Nota Questa intervista fu realizzata nel 2015 e fu pubblicata, in forma ridotta sul n. 28 - anno 5 - novembre 2015 della rivista cartacea "Comic Soon - Giornale nazionale di informazione fumettistica" (su internet è reperibile qui). Quella che segue è la versione integrale, qui pubblicata per gentile concessione dell'autore. |
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Veneziano di nascita, romano di adozione, Paolo Eleuteri Serpieri esordisce nel mondo del fumetto a metà degli anni '70 sulle pagine del settimanale Lanciostory, dedicandosi quasi esclusivamente al West, sua grande passione.
Quanto Sergio Bonelli conobbe dell'opera “Tex, L'eroe e la leggenda” prima della sua morte? Con Sergio se ne parlò qualche tempo prima della sua scomparsa. Fui coinvolto per il c.d. Texone per la realizzazione del quale mi mostrai fortemente interessato. Tuttavia dettai condizioni precise che lo lasciarono molto perplesso. Mi sembrò non essere molto dell'avviso e la cosa fu momentaneamente messa da parte. Quando scomparve, pensai che non se ne sarebbe fatto nulla ma la casa editrice riprese i contatti e il progetto si è poi concretizzato nel volume poi pubblicato recentemente. Quanto l'ha tenuta occupata questo lavoro? Per la stesura sono occorsi un paio di mesi, mentre per i disegni ho impiegato circa 7-8 mesi, sebbene fossi all'epoca impegnato in altri lavori. La Bonelli, comunque, non mi ha messo alcuna fretta. Il formato di quest'opera è del tutto particolare, sia per gli standardi bonelliani, sia per quelli da edicola (in Italia) Fin da subito apparve chiaro che non ero propenso a disegnare un Texone per cui si optò per una storia breve. Nel tempo, però, i disegni, la trama, le evoluzioni narrative hanno dilatato la storia a 40 pagine, cosa che ha indotto l'editore ad inaugurare una nuova serie, dal titolo “Tex d'autore”. Di fatto, con questo albo, la Bonelli è tornata ad un formato, il cartonato, che, dai primi anni '80 (con la sere “Un Uomo, un'avventura”), non aveva più pubblicato. L'albo è andato presto esaurito. Si. La Bonelli ha distribuito nelle edicole 120.000 copie che sono terminate abbastanza velocemente. Lei è appassionato di western e fantascienza. Mi incuriosisce sapere cosa ne pensa di personaggi come Magico Vento, Hammer e Nathan Never. Per prima cosa bisogna dire che io sono un grande appassionato di West e non di fantascienza, quantomeno non nel senso tradizionale del termine. Non amo le saghe fantascientifiche tipo Star Trek o Star Wars, per intenderci, ma guardo al futuro apocalittico o post-nucleare. In tal senso, Druuna può essere definito più un fantasy dai toni surreali di stampo futurista, non certo un fumetto fantascientifico. Ed infatti, più che alla fantascienza, sono interessato al contrasto esistente tra un mondo degradato, putrefatto, decadente e il corpo perfetto di una giovane e bellissima donna. Io non ipotizzo un futuro ove esiste una progressione tecnologica, ma un'epoca ove la tecnologia schiaccia l'uomo invece di essere al suo servizio. In tal senso, sono più vicino alla fantascienza di stampo decadente, come quella di “Blade Runner”, “Alien” o quella descritta dal grande George Orwell. Dopo Tex, si misurerebbe disegnando altri personaggi storici del fumetto italiano? Ad esempio un Martin Mystere o un Mister No? No, decisamente no. Io faccio un lavoro completamente diverso. Non potrei mai pensare di scrivere una storia per una altro disegnatore e, viceversa, non potrei mai disegnare una storia scritta da altri. Con questi personaggi, il rischio è questo. E poi, le mie storie sono spesso modificate in corso di realizzazione. Molte scene dei miei episodi sono nate a braccio, scritte nel momento in cui le disegnavo: in tal senso, immagino una serie di situazioni che successivamente collego tra loro. Certo, scrivo un canovaccio, un finale, ma poi può succedere che lo cambi. Ed infatti, mi capita sovente di scartare pagine e tavole già finite, perchè non convincenti. Quindi non potrei mai cimentarmi con i personaggi Bonelli, tutti ancorati ad una sceneggiatura piuttosto rigida. Dovrei farlo alle mie condizioni, come ho fatto con Tex, e non credo che questo riesca bene per altri personaggi. Parlando di film western, Lei ha dichiarato che John Ford è stato un grande del cinema anche se poco attento all’iconografia dei nativi americani (ad esempio i Dakota nella Monument Valley) mentre Sergio Leone, pur donando una linea diversa al western, ha creato dei personaggi irreali (si pensi al pistolero velocissimo), preferendo a questi due standard, film più di frontiera come “Balla coi lupi”. Confermo. Apprezzo anche la compagine descritta in “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo”. Sergio Leone è stato un grande regista, molto coraggioso, ma il suo cinema era destinato a fare spettacolo. A John Ford sono maggiormente legato per motivi anagrafici ma anche lui aveva i suoi difetti. Ecco, parlando di film senza indiani, credo che “Gli Spietati” di Clint Eastwood sia perfetto: un western reale, che parla di pistoleri senza eccedere in sensazionalismi.
Tuttavia, il suo Tex sembra vicinissimo a quello descritto da Sergio Leone. Solo perchè l'ho inserito in un contesto abbastanza duro? Io non credo. Certo, il mio Tex, collocato in un periodo storico meno conosciuto, ha un modo di fare molto determinato, ispirato alla vendetta, ma credo che sia molto diverso dallo standard pitturato da Leone. Era un grande regista, un visionario: quei silenzi, quelle scene lunghe, quelle storie piene di messicani, erano poco realistiche. Quando finisce un film di Leone non si sente la nostalgia che pervade lo spettatore alla fine di un film di Ford ma, anzi, si pensa: “meno male che è finito!”. Ecco la differenza tra i due registi. Parlando di frontiera, Le piacerebbe cimentarsi con Ken Parker? Ken Parker è molto vicino al mio concetto di frontiera. Berardi, inoltre, è un bravissimo sceneggiatore. Tuttavia, non credo che gradirebbe una rivisitazione del suo personaggio, così radicale come l'ho fatta per Tex. Druuna è caratterizzata da contenuti di sesso molto realistici. I primi 4 volumi sono molto espliciti mentre ne Il pianeta dimenticato, la serie torna a rappresentazioni non esplicite del sesso. Non credo che i primi due-tre libri fossero così hard, mentre il quarto, “Mandragora” è stato senz'altro più ardito. Debbo dire che è venuto abbastanza spontaneo prendere quella direzione e nessuno mi ha fatto pressione. Mi sono divertito. Diciamo che era un periodo birichino della mia vita (lo dice ridendo. Nda). “Il pianeta dimenticato” era già un'altra storia dove sarebbe stato più difficile inserire scene erotiche e questo vale anche per “Clone”. Tuttavia, quest'ultimo capitolo è uscito in due edizioni: l'editore dell'epoca, infatti, volle delle scene più esplicite quindi alla fine si optò per una edizione parallela dai toni hard, uscita in bianco e nero, con scene di sesso molto chiare. Druuna può essere considerata una evoluzione, artisticamente più pregiata del fumetto erotico italiano degli anni ’70 e dei primi anni ’80? No, assolutamente no. Io ho guardato molto al fumetto spagnolo e argentino. A me interessava la parte reale, fatta di luci e ombre. Io volevo raccontare una storia ove anche l'ombra facesse parte della storia, come al cinema: in un film si vedono le ombre, come nella vita reale, e Druuna è anche questo. Che differenza passa tra la donna di Serpieri, quella di Crepax e quella di Manara? La donna di Manara è molto spontanea. Milo disegna donne meravigliose ma troppo irreali, con quelle gambe così lunghe. Lui presenta un'immagine idealizzata di una donna che forse non esiste o, se esiste, si trova soltanto nel mondo della moda, sulle passerelle, tra le indossatrici. È vero che si è ispirato a Monica Bellucci per la creazione di Druuna? No. La Bellucci è una donna stupenda ma non fu lei il mio modello, fu Valerie Kaprisky (attrice francese attiva nel mondo del cinema fin dal 1981). Tuttavia, nel tempo, ci sono state altre donne che ho assurto a modello. Se oggi dovesse creare ex novo la Sua Druuna, a quale donna si ispirerebbe? Nel tempo mi hanno proposto di fare dei film su Druuna proponendomi per lo più attrici improbabili. Tra queste, tuttavia, una era ricorrente: Jennifer Lopez c'era sempre. Ecco, forse, fisicamente la Lopez potrebbe essere una ispirazione ma certamente non quella attuale, direi quella di 15 anni fa. La mia Druuna, infatti è una donna che ha al massimo 28 anni. A livello mentale, invece, sceglierei una delle protagoniste del film “La vita di Adele” (film del 2013 diretto da Abdellatif Kechiche, curiosamente ispirato al romanzo a fumetti Il blu è un colore caldo di Julie Maroh. Il film si è aggiudicato la Palma d'oro al Festival di Cannes 2013. Nda), straordinario lungometraggio che narra l'amore omosessuale tra due donne. Il tema del film è molto importante, tuttavia, ciò che colpisce dell'opera, è questa tenerezza intrinseca di una delle due donne, che ho visto molto presente anche in Druuna. In loro due c'è certamente una forma di candore, accompagnata da una componente di malizia che tutte le donne posseggono. Questa tematica è spiegata in “Ecofeminist Themes in Serpieri's Morbus Gravis” di Matthew Jones, un professore universitario della Florida che inquadra perfettamente il personaggio di Druuna dal punto di vista psicologico. Ecco, posso senz'altro dire che ciò che io ho descritto con le immagini, lui l'ha fatto a parole. |