Home Recensioni Live Glenn Hughes - Roma, Orion, 21 maggio 2024

Glenn Hughes
Roma, Orion, 21 maggio 2024

Un po' come succede con Steve Hackett, che incarna, di fatto, l'unica opportunità di ascoltare dal vivo i brani pubblicati dai Genesis nel range temporale 71-76, Glenn Hughes rappresenta oggi, e senza il minimo dubbio, il solo modo di ascoltare live la musica dei Deep Purple mark III.

Tra i diversi fattori positivi del suo recente concerto romano, tenuto all'interno del noto e apprezzato locale Orion, va certamente menzionato il supporto di una band coesa e pienamente attendibile (che permette al cantante di non spararla troppo grossa affermando, poco prima dell'esecuzione di "You Keep On Moving", "if you close your eyes, sometimes in my show, that is a real fuckin' Deep Purple"), ma anche la particolarità di uno spirito fortemente settantiano: il decennio più ricco della storia musicale, infatti, viene dall'artista puntualmente rievocato con una grafica/estetica piuttosto inequivocabile (valgano, in tal senso, sia gli abiti stilosi indossati dallo stesso, sia il manifesto dello show riccamente colorato), e anche con versioni piuttosto dilatate di alcuni dei brani proposti (impreziositi da svariate improvvisazioni soliste), peraltro sublimate dal ricordo del "California Jam", noto festival del 1974 che vide Deep Purple ed Emerson, Lake & Palmer dividersi equamente il ruolo di headliners (divertente, in tal senso, ascoltare da uno dei protagonisti dell'epoca il noto episodio della chitarra lanciata da Ritchie Blackmore alla volta di un operatore impegnato nelle riprese del concerto).
Non propriamente a suo agio nelle parti baritonali (quello di David Coverdale non è decisamente il suo registro), il cantante è apparso ancora del tutto attendibile nelle ottave alte, con una voce assolutamente esente da difetti, legittimamente ostentata stante la palese immunità da fattori anagrafici (ben 73, gli anni vantati attualmente dall'ex Purple).
E se da un lato la tracklist è stata caratterizzata dall'assenza di estratti dal repertorio degli eccellenti Trapeze e della discografia solista (impossibile non pensare a "Play Me Out", suo primo, ottimo disco solista), dall'altro ha pienamente appagato l'esecuzione di un repertorio esclusivamente viola, pur castrato di brani iconici quali "Lay Down, Stay Down", "Soldier of Fortune", "Lady Luck" e "This Time Around", ai quali è stata preferita una dilatata versione di
"You Fool No One", estesa ad oltre 28 minuti (del resto, non a caso, abbiamo già parlato di un modus operandi chiaramente ispirato agli anni '70), che ha incorporato un (forse troppo lungo) assolo di batteria e (più apprezzati) estratti di "High Ball Shooter" e del noto blues a firma di Blackmore, da quest'ultimo largamente eseguito dal vivo con PurpleRainbow.
Infine, e concludendo, è apparso altamente suggettivo l'omaggio commosso agli indimenticati John Lord e Tommy Bolin, così come è stato interessante apprendere i dettagli afferenti alla mancata reunion della mark III, fortemente voluta dallo stesso Lord, purtroppo mai concretizzata a causa del disinteresse di Blackmore ("Lo abbiamo chiamato tutti", ha precisato Hughes, "ma lui non ha mai risposto").





Glenn Hughes: voce, basso
Soren Andersen: chitarra
Bob Fridzema: tastiere
Ash Sheehan: batteria

tracklist
1. Stormbringer
2. Might Just Take Your Life
3. Sail Away
4. You Fool No One
- Guitar Solo (including extract from Lazy)
- Blues
- High Ball Shooter
- You Fool No One (reprise)
- Drums Solo
- You Fool No One (reprise)
5. Guitar Intro/Mistreated 
6. Gettin' Tighter
7. You Keep On Moving (including Bass/Drums Solo)
8. Burn







 

 

 

 

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