Presagio Records, 2013. Quanto al primo, è oltremodo evidente che i Genesis del tardo Gabriel e della formazione con Hackett rappresentano il principale punto di riferimento del sestetto sudamericano: in tal senso, i brani "Callarda Yarura", "4:45 AM" e "Melancholia" appaiono efficacissimi tanto nei loro ricorrenti intimismi prodromici di suggesttivi crescendo a vocazione magniloquente, quanto nell'abile alternanza tra tastiere con sinfonica attitudine e tagliente chitarra solista di stampo sognante. Più vicino al concetto di (miglior) neoprogressive, è il richiamo ad un certo sound melodico, ma determinato, tipico di band anglosassoni come Pendragon e Pallas, concretizzato nei brani "Back my Strength", "The Sacrifice" e "Sorrow". E, se da un lato "Hero" fa forcella tra i più fluidi e magnetici Marillion post-Fish e il dinamismo hard prog comune ai primi Rush e Kansas - mai abbandonando i Genesis dei periodi sopra richiamati - "Intermission" rappresenta una geniale commistione tra modernismo e vecchio stile: complesse e affascinanti ritmiche digitali che richiamano quanto profuso dai più elucubrativi King Crimson degli anni 2000, sono perfettamente addolcite da sonorità melodiche che esaltano l'efficacia comunicatica dell'Hackett più ispirato. L'unico brano debole dell'intero lavoro, "Shallow and Daft" (tristememnte in bilico tra un ossessivo synth-pop che celebra gli infausti anni '80 e il new prog di stampo più beceramente commerciale), non scalfisce minimamente la validità di un album a dir poco ottimo, certamente da annoverare tra le migliori 20 uscite progressive del decennio attualmente in corso. Voto 90/100 Tracklist Band:
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