Gershwin: nei primi due, il fiatista ostenta la sua tecnica dei cambiamenti, detta "Coltrane Changes" (già profusa in "Giant Steps" e "Countdown", consiste nell'adozione di soluzioni armoniche in sostituzione delle successioni armoniche tradizionali), mentre il terzo titolo è considerato tra le massime espressioni del nuovo stile "Sheets of Sound" (termine coniato nel 1958 da Ira Gitler, critico della rivista jazz DownBeat, descrivendo il nuovo, unico stile di improvvisazione di Coltrane. Gitler, che ostentò per la prima volta l'espressione nelle note di copertina di "Soultrane", la utilizzò ripetutamente anche in termini di contrapposizione rispetto all'intimismo manifestato da Miles Davis in "Summertime", dall'album "Porgy and Bess"). Nel 1998, il 33 giri riceve il premio Grammy Hall of Fame; due anni dopo viene collocato al numero 392 nella classifica del volume "All Time Top 1000 Albums" di Colin Larkin (scrittore e imprenditore britannico, fondatore della "Encyclopedia of Popular Music", descritta da The Times come "lo standard rispetto al quale tutti devono essere giudicati"); nel 2018, l'opera discografica raggiunge lo status di disco d'oro. A modesto parere di chi scrive, assieme ad una manciata di pochi altri (tra i quali "Time Out" del The Dave Brubeck Quartet, che contiene la famosissima "Take Five"), questo disco deve entrare a far parte anche della discografia di persone dedite all'ascolto occasionale di jazz.
NB: Tutte le dichiarazioni di John Coltrane riportate in questo articolo sono estratte dalla biografia "Blue Trane - La vita e la musica di John Coltrane" di Lewis Porter (ricercatore ed educatore jazz, è anche pianista jazz e compositore nominato ai Grammy, autore di oltre 30 album nei quali hanno preso parte artisti quali Dave Liebman, John Patitucci, Terri Lyne Carrington e altri ancora).
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John Coltrane - sax soprano (1, 2), sax tenore (3, 4) McCoy Tyner - piano Steve Davis - contrabbasso Elvin Jones - batteria
Anno: 1961 Label: Atlantic Genere: Jazz
tracklist: My Favorite Things – 13:41 Ev'ry Time We Say Goodbye – 5:39 Summertime – 11:31 But Not for Me – 9:35 bonus tracks My Favorite Things, Part 1 - 2:45 [Single] My Favorite Things, Part 2 - 3:02 [Single]
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