Spalmato su quattro alvei distinti, lo show si apre con un monologo a vocazione stand-up di impronta assai misurata, poi replicato nel mezzo, durante il quale il toscano colloquia amabilmente con il pubblico con voce e volto reali, raccontando gustosi aneddoti afferenti agli incontri con i personaggi da lui imitati.
Un successivo contesto, il più corposo dello spettacolo, si rinviene nell'imitazione canora di 10 tra i cantanti più noti del panorama nazionale: da Vasco Rossi a Gino Paoli, passando per Zucchero, Umberto Tozzi e altri ancora. 
A corollario, si collocano i monologhi di Valentino e Gianni Morandi (con il secondo già imitato anche in qualità di cantante). 
Infine, la proiezione di stralci di vecchi filmati televisivi, segnatamente attinti dalla nota trasmissione "Striscia la Notizia", permette allo showman di provvedere ad un subitaneo cambio d'abito e di volto.
Questa stratificazione offre distinte compagini: le imitazioni canore si qualificano quali omaggi tout court, assai differenti, nella sostanza, dagli interventi di natura monologhista, più vicini allo stereotipo caricaturale, sia vocale, sia posturale. A latere, si collocano i due interventi fatti a proprio nome, che prendono le distanze da quelli precedenti: nei primi, Ballantini appare misurato, quasi imbarazzato nel palesarsi senza parrucche e trucco pesante, peraltro ostentando un modus espressivo e narrativo che non esce mai dal politicamente corretto; nei secondi, egli si trasforma letteralmente, assumendo atteggiamenti mordaci, pungenti, finanche sferzanti; egli diventa quasi un altro uomo, con il trucco che assume le fattezze di una tuta dai superpoteri.
Questo differente modo di agire allude a una comicità prodromica di un diverso modo di divertire e divertirsi: il primo Ballantini, cordiale e pacioso, fa sorridere amabilmente; il secondo fa letteralmente sganasciare dalle risate, evocando con successo i momenti più divertenti della già citata trasmissione di Antonio Ricci.