Un EP d'esordio che è quasi un album completo, 4 canzoni ben lunghe per un totale di più di 35 apprezzabilissimi minuti per i bresciani Sunpocrisy, ed il loro Atman, questo il titolo dell'EP che ci troviamo a recensire.
Progressive Death Metal è la proposta dei Sunpocrisy ma un Prog Death che spesso si trova a viaggiare su coordinate che spingono il sound della band in territori più post/alternative, rincorrendo riferimenti che vanno dagli Opeth ai Mastodon, dai Meshuggah ai Tool. Si inizia con "Aeon's Samsara" ottimo brano elegante e tecnico dove però emergono preponderanti alcune non tanto celate somiglianze, specialmente nella voce pulita e nel riffing più pacato con i Tool, qualche pecca nel growl che risulta a mio parere poco convincente, ma nonostante questo il brano è di caratura elevata e si mantiene sempre estremamente valido e piacevole, indubbiamente un pezzo riuscito. Con il seguente "Aprosdoketon" la musica assume connotati più forti, il riffing si fà più rabbioso ed il growl è più presente così come la componente Death si mostra con più evidenza. Molto bene la chitarra, estremamente tecnica in alcuni passaggi, anche questo si dimostra un brano ricco, completo, in breve di alto livello. Inizia sorprendentemente in chiave più lenta "Insanity's Glove" per poi presentarsi più rabbiosa, anche qui un certo riferimento possiamo ritrovarlo in brani come Deliverance o The Drapery Falls degli Opeth e sempre alla band di Mikael Akerfeldt fan riferimento gli interessanti cambi di tempo che si rincorrono all'interno dei 7 minuti del pezzo. Brano discreto pur se nel complesso un pelo meno convincente degli altri due. Nuovamente un inizio arpeggiato ci introduce all'ultimo brano dell'EP: "This Illusion" per poi dare spazio ad un riffing più forsennato. Sicuramente il pezzo con i passaggi più "duri" del lotto che ci fa presagire che dal vivo i ragazzi bresciani "picchino" pesante. Un buon esordio per una band che dimostra complessivamente buone capacità, peccato solo per un eccesso derivativo nel songwriting, certamente attenuabile con l'acquisizione di una maggiore propensione ad "osare" laddove le capacità tecniche sono ben presenti e laddove in alcuni passaggi questa voglia di provare soluzioni diverse la si nota eccome e con risultati più che convincenti, da segnalare un growl che è da migliorare anch'esso. Valida la voce pulita, ottime le chitarre e ben presente la parte ritmica. Una band quindi da tenere bene a mente ed in considerazione per il futuro, attendiamo con interesse gli sviluppi, per il momento le impressioni sono sicuramente positive. 75/100
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Jonathan Panada: Chitarra, voce Anno: 2009 Sul web: |