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Egomass
Estreme Conseguenze

Della serie ... e chi se lo aspettava ... ??? uno dei tanti dischetti arrivati per caso, uno dei tanti debutti che spesso ci passano quasi con disattenzione tra le mani si è invece rivelato per uno dei migliori debutti che mi sia capitato di ascoltare in questo ultimo periodo. Il debut dei sardi Egomass è un full-length, intitolato "Estreme Conseguenze", frutto dei loro sacrifici economici e della loro passione per la musica, è chiaro questo fatto perché i ragazzi isolani hanno voluto fare le cose per bene, ed hanno investito sul loro sound senza per questo vendersi al primo offerente, ciò è palese anche per via del loro stile, il genere da loro proposto è tutto fuorché commerciale e vendibile, se vogliamo anche anticonformista, un bel cazzotto al sottoventre a ribadire fortemente che anche loro esistono e che non hanno nessuna intenzione di cedere davanti a nulla ostinandosi laddove altre realtà debuttanti spesso si fermano 'dandosi' alla facile ed ammiccante proposta che la moda del momento richiede o su stili, spersonalizzati e spersonalizzanti, atti alla pura voglia di impressionare e coinvolgere le masse. Gli Egomass dimostrano di essere tutta un'altra pasta di band, il progetto si sente e si denota da sé, ha un concept di tutto rispetto e si dedica ad una vera ricerca di stile con coerente forza interiore.

Dopo un solo demo ma tantissime esperienze dal vivo, anche fuori dalla Sardegna con tra l'altro la vittoria ad un contest musicale i nostri Egomass hanno deciso di mettere su CD il frutto del loro impegno e dell'esperienza accumulata, "Estreme Conseguenze" è un disco fatto di 8 belle tracce di thrash death progressivo e cibernetico modulato in versione moderna, in certo senso 'attualizzato', senza per questo perdere la sua natura con sfuriate selvagge e mitragliate core oriented (non quella specie di pastrocchio oggi in voga), ma diluito in canoni prettamente di derivazione techno death che nonostante la poca digeribilità dei generi di influenza (almeno sulla carta), scorrono a meraviglia in un incedere arrembante con una struttura tanto intricata quanto lubrificata, come e meglio della sala macchine di una manifattura industriale.

Credo ed anzi, ne sono convinto, che la band abbia della stoffa, è chiaro che suonino farina del proprio sacco, lo dicono una serie di indizi che solo chi è un poco dentro il death progressive a cavallo del 1990 e chi ama alla follia questo genere musicale, evolutosi ai giorni nostri in differenti forme, potrà riscontrare.
Abbiamo sin dalla prima traccia, "Coscienza II", la sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di diverso dal solito underground, già dal fulmineo inizio il progetto si dimostra all'altezza e con una marcia in più anche con la tecnica strumentale, o almeno con una impronta che sa tanto di zampata felina, qualcosa che lascia il segno, il moniker non poteva essere più azzeccato per fare intendere la rabbia ed il conflitto che gli Egomass mettono in atto, un conflitto che credo faccia i conti con l'uomo sin dal suo esordio nella catena evolutiva.
Le sonorità della prima track sono leggermente diverse dal normale metal odierno, il sound rifulge di luce propria, si è presi e rapiti subito da dei riff intricatissimi in una tessitura a trame strette, in una andatura sinuosa e ipnotica e dalle vocals davvero aggressive, il cantato é in italiano (scelta già di per se coraggiosa) che si dimostra una volta tanto giusta perché la musicalità c'è e se si sta attenti si capisce che la metrica e pronuncia sono perfette in un contesto musicale che non ha nulla di nazionale (al contrario ‘internazionale’), tutto tra le dilanianti e inumane linee dall'estensione aliena (ottimo il cantante, davvero...).
Poi le chitarre virtuose ma al servizio del brano, senza eccessi di autostima e pose inutili, il basso non è niente di meglio che si potesse trovare per queste sonorità, il bassista si districa con tecnica e raziocinio in un mare impetuoso di poliedrici ritmi ed esce vittorioso sempre e con un piglio del tutto da fuoriserie, le leggi della statica ma anche del dinamismo power thrash o power groove sono stata recepite ottimamente.
Il batterista più preciso e maniacale, attento ed espressivo, un sound duro e possente come il cemento armato ma con un tocco sopraffino ed un lavoro sul doppio pedale da paura, così che un ritmo che dovrebbe risultare freddo e cibernetico diventa per magia un imponente miraggio sonoro dai contorni ben chiari e introspettivi con riflessi sgargianti fuori dalla monotonia, nonostante in questo genere spesso si cada in questo tranello.
Morale della favola già con il primo brano si è letteralmente rapiti, una esplosione di aggressività thrash, complicati intrecci chitarristici, retaggi ritmici che spaziano dal thrash/death old school al power groove di panteriana memoria e tutto lo sviluppo che si porta dietro, il tutto incanalato su una andatura furiosa, frammenti impazziti che, come uno specchio infranto, lasciano riflettere miriadi di sfumature che creano nuove sagome dai contorni onirici, nuovi colori cupi che acquistano tonalità sgargianti, merito della tecnica precisa e degli innesti in pieno death tecnologico, quello influenzato dal progressive, ed infatti in tracce quali "Come Fare?" e "Dubbio" emergono nella loro migliore forma i doni di dedizione ai mostri sacri del genere come Atheist, Pestilence, Cynic, Death, Nocturnus, laddove si fondono i caratteri estremi del death con il mood del jazz e della fusion ed appunto del progressive e la gravità industrial.
Gli Egomass amministrano questi ingredienti con la saggezza dell'alchimista e sperimentano passando dall'ipnotismo ‘shockante’ di “Dubbio” a "Il solito gioco" ed a "Chi Sono" in cui mi sembra di vedere un tentativo ben riuscito di portare a termine il lavoro lasciato a metà dalle band underground italiane della seconda metà degli anni '90 (Sadist, Aydra, Gory Blister, etc...) con le giuste modifiche e migliorie, con quel tocco in più che sa meno di scontato e maggiormente di maturità e gusto per gli arrangiamenti.
Così nel proseguo del disco, sempre esaltante e coinvolgente, si arriva passando per i contorti meccanismi metallici e psicologici del genere appena citato ad un innesto ancora più coraggioso, che si spinge verso lidi inaspettati, la metamorfosi umanoide compie il suo atto finale introducendo nel sound elementi più moderni, da cui spuntano collisioni a la Fear Factory, e mastodontiche evasioni strutturali in ambiti ancora più attuali (Neurosis, Meshuggah, i precursori malati del tech metal industrial). "Posso Ancora Chiedere" che risente dei Napalm Death di 'Fear Emptiness Despair' e la ossessiva e ficcante "Io Spero" esasperano ancora di più i concetti esposti, tutto si fonde e tutto si ricrea in una energia continua che sparge le proprie fulminanti scariche ‘lobotomizzando’ l'ascoltatore. Chi si lascerà trasportare da questo sound non potrà che mettere questo dischetto nel suo scaffale bene in evidenza tra le pietre miliari ed i piccoli gioielli dell'underground italico dove gli Egomass meritano uno spazio di riguardo. Si chiude con la cibernetica e lunghissima "Dal Dolore Al Pianto", forse uno dei pezzi migliori del set nonostante i suoi 6 minuti, un connubio malsano e mai banale che è la risultante della ricetta musicale degli Egomass, un gruppo che dimostra il passo di un progetto 'serio' e maturo al contrario di altri, dei troppi che spesso si accontentano di fare qualcosa di simile se non fotocopia e di seguire i 4 accordi di trito e ritrito déjà vu che piace solo a chi non sa guardarsi indietro con coscienza critica. Consigliato a tutti gli amanti del genere, ai curiosi e ai palati fini e a chi avrà ha il coraggio di guardare certi aspetti nel profondo.

95/100


Flavio Fancellu: Batteria
Antonio Mulas: Basso
Paolo Lubinu: Chitarra
Luca Pintore: Voce

Anno: 2009
Label: Autoprodotto/Raptures Asylum
Genere: Techno/Progressive Death/Thrash Metal

Tracklist:
01. Coscienza II
02. Come Fare?
03. Dubbio
04. Il solito gioco
05. Chi Sono
06. Posso Ancora Chiedere
07. Io Spero
08. Dal Dolore Al Pianto

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