Più che "una riflessione sul nobile sentimento del pudore", espressione che chiude il comunicato stampa che lancia lo spettacolo, "La stella di San Lorenzo" è un manifesto contro un certo perbenismo di facciata, piuttosto dominante nel secolo scorso.
La pièce, qui al suo debutto nazionale, offre infatti l'opportunità di sollevare interessanti riflessioni non soltanto afferenti al comune modo di approcciare al pudore, ma anche all'apparente inossidabilità di certi dogmi sociali che la morale pubblica non vuole minimamente siano scalfiti. Più nel dettaglio, in questa rappresentazione se ne affrontano due: il voto di celibato dei prelati (attenzione, non voto di castità, che pronunciano soltanto alcuni ordini, tra cui i francescani), e le vesti di stampo virginale che si pretende siano indossate da ogni donna, specie se coniugata. Alla base di questa commedia sta quindi l'incapacità, da parte della collettività e degli stessi protegonisti, sia di considerare ciascun prete quale persona soggetta alla tentazione della carne, come ogni altro essere umano, sia di accettare che la donna viva in forma emancipata e consapevole la propria sessualità. Quanto agli aspetti più propriamente recitativi, Sandra Collodel è a dir poco straordinaria, nella sua camaleontica capacità di passare dalla pudica vergogna all'orgoglioso femminismo (pur vissuto in termini embrionali, lontani dall'archetipo consapevole poi radicatosi negli anni settanta), così interpretando un range espressivo incredibilmente esteso, che abbraccia, con immutata efficacia, profondo rimorso, vago senso di lascività, fragile sconcerto, orgoglio interiore, pentimento di stampo coniugale, rinnovamento della fede, finanche mancanza di autocontrollo dovuto all'ingerimento di alcol. Da par suo, Rodolfo Laganà castra eccessivamente il suo personaggio del "nobile" blasone ecclesistico, risultando spesso imprigionato nella sua romanità verace. Tuttavia, ciò gli consente di smarcare il flag della risata, ingrediente imprescindibile in un contesto che rimane profondamente drammatico ma che va talvolta doverosamente alleggerito.
Queste recensioni si riferiscono alla rappresentazione del 12 aprile 2024.
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La stella di San Lorenzo di Gianni Clementi
con Rodolfo Laganà Sandra Collodel
voci fuori campo Loredana Piedimonte Alessandro Laprovitera Giovanni Collodel
regia: Carlo Emilio Lerici scene: Fabiana Di Marco costumi: Lucia Mariani luci e fonica: Marco Catalucci assistente alla regia: Alessandro Laprovitera
Roma, 19 luglio 1943, quartiere S. Lorenzo. Un parroco ed un’avvenente fedele, impegnati in una confessione che ha preso tutt’altra piega, vengono sorpresi, in inequivocabile déshabillé, dallo storico violentissimo bombardamento e restano imprigionati, con qualche ammaccatura ma vivi, sotto le macerie. Il parroco è impossibilitato a muoversi, bloccato com’è da una trave di legno che incombe pericolosamente su di lui, ma anche la fedele è costretta in uno spazio minimo. La situazione, decisamente tragica, dà vita a un continuo e comico rimpallo di responsabilità, che ben presto però lascia lo spazio al vero problema che assilla i due: i vestiti sono irraggiungibili ed un eventuale salvataggio disvelerà al mondo esterno il loro peccato. Per questo, benchè inizino ad ascoltare le voci in superficie dei soccorritori, in cerca di superstiti, decidono di prendere tempo per trovare una soluzione che permetta loro di uscirne fuori in modo dignitoso. La vita avrà il sopravvento o il sentimento della vergogna prevarrà? In questi tempi pervasi dalla volgarità e dalla parossistica esibizione dei corpi, La stella di San Lorenzo vuole essere una riflessione sul nobile sentimento del pudore. (fonte: comunicato stampa)
Teatro Ciak Via Cassia, 692 00189 Roma
06 33249268
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www.teatrociakroma.it
Orario Botteghino: Mar-Sab 10-13/16-19 Dom 10-13
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